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5 Ottobre 2023
12:42

A Vibo il vescovo ha invitato a firmare contro l’aborto durante la messa: è polemica

Domenica scorsa il vescovo della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea Attilio Nostro ha consigliato ai fedeli di sottoscrivere la proposta per obbligare le donne ad ascoltare il battito cardiaco del feto prima d'interrompere la gravidanza. Per molti però si tratta di un attacco diretto alla Legge 194 che garantisce il diritto all'aborto.

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A Vibo il vescovo ha invitato a firmare contro l’aborto durante la messa: è polemica
chiesa aborto

È già polemica per le frasi anti-abortiste pronunciate domenica scorsa dal vescovo della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea Attilio Nostro. Dal pulpito della chiesa del Rosario di Vibo Valentia, il prelato ha infatti invitato i presenti a firmare la mozione per rendere obbligatorio l'ascolto del battito cardiaco del feto per le donne che intendono abortire.

Al termine della messa i fedeli hanno poi potuto passare immediatamente dalla parole ai fatti, sottoscrivendo la proposta di legge depositata a maggio dalle associazioni pro-vita ai banchetti piazzati appena fuori dalla chiesa. Presente alla funzione era anche il sindaco di Vibo Maria Limardo, la quale non ha fatto mancare il proprio sostegno alle parole del vescovo.

L'intento di tale presa di posizione è chiaro: costringere le donne ad ascoltare il cuore del feto aumenterebbe la possibilità di ripensamenti, scoraggiando dunque una pratica – quella dell'aborto  – che nonostante siano passati ormai 45 anni dalla legittimazione nel nostro ordinamento, è sempre stata osteggiata dalle frange più conservatrici del Paese.

Questa proposta in particolare appare poi particolarmente cara ai movimenti anti-abortisti poiché, pur costringendo le donne ad un'esperienza volta a scoraggiarle nel loro intento, formalmente non va ad infrangere la possibilità d'interrompere una gravidanza non desiderata. È la strada che, ad esempio, imboccato l'Ungheria di Viktor Orbán, dove dal 2022 gli operatori sanitari sono tenuti a sottoporre l'audio del battito cardiaco alle pazienti prima di procedere con l'aborto.

Se però una certa parte di politica guarda con favore ad una simile prospettiva, sono state molte le voci sollevatesi contro un obbligo che, più che una tutela della vita, sembra assumere i contorni di una tortura psicologica volta a colpevolizzare la donna.

«È singolare che la Chiesa scenda in campo con il suo massimo rappresentante sul territorio, per chiedere di firmare una proposta di legge che va nel senso di un annullamento di una legge, la n. 194, fortemente voluta per rendere libere le donne nella loro scelta di autodeterminazione a condurre in porto o meno, una gravidanza» ha commentato con durezza Teresa Esposito, portavoce regionale delle donne democratiche.

Ciò che è certo, infatti, è che in un Paese laico come l'Italia, i codici imposti dalla morale religiosa non devono – o non dovrebbero – influenzare le leggi dello Stato

«La chiesa ha i suoi valori che può predicare nelle sue funzioni e che i suoi fedeli seguono secondo la loro coscienza. Tali valori religiosi però non possono incidere in nessuna maniera sui diritti individuali dei cittadini di uno stato di diritto – commenta per Wamily Gioia Saitta, giurista e mediatrice familiare.

Diritti come quello all’aborto, che rimane una prerogativa per ogni donna che vi acceda, così come il diritto all’autodeterminazione sul proprio corpo, che impedisce qualsiasi forma di coercizione nel sottoporsi ad una procedura medica, come appunto quella di ascoltare il battito fetale».

«La volontà di rendere traumatico un procedimento sanitario come l'interruzione di gravidanza solo per “incidere” dal punto di vista morale sulla libertà di autodeterminazione della donna – conclude Saitta – potrebbe essere considerato un atto talmente inumano e degradante nella sua crudeltà da diventare altresì non solo incostituzionale ma perfino contrario ai principi dell’ordinamento europeo a tutela dei diritti dell’uomo».

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Niccolò De Rosa
Redattore
Dagli studi umanistici all'esperienza editoriale, sempre con una penna in mano e quel pizzico d'ironia che aiuta a colorare la vita. In attesa di diventare grande, scrivo di piccoli e famiglia, convinto che solo partendo da ciò che saremo in grado di seminare potremo coltivare un mondo migliore per tutti.
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