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5 Marzo 2023
13:00

Adozione senza bugie: conoscere la verità è un diritto del bambino adottato

L’articolo 28 della legge 184/83 che regolamenta l’adozione in Italia, specifica che è dovere dei genitori adottivi raccontare al figlio che è stato adottato. La verità potrebbe anche fare male a noi e a lui, riaprendo delle ferite, ma è alla base di un rapporto sano. Dobbiamo solo trovare i tempi e modi adatti al nostro bambino e coinvolgere la scuola nel racconto dell'adozione.

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Adozione senza bugie: conoscere la verità è un diritto del bambino adottato
Raccontare l'adozione

Quando si decide di iniziare l’iter adottivo, bisogna considerare che il bimbo crescendo ci farà domande sempre più specifiche riguardo alle sue origini. Ciò si potrà verosimilmente verificare in maniera più evidente nella pre-adolescenza, quando il tema dell’identità personale tende ad emergere. In alcuni casi si concretizzerà con la ricerca di nomi e volti, che possano ricostruire la sua vita, prima di conoscere i genitori adottivi.

Quando dire a un bambino che è stato adottato

L’adozione spesso nasce dalla sommatoria di due dolori. Da una parte c'è quello di una coppia, che magari ha cercato per molto tempo un figlio in maniera naturale e poi tramite tecniche di procreazione medicalmente assistita. Poi è stata per diverso tempo attaccata ad un filo nell’attesa che la propria domanda di adozione venisse considerata. Dall'altra parte c'è il dolore di un bambino che è stato abbandonato, e potrebbe aver trascorso mesi o anni in un istituto, che lo ha cresciuto senza dargli l’amore esclusivo di un genitore.

La legge italiana prevede l'obbligo dei genitori di informare il bambino adottato sulla sua storia

Dal momento che gli attori principali dell’adozione, genitori non biologici e figli adottivi, possono soffrire, è inutile cercare di nascondere questo dolore, serve raccontarlo e ascoltarsi fin da subito. Metterlo in condivisione, essere sinceri e chiedere aiuto se si sente il bisogno.

La legge 184 del 1983, rivista dalla legge 149 del 2001, all’articolo 28 sottolinea l’obbligo, da parte dei genitori adottivi, di informare il minore riguardo la propria condizione di figlio adottato. Questi, però, specifica la legge, possono farlo:

(…) nei modi e termini che ritengono più opportuni. (Art 28 legge 184/83)

Dunque scegliere quando e come raccontare la verità dipende dai genitori.

Come raccontare l’adozione

Ovviamente a mutare possono essere gli stili narrativi, adattandosi alla storia e alla personalità di ogni bambino e di ogni famiglia. Quando i bimbi sono piccoli possiamo leggere favole, filastrocche o racconti che parlano di adozione. In alternativa far sfogliare le pagine dei libri che raccontano dei luoghi dai quali sono arrivati. Anche colorare insieme a loro qualche disegno, che abbia come tema le loro origini.

Raccontare l'adozione

Gli stessi bambini crescendo, faranno sempre più domande e noi genitori vorremmo saper rispondere a tutti i loro perché e proteggerli da ogni risposta scomoda o che possa ferirli. Purtroppo non può essere così, dobbiamo mostrarci umani, come siamo, e dire anche che a certe cose non sappiamo rispondere.

Questo instaurerà un rapporto leale basato sulla sincerità. Sentiamoci liberi anche di chiedere aiuto a uno psicologo se ne sentiamo il bisogno.

Dobbiamo adattare le modalità narrative all'età del bambino e alla sua storia, ma preferire sempre la verità

Forse la cosa più complessa da spiegarsi, però, sarà l’abbandono. È importante comprendere ed accogliere quel vuoto. Il bimbo e ancora di più il piccolo ragazzo potrà chiedersi perché è stato lasciato. Potrà chiedersi perché i genitori biologici non lo hanno ritenuto degno del loro amore. Ci possono essere moltissime situazioni che spingono due genitori ad abbandonare il proprio figlio, alcune di queste possono anche non essere considerate ragionevoli od “umane”. Quando nostro figlio si porrà il doloroso quesito sarà abbastanza grande da comprendere che, se due genitori rinunciano, più o meno consapevolmente, al loro ruolo è perchè non sono in grado di crescere un individuo. Ma il dolore che li ha portati nel passato a “cedere le redini dello sviluppo” del proprio bambino ad altri si è tramutato in altre cure, calore e amore.

