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3 Luglio 2023
12:07

13enne senza genitori scrive una lettera ai medici che si sono presi cura di lui: «Siete la famiglia che non ho mai avuto ma che ho sempre sognato»

Il giovane è affidato temporaneamente all’ospedale napoletano in attesa dell’assegnazione ad una struttura di accoglienza per minori. La Fondazione Santobono Pausilipon ha condiviso il toccante messaggio del 13enne ai medici: «una lettera piena di bellezza, amore e gratitudine da parte di un ragazzino che ha già visto tutto il brutto della vita».

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13enne senza genitori scrive una lettera ai medici che si sono presi cura di lui: «Siete la famiglia che non ho mai avuto ma che ho sempre sognato»
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Penna nera, foglio a righe strappato da un quaderno, corsivo scolastico. A scrivere la lettera fitta di parole è Alessandro (nome di fantasia), un giovane fanciullo di 13 anni che dal letto dell’ospedale pediatrico Santobono di Napoli, dove è ricoverato, ha scelto di dedicare un lungo pensiero di ringraziamento ai medici che si sono occupati di lui durante la permanenza nella struttura. Avere qualcuno che si preoccupa della sua salute e del suo benessere non è scontato per Alessandro, che è stato abbandonato ed è in attesa di essere assegnato ad una struttura di accoglienza per minori. Tra le corsie Alessandro ha trovato una «casa» e nei medici una «famiglia», come dichiara di suo pugno il piccolo nella commovente missiva indirizzata a dottori e infermieri.

«Mi avete fatto sentire a casa e mi avete regalato anche qualche momento di felicità nonostante la mia situazione – scrive il 13enne nella tenera lettera d’addio ai suoi benefattori «gentili» –. Ormai per me siete diventati come una famiglia, una famiglia che non ho mai avuto ma che ho sempre sognato e questo sogno me lo avete realizzato».

"Mi avete fatto sentire a casa e mi avete regalato anche qualche momento di felicità"

A condividere il lungo messaggio del 13enne è stata la Fondazione Santobono Pausilipon, che dal 2010 si impegna per il miglioramento della qualità della vita e di cura per i piccoli pazienti e i loro familiari e che, nel caso di Alessandro, si è occupata del suo affido temporaneo all’ospedale Santobono, gestito dalla Fondazione. «Una lettera – commenta la Fondazione – piena di bellezza, amore e gratitudine da parte di un ragazzino che ha già visto tutto il brutto della vita e che ringrazia anche solo quando riceve un inaspettato gesto di semplice gentilezza». Un testo emozionante messo nero su bianco da un bambino di 13 anni, che, nonostante la giovane età, ha già conosciuto sofferenza e abbandono. «La pubblichiamo perché è bellissima e perché storie come la sua, storie di invisibili, devono venire a galla – continua la Fondazione -. […] Ci siamo innamorati tutti di questo splendido ragazzino di 13 anni al quale vorremmo restituire tutta la bellezza e tutto l’amore di cui gli adulti che avrebbero dovuto proteggerlo lo hanno privato».

Alessandro sa che presto sarà costretto a radunare libri e vestiti in valigia e a ripartire, lasciando quel posto che aveva iniziato a chiamare affettuosamente “casa”. La sua prossima destinazione, infatti, è una struttura di accoglienza per minori. Secondo gli operatori della Fondazione partenopea, diffondere «storie di invisibili» come quella di Alessandro è un dovere perché «siamo tutti responsabili di quello che accade ai nostri bambini, a tutti i bambini, anche a quelli che non conosciamo e dei quali incrociamo distrattamente il destino».

Ecco il testo integrale della lettera inviata dal coraggioso 13enne ai medici e al personale sanitario dell’ospedale Santobono di Napoli:

Cari dottori,

vi voglio ringraziare per tutto quello che avete fatto tutto questo tempo per me.

Mi avete fatto sentire a casa e mi avete regalato anche qualche momento di felicità nonostante la mia situazione.

Ormai per me siete diventati come una famiglia, una famiglia che non ho mai avuto ma che ho sempre sognato e ho questo sogno me lo avete realizzato.

Ringrazio anche gli infermieri che sono stati sempre gentili nei miei confronto anche quando non lo meritavo. Mi avete aiutato a crescere, a diventare più maturo e soprattutto che anche nelle cose più brutte su può trovare sempre de buono; non ci sono parole per descrivere tutto il bene che provo per ognuno di voi.

Vi ringrazio infinitamente per tutto quanto e spero che non mi dimenticherete mai anche se andrò via, rimarrete sempre nel mio cuore e spero di avervi dato qualche soddisfazione.

Vi voglio davvero tanto bene e anche se mi dispiace andare via da qui e mi mancherete tanto, capisco che dovrà venire quel giorno e vi prometto che lo affronterò con tanta forza e coraggio e che non dimenticherò tutti gli insegnamenti che mi avete dato.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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