I nostri nativi digitali, pratici con smartphone, tablet e dispositivi digitali dovranno reimparare ad utilizzare carta e penna, strumenti che ritroveranno a scuola ancora per molto tempo. A spiegarlo il Ministro dell'Istruzione e del Merito Valditara nel corso del convegno organizzato dalla Fondazione Luigi Einaudi, come riporta la Gazzetta di Parma: «La lettura su carta e la scrittura a mano sono insostituibili. L'apprendimento attraverso i libri non è rimovibile dal sistema dell'istruzione».
Durante il convegno il Segretario generale della Fondazione Luigi Einaudi, Andrea Cangini, ha presentato un paper dal titolo "Il valore imprescindibile di carta e penna" redatto dalla fondazione. Il testo evidenzia quanto i dispositivi digitali se utilizzati come unici devices per scrittura e lettura fin dai primi anni delle elementari, abbiano conseguenze negative sullo sviluppo cognitivo di bambini e giovani.
Se da un lato la scrittura e i devices affievoliscono il carico mnemonico degli esseri umani, l'esclusivo e il continuo utilizzo di questi ultimi stia impattando fortemente sui circuiti neuronali e sul corpo dei nostri bambini. Miopia, scoliosi, sedentarietà e poi difficoltà a empatizzare, a comprendere i testi scritti e, cosa più importante perché la scuola prepari anche cittadini consapevoli, a distinguere fatti da opinioni, verità da fakenews.
«Non facciamo l'errore di considerare una lettura su schermo digitale alla stregua di una lettura su carta stampata» prosegue lo studio che evidenzia le principali differenze.
Quando si legge da un dispositivo digitale si attivano diverse aree del nostro cervello, rispetto a quando leggiamo un libro fatto di carta e parole stampate con l'inchiostro. Leggere da uno schermo fa attivare dei 5 sensi solamente la vista e la parte più emotiva di noi. Quindi siamo nevrotici, poco attenti, saltiamo da una parola all'altra e disimpariamo a leggere fluidamente. Quando leggiamo un libro, invece, si può tornare indietro, capire quanto manca alla fine del paragrafo, e solo così possiamo attivare il pensiero profondo, quello che mentre leggiamo ci fa pensare a quello che stiamo leggendo. In breve chi legge dai dispositivi digitali si distrae, non si emoziona e non interiorizza.
Il rischio maggiore? «Perdere la capacità di lettura competente, rassegnando le prossime generazioni a “non sapere ciò che non sanno”» spiega il paper.
Inoltre bambini che imparano a leggere tramite dispositivi digitali, dovendo solo muovere il dito sullo schermo, è stato evidenziato che perdano importantissime competenze manuali. Non sanno allacciarsi le scarpe, impugnare le forbici, le matite, le penne e le posate.
Lo stesso vale per la scrittura, i tanto odiati dettati, sono il miglior modo per ricordare, i bimbi osservando ciò che scrivono attivano contemporaneamente i 5 sensi. Senza contare che solo chi scrive a mano può cambiare carattere, scegliendo per esempio di scrivere in corsivo, abilità che permette di legare i pensieri e stimolare il pensiero logico-lineare.
Attenzione però se qualcuno sta già inneggiando a un ritorno al passato, avrà poco da festeggiare.
Dal paper emerge l'importanza di mettere in pratica, per la scuola e l'educazione, un nuovo bilanciamento tra l'utilizzo dei device digitali e la scrittura a mano libera, senza nessuna eliminazione. Dopotutto da un'indagine svolta da Euromedia Research, i cui rappresentanti erano presenti all'evento di Fondazione Einaudi, è emerso che se l'87.1% degli intervistati è d'accordo a valorizzare soprattutto alla scuola primaria l'utilizzo di carta e penna, il 64.5% di loro condivide l'utilizzo, come supporto, degli strumenti digitali tra i banchi.
Nessuno immagina nel 21esimo secolo una scuola fatta di scribi muniti di abaco per fare da conto, ma di ragazzi che comprendano davvero e non si lascino abbindolare questo sì. «Perché, infatti, scegliere di vedere un aut aut dove si può scorgere un realmente arricchente et et?»conclude lo studio.