È una concitata guerra all’ultimo posto in classifica quella per l’iscrizione dei figli all’asilo nido nella metropoli lombarda. Sono circa 3.800 (3.769 per l’esattezza) i piccoli nella fascia d’età 0-3 anni che per il momento sono rimasti esclusi dalle graduatorie comunali su un totale di 8.253 domande presentate dalle famiglie milanesi, fra nidi e sezioni primavera. Ai genitori non resta che affidarsi alla sorte nella speranza di un fortuito ripescaggio, per non ritrovarsi costretti a rivolgersi a strutture private – anch’esse in affanno – tate, baby sitter o nonni. Richieste in aumento e disponibilità in calo testimoniano, ancora una volta, il profondo divario che si è creato fra una domanda di servizi alla prima infanzia che di anno in anno è più ampia ed urgente e un’offerta, quella del territorio, carente e inadeguata.
I dati sulle graduatorie di ammissione ai Servizi all’Infanzia, pubblicate lo scorso giovedì dal Comune di Milano, restituiscono un quadro tutt’altro che inclusivo nel panorama della cura assistenziale alle famiglie e ai più piccoli. Per un posto al nido quasi 4.000 famiglie sono in lista d’attesa e confidano nel dietrofront di qualcuno di quei 4.484 piccoli (poco più della metà) che sono stati accettati e verranno accolti al nido a partire da settembre. Da maggio a fine novembre, infatti, le famiglie rimaste a bocca asciutta rimarranno in attesa di una chiamata che comunichi loro l’eventuale slittamento e, quindi, l’ingresso in graduatoria, al posto di qualche famiglia che, nel frattempo, ha rinunciato al posto. Diverso è il caso delle scuole dell’infanzia: a Milano sono rimasti fuori solo 226 bimbi, che tuttavia troveranno posto dopo gli scorrimenti.
In un anno le richieste di ammissione al nido sono aumentate drasticamente: mille in più rispetto all'anno precedente sono state le domande presentate dai genitori milanesi per l'ammissione all'anno scolastico 2023/2024. Una crescita che non trova corrispondenza nel numero delle nascite, in costante calo nella metropoli meneghina, come nel resto d’Italia. La discordanza fra il dato dei fiocchi rosa e blu e quello delle richieste di iscrizione al nido punta i riflettori su una questione spinosa: la carenza di servizi per la prima infanzia e di aiuti ai neogenitori, che a volte non hanno il supporto dei nonni – perché assenti o perché non ancora in pensione – o le disponibilità economiche per pagare la retta di una struttura privata o l’aiuto di una baby sitter in servizio full time. Una questione che, se già è complicata a Milano – dove, secondo i dati del 2021, hanno accesso al nido in media 36 bambini su 100 – diventa tragica nel Mezzogiorno, dove, in particolare in Calabria, meno di 12 bambini su un centinaio trovano annualmente posto in una struttura per la prima infanzia.