Se la tristezza dell’abbandono si manifesterà precocemente (intorno ai 4-5 anni) essa necessiterà di un contenimento prevalentemente emotivo: quindi cercheremo di dare cura, calore, attenzioni ed amore al nostro bambino e ci impegneremo a non farlo sentire solo. A poco serviranno le parole o le spiegazioni.

E se la verità riapre delle ferite?

Il nostro corpo e la nostra mente tendono a rifuggire il dolore. Questo, però, non significa che siano in grado di eliminarlo. Si ripresenta proprio quando non ce lo aspettiamo, per questo spesso i ragazzi adottati nel periodo adolescenziale possono manifestare malesseri e malumori legati alla loro storia.

adozione

Proprio per questo la verità è sempre da preferire: prima la si conosce, prima ci si rende conto dell’impatto che ha su di noi e su nostro figlio, prima possiamo agire, se necessario anche contattando uno specialista per aiutarlo.

Non è facile ma dobbiamo farci forza e accettare il loro malessere e la frustrazione che questo provoca in noi. E’ possibile che il bambino o il ragazzo vada incontro a difficoltà a livello scolastico, sociale ed emotivo. Potrebbe essere maggiormente irritabile, impulsivo ed iperattivo. Oppure si potrebbero manifestare difficoltà di tipo ansioso o ritiro sociale. In questi casi è necessario contattare uno psicologo che aiuterà nostro figlio nel percorso di accettazione e ripresa delle normali attività.

L'importanza del racconto dell'adozione a scuola

Nel 2014 il Ministero dell'Istruzione ha pubblicato le linee guida per il diritto allo studio degli alunni adottati. Il testo aveva come scopo quello di assicurarsi che l'adozione venisse narrata nelle classi nel modo più corretto possibile. Affinché il racconto non si fermasse tra le mura domestiche ma proseguisse anche nell'ambiente in cui i bambini trascorrono la maggior parte del loro tempo, la scuola. Ovviamente sentito il parere delle famiglie adottive e concordata la migliore modalità narrativa insieme a loro.

Adozione a scuola

Il testo suggerisce di leggere libri e proiettare video che mettano in risalto non solo le famiglie adottive, ma tutte le tipologie di famiglie presenti nel mondo, perché abituare i bambini alla diversità è di estrema importanza per farli sentire tutti accolti e per insegnare loro ad accogliere a loro volta.

Abituare i bambini alla diversità è di estrema importanza per farli sentire tutti accolti e per insegnare loro ad accogliere

L'adozione è un tema che va toccato con delicatezza facendo in modo che per loro sia facile parlare della loro storia e raccontarsi, condividendo le loro gioie e le loro difficoltà. Proprio dai bambini che saranno preparati sul tema dell'adozione, anche se non li tocca da vicino, potrebbe nascere la rivoluzione culturale della quale il nostro Paese ha incredibilmente bisogno, che sdogani l'adozione dalle sole associazioni che se ne occupano e la faccia uscire dalle mura domestiche delle sole famiglie che hanno deciso di adottare.

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Sophia Crotti
Redattrice
Credo nella bontà e nella debolezza, ho imparato a indagare per cogliere sempre la verità. Mi piace il rosa, la musica italiana e ridere di gusto anche se mi commuove tutto. Amo scrivere da quando sono piccola e non ho mai smesso, tra i banchi di Lettere prima e tra quelli di Editoria e Giornalismo, poi. Conservo gelosamente i miei occhi da bambina, che indosso mentre scrivo fiduciosa che un giorno tutte le famiglie avranno gli stessi diritti, perché solo l’amore (e concedersi qualche errore) è l’ingrediente fondamentale per essere dei buoni genitori.
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