Marco e Anna (nomi di fantasia) sono stati i genitori affidatari di Luca(nome di fantasia) per 2 anni e 5 mesi. Ma ora che il piccolo è in stato di adottabilità, non possono adottarlo, perché vivono troppo vicino alla famiglia biologica.
Lo hanno desiderato, accolto, accudito, amato e cresciuto, come tutti i genitori. Il piccolo ha imparato, dopo l'abbandono da parte dei suoi genitori biologici, a fidarsi di loro e a chiamarli "mamma e papà", fino a che è piombata sulla famiglia la sentenza di adozione, che ha decretato che i genitori adottivi, invece, saranno altri due.
Il bambino è arrivato tra le braccia dei suoi genitori quando aveva appena 7 mesi, tramite adozione nazionale. La coppia è stata selezionata, giudicata adatta per il piccolo ed è così iniziato l'iter d'adozione. Questo percorso prevede un periodo più o meno lungo, a seconda della decisione del Tribunale, di affido preadottivo. In questa fase la situazione è monitorata dal Tribunale che si accerta che il bimbo stia bene e si trovi bene con la famiglia affidataria. La famiglia viene messa a conoscenza del potenziale rischio giuridico, ossia la probabilità che la famiglia di origine del bimbo torni e reclami la propria genitorialità facendo immediatamente decadere l'affido.
In questo caso, però, la sentenza del Tribunale dei minori di Venezia ha provocato solo immenso dolore nel bimbo e nei suoi genitori affidatari.
Dal momento che i genitori biologici e i parenti stretti del piccolo non hanno reclamato la loro capacità genitoriale, il bimbo è stato dichiarato adottabile. Viene spontaneo pensare, che per garantire al bimbo serenità e continuità affettiva, la sentenza di adozione si sarebbe conclusa con l'adozione del piccolo da parte di quelli che per 3 anni sono stati i suoi genitori a tutti gli effetti. Non è stato così, il Tribunale ha individuato una nuova coppia, che vive più lontano. Sì perché i genitori affidatari del piccolo Luca hanno un'unica colpa, quella di vivere nell'Est veronese, dove risiedono anche i genitori biologici del bimbo che quindi potrebbero interferire, anche se mai fino ad ora lo hanno fatto, nella crescita del bimbo.
I due hanno dunque subito fatto ricorso urgente di adozione in casi particolari, e il Tribunale di Venezia ha quindi fissato per il 2 ottobre l'udienza relativa alla disponibilità all'adozione da parte della coppia con la quale Luca è cresciuto, nel frattempo ha disposto 9 incontri e il trasferimento del bimbo a casa della nuova coppia individuata, per 5 notti.
Il Giornale "Brescia oggi" ha riportato delle dichiarazioni della legale della coppia che ha raccontato il comportamento di Luca durante i 9 incontri:«Luca ha sempre pianto disperatamente aggrappandosi alle gambe materne e paterne.(…) Al momento dell'allontanamento della coppia affidataria, quella adottiva tratteneva il bimbo urlante in braccio fino a quando Luca non riusciva più a vedere i suoi genitori che, come gli dicevano, sarebbero poi tornati a prenderlo». La coppia affidataria non ha potuto mai in alcun modo prenderlo in braccio o tranquillizzarlo al momento del distacco, per volere del Tribunale.
Il piccolo oggi ha degli atteggiamenti aggressivi all'asilo nido, secondo le insegnanti, ed è molto stanco perché si sveglia di continuo la notte. Sta manifestando insomma tutti i sintomi del disagio psicologico che quello che sta vivendo come un secondo abbandono, potevamo aspettarci gli causassero.
A battersi strenuamente perché il Tribunale cambi idea sono la legale del piccolo e lo psichiatra Carlo Piazza che davanti a una folla di 100 persone, scese in strada per manifestare, si è incatenato al cancello di casa propria a Verona per amore del piccolo Luca.