Quando due persone diventano genitori, accolgono tra le braccia un bambino bisognoso di cure, per il quale, però, non viene dato un libretto di istruzioni. Si cresce insieme ai figli e si può anche sbagliare, in buona fede. Si pensa di prendere le decisioni giuste, nel loro interesse, ma errare è umano. Come nel caso delle frasi sbagliate che i genitori dicono ai figli.
Si tratta di parole che potrebbero avere un effetto boomerang non desiderato, in bambini e adolescenti. Frasi che possono demoralizzare, far perdere la fiducia in loro stessi, rovinare il rapporto tra genitori e figli. Espressioni che non andrebbero mai dette per il bene dei nostri ragazzi e per una crescita più serena. Le parole sono importanti, così come il modo di dirle, non dimentichiamolo! Quali sono queste frasi?
- 1Se non ti dai una mossa, ti lascio qui
- 2Se fai così, non ti voglio più bene
- 3Perché non ti comporti come lui/lei?
- 4Sei come tuo padre/tua madre
- 5E pensare che ho fatto tanti sacrifici per te...
- 6Sei proprio stupido
- 7Non piangere, non sei una femminuccia
- 8Ci penso io, tu non sai fare
- 9Mangia, ci sono bambini che muoiono di fame nel mondo
- 10Se non fai quello che ti dico, vedrai cosa succede
- 11Falla finita o le prendi
- 12Non ho tempo, non mi dare fastidio
- 13Non ti sopporto più
- 14Vattene!
- 15Dai, non è niente!
Se non ti dai una mossa, ti lascio qui
Una frase tipica, che vorrebbe esprimere un concetto diverso da quello che i bambini percepiscono. È chiaro che un adulto non abbandonerebbe mai il proprio figlio perché ci sta mettendo troppo, ad esempio, a vestirsi o a camminare per strada o perché non vuole andare via dal parco giochi. Ma quello che i nostri bimbi comprendono è che questa possibilità c'è se non fanno quello che viene loro detto subito, all'istante. Non dimentichiamo, che l'abbandono è una delle paure più grandi dei bambini, più ancora della morte.
Se fai così, non ti voglio più bene
Proprio come nel caso dell'abbandono, anche in questo caso perdere l'affetto dei propri genitori e il loro amore è una delle paure più grandi dei bambini. Questa frase ha un effetto terribile sulla loro psiche. Gli adulti lo dicono senza pensarci su, credendo di ottenere quello che vogliono dal bimbo, senza pensare alle ripercussioni che un "non ti voglio più bene" può avere sui più piccoli. Piccoli che vengono a perdere improvvisamente un punto fermo e di riferimento della loro intera esistenza.
Perché non ti comporti come lui/lei?
Sostituendo "lui" o "lei" con "tuo fratello", "tua sorella", "tuo cugino", "tua cugina", "il tuo compagno". Fare paragoni tra bambini è sempre sbagliato. In primis, perché li mette l'uno contro l'altro in una gara che non esiste. E perché poi non aiuta i bambini a crescere, perché penseranno sempre di essere sbagliati, meno dotati degli altri, non capaci come loro.
Sei come tuo padre/tua madre
Se fare dei paragoni con i coetanei è sbagliato, lo è anche con le figure di riferimento, perché questa frase denota sempre una componente negativa, portando i nostri figli a non considerare più l'altro genitore come un modello da seguire, visto che per i bimbi sono fonte di ispirazione ed esempi di vita. Questo capita spesso in caso di crisi di coppia tra i genitori o di divorzio. Mai mettere il proprio figlio contro l'altro genitore.
E pensare che ho fatto tanti sacrifici per te…
Ecco una frase che solitamente i genitori dicono ai figli un po' più grandicelli quando si sentono delusi da loro comportamenti e scelte, facendo pesare quello che ogni genitore fa per i propri bambini. Ma in questo modo li si fa passare come sacrifici, quindi come qualcosa che ci ha pesato fare e che non è stato fatto con amore, come invece si dovrebbe…
Sei proprio stupido
Frasi come "Sei proprio stupido", "Sei proprio brutto", "Sei proprio grasso", "Sei proprio inutile" imprimono sui nostri figli delle etichette che faranno fatica a scrollarsi di dosso, minando la loro già poco stabile autostima. Bisognerebbe evitare di dire certe cose e anche solo di pensarle. Ogni persona è unica e questa unicità che ci differenzia è preziosa.
