Se i pericoli di Internet e social sono problematiche relativamente recenti e di cui ancora stiamo cercando di comprendere le dinamiche, il rapporto tra giovani e droghe rimane un tema ricorrente e che ciclicamente torna a interessare l'opinione pubblica.
Quando questo accade – spesso in corrispondenza con scabrosi fatti di cronaca – giornali e salotti TV iniziano ad affollarsi di esperti, politici, analisti e attivisti che immancabilmente portano il dibattito a polarizzarsi tra chi punta il dito contro il degrado morale delle nuove generazioni e invoca misure draconiane per soffocare ogni abuso e chi invece auspica approcci più progressisti, talvolta minimizzando la portata del problema.
Il rischio però è che nella lotta di idee più o meno condivisibili si perda di vista quello che dovrebbe essere il vero focus della questione: la salute e il benessere psicologico dei ragazzi.
La droga nei giovani è una vera emergenza?
Benché l'argomento sia sempre d'attualità, in Italia non si dispongono di molti dati certi riguardo l'uso di sostanze stupefacenti, anche perché l'analisi globale risulta spesso inquinata dal fatto che alcuni studi compiano una distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti e altri invece mettano tutto dentro il medesimo calderone.
Stando alla Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia 2022 (su dati del 2021), nel 2021 circa il 40% degli studenti italiani – soprattutto maschi – ha affermato di aver utilizzato almeno una volta nella propria vita una sostanza illegale tra cannabis, cocaina, stimolanti, allucinogeni e oppiacei.
Complice anche la parentesi di pandemia però, l'utilizzo delle droghe tra giovani e giovanissimi era apparso in diminuzione, anche se la stessa indagine rilevava come i teenager fossero tra i primi consumatori delle cosiddette NSP, le Nuove Sostanze Psicoattive che per i primi periodi della loro diffusione risultano tecnicamente legali perché non ancora iscritte nel prontuario delle sostanze stupefacenti (che però si aggiorna di continuo).
Prezzi sempre più bassi delle sostanze e una riduzione dell'età media del primo consumo lanciano però un campanello d'allarme che sarebbe bene non sottovalutare.
Cosa avvicina i giovani alla droga?
Indipendentemente dalla portata del fenomeno infatti, l'uso e abuso di droghe pesanti rimane una piaga sociale che rischia di bruciare il futuro di migliaia di giovani.
Ma quali sono le cause dietro un comportamento che sembra interessare trasversalmente ragazzi e ragazze senza particolari distinzioni di ceto, cultura o provenienza geografica? Si tratta della risposta ad un disagio sociale o psicologico? Di una risposta al desiderio di emozioni sempre più forti?
«La premessa é che come in tutte le cose che riguardano la psicologia non é possibile individuare una causa o un modello tipo dietro un comportamento disfunzionale perché ogni persona ha un mondo di significati troppo complesso – ci spiega la psicologa e psicoterapeuta Nicoletta Agostinelli – Possiamo dire che in adolescenza intanto esistono due tendenze chiamate risk taking e sensation seeking che portano in quel periodo di vita a esplorare in tutti i sensi e anche a portarsi al limite con comportamenti a volte anche rischiosi».
In quest'ottica dunque, l'approccio alle sostanze stupefacenti – rese ancora più "intrigante" dall'alone di proibito che le ammanta – può essere letto come un tentativo di creare una propria identità e sviluppare nuove strategie autonome di regolazione
«Quando questo diventa un uso abituale però possiamo chiederci che funzione abbia per quello specifico ragazzo (perché per ognuno é diverso) e tra le risposte potremmo trovare un modo per regolare stati di disagio, emozioni difficili o stress – continua Agostinelli – Vi è poi la possibilità che il comportamento sia legato anche ad aspetti di socialità, come il desiderio di sentirsi parte di un gruppo (dove magari l'uso di droghe è già sdoganato) o di ricercare una disinibizione in contesti di svago».
Risulta dunque complesso stabilire a priori cause e fattori di rischio nell'utilizzo di droghe da parte di adolescenti e pre-adolescenti, anche se alcuni elementi possono certamente contribuire:
- Mancanza di risorse alternative per gestire vissuti di disagio (sia interne che esterne tipo un buon rapporto e dialogo con familiari/altri)
- Contesti sociali dove si fa uso di sostanze
- Vita particolarmente stressante o storia di traumi/vissuti problematici non elaborati
Cosa possono fare i genitori?
Poiché ogni caso fa storia a sé, madri e padri sono chiamati ad un compito non semplice anche perché non sempre i segnali di pericolo sono chiari e univoci.
Certo, tenere gli occhi aperti e monitorare gli stili di vita dei figli (segnali fisici, orari delle uscite, compagnie frequentate ecc…) rimane senz'altro l'atteggiamento migliore, tuttavia questo non deve trasformare i genitori in controllori intransigenti e oppressivi: l'effetto ottenuto potrebbe risultare diametralmente opposto a quello desiderato, con il senso di ribellione a sospingere ancora di più i ragazzi verso abitudini nocive.
Meglio praticare dunque una sorveglianza attenta ma a debita distanza, con poche interferenze nella quotidianità e un costante dialogo anche su temi delicati come appunto l'uso di droghe pesanti e leggere.
Educare alla responsabilità e alla consapevolezza senza imposizioni autoritarie potrebbe rivelarsi il modo migliore per inoculare nei ragazzi gli strumenti razionali per evitare certe tipologie di comportamenti.
E sa ci accorgiamo che nostro figlio sta vivendo un problema legato all'abuso di stupefacenti? L'importante è cercare di non nascondere la polvere sotto il tappeto e farsi aiutare da figure professionali in grado di tendere una mano ai nostri ragazzi per trarsi in salvo dal tunnel in cui si sono infilati.