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2 Settembre 2023
14:00

3 euro per scaldare il biberon, 20 per il piatto rotto: gli scontrini “anti-bambini” dell’estate 2023

Sovrapprezzi per scaldare il biberon, per intiepidire la pappa, per un piattino vuoto a parte per la bambina. Tra le vittime degli scontrini anomali dell’estate 2023 ci sono anche i bambini. Portare i più piccoli al ristorante è davvero diventato più oneroso nell’estate dei rincari?

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3 euro per scaldare il biberon, 20 per il piatto rotto: gli scontrini “anti-bambini” dell’estate 2023
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L’estate 2023 è stata la stagione degli scontrini polemici. Supplementi in cassa per un giro di pastina in microonde, per un biberon riscaldato, per un piattino vuoto in più sul tavolo, per le stoviglie cadute a terra da un 2enne irrequieto sul seggiolone. I rincari e gli addebiti sulla ricevuta non si fermano neppure davanti allo sguardo tenero e alle guance paffute di neonati e bambini. Portare i più piccoli al ristorante è davvero diventato più oneroso nell’estate dei rincari?

Probabilmente risponderebbero di sì i due genitori romani che, in vacanza in Puglia con il figlio piccolo, si sono visti addebitare 3 euro per aver chiesto di riscaldare il latte del biberon del piccolo. È accaduto in un chiosco sul lungomare di Vieste dove la famiglia si era fermata per un veloce spuntino. Quando mamma e papà sono arrivati in cassa, sono rimasti di stucco: 3 euro in più per il biberon riscaldato. I genitori hanno diffuso la notizia, presto arrivata all’associazione Giustitalia, che a sua volta ha segnalato la vicenda al Garante per la sorveglianza sui prezzi. «Imporre un prezzo di ben 3 euro – ha commentato Giustitalia – per scaldare a “bagnomaria” un biberon di latte di un bambino rappresenta un’intollerabile speculazione economica ai danni dei consumatori». Per di più, senza scontrino fiscale. Un episodio analogo è accaduto a Ostia, dove un barista ha chiesto 2 euro per scaldare il biberon in microonde.

Altro giro, altra corsa (e altra spennata). In un lido balneare di Pozzuoli, in provincia di Napoli, il servizio “pastina” per la piccola è costato 1 euro. Il padre ha condiviso lo scontrino sui social, sfogando con i follower la sua incredulità e disapprovazione: «Questo lido è diventato molto caro, addirittura per riscaldare la pastina a mia figlia ho pagato 1,00€ dopo che ho pagato  due lettini e un ombrellone 35,00€…».

Le acque cristalline di Maratea, perla blu affacciata sul Golfo di Policastro, hanno fatto da sfondo all’ennesimo scontrino bizzarro della stagione più calda dell’anno. Un ristorante del posto al momento del pagamento ha addebitato ai genitori 20 euro per un piatto rotto per sbaglio dalla figlia di 15 mesi. «La bimba era irrequieta e accidentalmente ha fatto cadere un piatto, rompendolo – ha raccontato la mamma a Fanpage. Siamo rimasti sorpresi perché al momento del conto abbiamo visto che nella ricevuta era stata aggiunta l’indicazione del piatto rotto senza che ci fosse stato detto prima. […] L’esperienza della cena è stata molto positiva, ma vorremmo far presente che avevamo avvisato prima che ci sarebbe stata una bambina e quindi semplicemente sarebbe meglio dire prima che alcuni locali non sono adatti a ospitare bambini così piccoli. Ci siamo rimasti male e sentiti anche gran maleducati anche se, invece, sono cose che possono succedere». La replica del ristorante non ha tardato ad arrivare: «Credo sia una cosa assolutamente legittima addebitare la rottura di un piatto d'arredamento, tra l'altro prodotto artigianalmente – hanno replicato i titolari a Fanpage – se lei va in qualsiasi posto e rompe un oggetto poi lo deve ripagare, lo dice anche la legge».

A Finale Ligure una mamma ha ordinato un piatto di trofie al pesto al ristorante, chiedendo al cameriere un piattino vuoto a parte per far assaggiare il primo alla figlia di 3 anni, che aveva già mangiato. Il costo della richiesta? Due euro, oltre ai 18 delle trofie, e al resto del pasto. Il sovrapprezzo «è specificato sul menù – ha risposto l’osteria, raggiunta da Open – Sa come si dice? L’importante è che nel bene e nel male se ne parli».

È giusto chiedere ai genitori di pagare per scaldare il biberon o la pappa del figlioletto al microonde? È sensato mettere in conto un piatto o un bicchiere caduto in frantumi durante i capricci? Nell’estate degli scontrini, è anche il trattamento riservato alle famiglie a creare polemica. Mentre si conteggia in cassa il piatto in più per la piccola commensale, si moltiplicano nella Penisola i ristoranti, gli hotel e gli stabilimenti balneari “child free”, dove l’ingresso è vietato ai bambini. Perché “rompono” (nel senso metaforico e letterale del termine), perché “piangono”, perché hanno “esigenze diverse dagli adulti”. Avere figli al seguito, quando si esce di casa, è forse diventato un problema?

Al di là delle questioni etiche, morali, legali che le vicende sollevano, pare che siano le famiglie a pagare lo scotto di un’estate bollente, in cui ai costi di mantenimento dei figli si aggiunge quello della cortesia, che oggi ha un prezzo. E pure salato.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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