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21 Dicembre 2023
17:00

A Milano i disegni degli studenti delle elementari e medie diventano luminarie di Natale

In un quartiere periferico di Milano sono state installate delle luminarie natalizie particolari, disegnate dai bambini e preadolescenti di quinta elementare e terza media all’interno del progetto “Wonder Why”. I piccoli hanno tradotto in immagini su carta concetti astratti come la pace e la cura per l'altro, che hanno preso forma nei decori urbani. La psicoterapeuta che ha collaborato all’iniziativa: “Nei disegni sono emerse le fragilità di una generazione che soffre dell'impossibilità di essere se stessa”.

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A Milano i disegni degli studenti delle elementari e medie diventano luminarie di Natale
Intervista a Dott.ssa Loredana Cirillo
Docente universitaria, psicologa e psicoterapeuta socia dell'istituto Minotauro
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A illuminare via delle Forze Armate e via delle Betulle nel Municipio 7 di Milano non sono le luminarie di Natale tradizionali. Al posto di pacchi regalo, stelle comete e renne dai palchi ramificati sono stati installati addobbi elettrificati con i simboli dell’infinito, della pace, dell’abbraccio, usciti direttamente dalle matite dei più piccoli. Si tratta del progetto “Wonder Why”, promosso da Hines, Borio Mangiarotti e Bain Capital Special Situations, che ha coinvolto sei classi quinte della scuola primaria F.S. Cabrini e cinque classi terze della scuola Secondaria IC Munari di Milano, per un totale di duecento studenti. Gli alunni, guidati da psicoterapeuti, artisti e luminaristi all’interno di laboratori didattici e creativi, hanno disegnato graficamente le luminarie che dal 4 dicembre ravvivano uno dei quartieri più contraddittori della periferia meneghina, dove i grattacieli convivono con le case popolari.

«Ho proposto agli studenti di quinta e elementare e terza media, che stanno per compiere un salto di crescita, un brainstorming sul tema della bellezza – spiega la psicoterapeuta Loredana Cirillo, docente universitaria e socia dell’istituto Minotauro di Milano, la quale ha collaborato al progetto, stimolando gli alunni in aula nel corso degli incontri che hanno preceduto il lavoro pratico di disegno –, ed è venuta a galla la fatica contemporanea delle nuove generazioni di corrispondere a canoni estetici elevati, di perfezione. Abbiamo ragionato allora sulla bellezza interiore, che per i fanciulli equivale ad essere gentili, cioè a trovare nell’altro la qualità dell’accoglienza, del riconoscimento delle fragilità personali, dello stare in relazione con l’altro, tuttavia è emersa una grande difficoltà nella realtà quotidiana a riuscire ad essere se stessi».

Sono stati selezionati 14 disegni tra quelli di 200 studenti

È a partire dalle riflessioni emerse in classe con la psicoterapeuta che hanno preso vita i disegni dei piccoli, che raccontano, attraverso forme, simboli e immagini, concetti astratti come la gratitudine, la gentilezza, la fiducia, l’amicizia e la speranza.

Per illuminare le due vie di Milano ne sono stati selezionati complessivamente quattordici, che hanno saputo, meglio degli altri schizzi, condensare in icone grafiche i pensieri più profondi di una generazione schiacciata dalle aspettative sociali, dalla paura del giudizio e da uno stringente senso di inadeguatezza.

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Uno dei disegni dei bambini diventato decoro urbano raffigura la Pace, con due mani che si avvicinano per trasformare la terra nella forma di un cuore. Un altro è il simbolo dell’Infinito, che rappresenta un eterno dono d’amore e di gratitudine verso le persone più care. Uno degli studenti ha disegnato l’Abbraccio al pianeta per averne cure. Tra le luminarie esposte nelle vie meneghine, spiccano i simboli della Musica, capace di risanare i pensieri, e dei Legami indissolubili, rappresentati con un nodo con due cime che sottolineano il ruolo cruciale delle relazioni con gli amici nelle vite dei preadolescenti. Sono stati tradotti in immagini, e in luci di Natale, la Cura verso qualsiasi creatura, con un globo terrestre trasformato nel muso di un cagnolino e di un gatto, e il Domani, rappresentato con un sole al tramonto sul mare, che simboleggia un nuovo inizio e infonde fiducia. Attraverso i disegni degli alunni, realizzati con l’aiuto dei creativi di ADCI (Art Director Club Italiano), sono affiorati «il riconoscimento dell’altro come differente, non sempre performante, ma accogliente – ha spiegato la psicoterapeuta –, e il bisogno di cura nelle relazioni, a tutte le età».

Il disegno, dopotutto, come l’arte più in generale, è un canale di espressione attraverso il quale l’artista traghetta le sue emozioni e i suoi sentimenti e li riversa sulla carta. «Il disegno ha un potente valore proiettivo, – spiega la dott.ssa Cirillo – cioè tramite il tratto grafico permette a chi impugna la matita di rappresentare i vissuti più inconsci, anche quando non viene utilizzato in termini clinici, come nel caso del progetto delle luminarie».

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Gli studenti di oggi hanno paura di sviscerare apertamente le loro emozioni di rabbia, dolore, tristezza. «Viviamo in una società dell’immagine – continua Cirillo –, dove vigono l’apparenza, la bellezza, la felicità, e non si dà spazio ad una parte importante della vita da esseri umani, cioè le fatiche e le difficoltà».

Si tratta di una crisi generazionale che prescinde, almeno in parte, dal contesto socio-economico degli adolescenti. «Le difficoltà socioeconomiche sono un’aggravante non un discrimine rispetto alle sofferenze – commenta la psicoterapeuta –. Le nuove generazioni soffrono dell’impossibilità di diventare se stessi a modo loro, in maniera autentica. A prescindere dal ceto sociale di appartenenza, sono subissati da una società che chiede loro di aderire a degli standard e a dei modelli di riferimento e identificazione inarrivabili attraverso Internet».

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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