Non piangere, non sei una femminuccia
Oppure, "Sei una signorina, non puoi comportarti così". Frasi sessiste e stereotipate che non hanno più ragione d'esistere, come quelle che vietano ai maschietti di giocare con le bambole e alle femminucce di divertirsi con le macchinine. Queste parole pesano come macigni nella crescita dei bambini, che iniziano a pensare che ci sono cose a loro precluse in base al genere. Ed è da qui che poi parte tutta la questione del gender gap.
Ci penso io, tu non sai fare
Una tipica frase che i genitori dicono quando i bambini fanno fatica a vestirsi, allacciarsi le scarpe, mangiare da soli, prepararsi la cartella e in tante altre situazioni. Gli adulti si sostituiscono ai bimbi, al posto di insegnare loro come si fa: perché così si fa prima e non si perde tempo. Peccato che non solo non si insegna niente ai più piccoli di casa, ma si mina la loro fiducia nelle proprie capacità. Se nemmeno i miei genitori hanno fiducia in me, come potrò mai averne io?
Mangia, ci sono bambini che muoiono di fame nel mondo
Questa è una frase che tutti i genitori una volta nella vita hanno detto, accorgendosi magari poi della banalità di quanto affermato. Di solito lo si dice quando i figli fanno capricci a tavola. Bene sensibilizzarli sul fatto che ci sono bambini nel mondo che non hanno la possibilità di mangiare in modo adeguato, ma non è questo il contesto. Si tratta di realtà così lontane dalla comprensione dei più piccoli, che diventa una "minaccia" assurda. Hanno bisogno di esempi concreti, non così astratti.
Se non fai quello che ti dico, vedrai cosa succede
Con le minacce non si ottiene niente, mai. Anzi, qualcosa lo si ottiene: crescere figli intimoriti, impauriti dall'autorità e incapaci di fidarsi dell'adulto. Quando i nostri figli non si comportano bene, può capitare di sentire la necessità di farli smettere subito, minacciandoli di non far vedere i cartoni, di buttare via i giochi, di portarli in un collegio, lasciandoli lì per sempre (aggiungendo alle minacce, anche l'ansia dell'abbandono). Minacciare e punire non aiutano i bambini a capire perché quel comportamento è sbagliato.
Falla finita o le prendi
Ecco un altro tipo di minaccia, questa volta fisica, che non dovrebbe mai uscire dalla bocca di un genitore. Innanzitutto per quello spiegato nel paragrafo precedente e poi perché non dovremmo mai insegnare ai nostri figli che la violenza è la soluzione ai nostri problemi.
Non ho tempo, non mi dare fastidio
Presi dal lavoro, dalle faccende domestiche, da mille altri impegni, potremmo pensare di non avere tempo per i nostri figli. Invece, dovremmo sempre trovarlo e dar loro la priorità. Dimostrando che c'è sempre modo di stare insieme e fare le cose insieme. Una frase del genere, invece, fa pensare ai nostri figli che non sono importanti per noi e che c'è sempre qualcosa o qualcuno che viene prima di loro.
Non ti sopporto più
Molti genitori, presi dall'esasperazione, potrebbero esternare questo concetto, che agli occhi dei bambini appare come un segnale altamente preoccupante. Può essere dettato dallo stress o dalla stanchezza, ma per i più piccoli di casa altro non significa che non essere amati e accettati dai propri genitori. Perdono così una certezza su un'importante figura di riferimento per la crescita.
Vattene!
Questo semplice imperativo, o un sinonimo di questo, ha un peso enorme sul cuore dei bambini. Scacciarli via in malo modo perché si ha altro da fare è un atteggiamento davvero bruttissimo. Possiamo spiegare loro che abbiamo da fare in quel momento, coinvolgerli nelle attività che stiamo facendo, non allontanarli da noi. Includiamoli nelle nostre vite, anche nelle cose di tutti i giorni che non ci permettono di stare 24 ore su 24 a giocare con loro.
Dai, non è niente!
Quando si fanno male, quando sono tristi per qualcosa che è successo a scuola, quando sono un po' giù di morale per motivi a noi sconosciuti, minimizzare quello che provano non è mai utile. Non hanno ancora gli strumenti per gestire e riconoscere le emozioni. E dovremmo essere noi adulti a fornirli. Banalizzando il dolore, fisico o emotivo, che provano, non li aiutiamo ad affrontarlo al meglio.