Tutti noi genitori vorremmo che i nostri piccoli iniziassero a fare sport al più presto, perché fa bene alla salute, rafforza il loro corpo e li aiuta a socializzare. Non serve, però, forzarli ad iniziare. Come in tutte le cose, osservare il bambino e ascoltarlo ci permetterà di capire quando è bene che cominci. Il suo corpo non è pronto sin dalla nascita ad approcciarsi a tutti gli sport. Ne abbiamo parlato con il dottor Attilio Turchetta, pediatra e responsabile UOSD di Medicina dello Sport Ospedale Bambino Gesù di Roma:
«Tra i 4 e i 5 anni potrà iniziare uno sport completo, ma è tra gli 8 e i 10 che il bambino sarà tanto abile da riuscire a coordinare i suoi movimenti con quelli della palla e dei compagni».
La scelta di questa fascia d’età non è casuale, negli anni precedenti il piccolo avrà sviluppato a sufficienza il suo sistema nervoso, quello cardiocircolatorio e quello respiratorio e sarà pronto a stimolare efficacemente il proprio corpo con uno sport.
Quale sport scegliere in base all’età?
Ad ogni fase dello sviluppo del bambino, possiamo associare una particolare tipologia di sport. Ecco qualche suggerimento, in linea con le indicazioni dell’OMS, non dimenticandoci, però, che ogni corpo ha le proprie specifiche esigenze:
Tra 0 e i 2 anni
Prima che il bambino sviluppi le sue abilità motorie è bene stimolarne il movimento girandolo a pancia in giù per un totale di 30 minuti al giorno, suddivisi tra momenti di veglia e di sonno. Appena ne sarà in grado, il piccolo potrà essere incoraggiato con attività ludiche da pavimento, magari in una palestrina.
Fin dal terzo mese di vita, poi, si può proporre l’acquaticità, che comprende movimenti in acqua, galleggiamento, brevi apnee e ricerca di oggetti.
«Questa attività fa molto bene anche ai genitori perché permette di trascorrere un momento col bambino di gioco e tranquillità non dedicato all’accudimento, cosa importante e gratificante. In questa fase non serve guardare ai miglioramenti di tipo sportivo, sono esperienze di vita che rafforzano il rapporto tra genitore e figlio»
Tra i 3 e i 4 anni
In questa fascia d’età andrebbero fatte almeno due ore di movimento al giorno, necessarie per evitare l’eccessiva sedentarietà del piccolo. Il primo approccio potrà avvenire attraverso attività di ludo-motricità, grazie alle quali imparerà a muoversi nello spazio, afferrare oggetti, camminare o correre all’indietro.
«Può sembrare banale, ma posso assicurare che ci sono ragazzi, anche grandi, che non sanno correre all’indietro, poiché non hanno appreso il meccanismo in quella fascia d’età». Precisa il pediatra Attilio Turchetta.
È importante che queste competenze di base vengano sviluppate in questo periodo, poiché è il momento in cui il corpo le acquisisce e le fa proprie nella crescita.
Tra i 4 e i 7 anni
Siamo ancora nelle prime fasi di sviluppo del bambino, per questo è importante che inizi con sport completi, come il nuoto o l’atletica leggera. Queste attività sportive permettono al piccolo di muovere simultaneamente tutte le fasce muscolari, rafforzando così il proprio corpo e prendendo consapevolezza dello stesso.
Attenzione però a credere nel falso mito secondo il quale il nuoto è adatto a tutti: non è consigliato a chi ha problemi di asma. Alcuni stili, inoltre, come la rana e il delfino sono da evitare in caso di scoliosi.
Tra gli 8 e i 10 anni
Il bambino, raggiunti gli 8 anni, sarà molto attratto dalla palla, ecco perché questo il momento giusto per iscriverlo a uno sport che ne preveda l’uso. Calcio, basket, rugby, pallanuoto, sport di squadra che abbiano come elemento comune l’utilizzo della palla sono quindi ottimali.
In alternativa alla palla, possiamo scegliere uno sport che utilizzi un attrezzo come tramite tra il bambino e l’attività motoria. Per esempio, lo sci permette al bambino di sfruttare il suo basso baricentro e di avere grande stabilità in tutti i movimenti di manovra.
Se invece il piccolo adora arrampicarsi ovunque, per quanto complessa, potrà provare l’arrampicata indoor che gli consentirà di sviluppare la tonicità muscolare, la capacità di problem solving e la fiducia in se stesso.
Tra gli 11 e i 12 anni
Il ragazzino ha abilità più raffinate e per questo, oltre alla palla e al corpo, potrà inserire nell’allenamento, un terzo elemento. «È pronto per approcciarsi per esempio al tennis – suggerisce il dottor Turchetta – perché riesce ad avere atteggiamenti neuro-motori evidentemente più allenati».
Il ragazzo sarà pronto a comprendere, per ogni sport, le tattiche di gioco, potrà quindi cimentarsi nella pallavolo, che però non aiuta a crescere in altezza come molti credono. A questa età potrà anche praticare una disciplina come la danza, che gli consentirà uno sviluppo armonico del corpo, della postura corretta e il senso della musicalità.
Tra gli 13 e i 17 anni
Questa è un’età decisiva per il ragazzo, poiché ha compreso per quale sport è portato e si avvia verso l’attività agonistica. Una buona soluzione in questa fascia d’età sono le arti marziali, Nippon Kempo, Karate o Judo.
«Queste discipline sono fondamentali per imparare ad utilizzare lo spazio nel modo più adeguato e saper rapportare correttamente il ritmo del respiro al gesto atletico». Specifica il pediatra Attilio Turchetta.
I benefici dell’iniziare fin da piccoli
Iniziare uno sport in tenera età è un investimento a lungo termine, considerando che il corpo del bambino si sviluppa con estrema rapidità fino ai 12 anni, avere delle buone basi fin da piccolo lo aiuterà a crescere sano e forte.
Lo sport, poi, permette al bambino di imparare l’importanza della concentrazione e del rispetto dell’adulto, qualità che gli saranno fondamentali nell’approccio alla scuola e allo studio.
Più si è piccoli, prima si acquisiscono gli schemi di gioco e i fondamentali di ogni sport, essenziali per comprendere se il bambino è portato per una specifica attività, se va agli allenamenti con piacere e se ne trae benefici.
E se non vuole fare sport?
Se il bambino dello sport proprio non ne vuole sapere, dobbiamo interrogarci su quanto il comportamento di noi genitori incida su questo. Siamo degli esempi da seguire? Pratichiamo attività sportiva regolarmente, coinvolgendolo?
«Serve interesse da parte del genitore, che deve portare il bambino a vedere una manifestazione sportiva. Per attrarlo dal punto di vista imitativo, non basta fargli vedere la partita in tv», spiega il Dott. Turchetta.
É importante che noi genitori per primi ci approcciamo a questo nuovo inizio con serenità, affidandoci totalmente alla competenza degli allenatori. Non serve trasmettere al piccolo la paura per eventuali infortuni. Se si farà male, si rialzerà e trarrà insegnamenti anche da questo.
Quello che conta di più è che il bambino concepisca l’attività motoria, come una forma di divertimento e ne colga le possibilità di crescita personale.