Dopo un 2022 poco felice, anche il 2023 è stato un anno nero per le famiglie italiane e 5,7 milioni d'italiani hanno vissuto sotto la soglia di povertà. I dati inquietanti provengono dall'ultimo report ISTAT sulle stime preliminari per la povertà assoluta e le spese per i consumi del 2023 e fotografano una situazione che, pur restando sostanzialmente invariata rispetto all'anno precedente, ha visto salire l'incidenza dei minori in povertà assoluta, con una percentuale che sfiora il 14% sul totale.
L’intensità della povertà assoluta, ossia la distanza media della spesa per consumi delle famiglie povere dalla soglia di povertà, nel 2023 rimane infatti stabile rispetto all’anno precedente (18,2%), con dinamiche differenziate ma cresce al Nord (18,6%, dal 17,6% del 2022) e cala leggermente al Sud (dal 17,9%, dal 19,3%), dove però le difficoltà economiche coinvolgono una maggiore percentuale di famiglie (10,3% contro l'8% dell'Italia settentrionale).
Naturalmente a stare peggio sono le famiglie più numerose
«Le famiglie più numerose presentano i valori più elevati: quelle con cinque e più componenti si attestano al 20,3% (tornando ai valori del 2021), mentre il valore più basso è quello relativo alle famiglie con due componenti (6,1%)» scrive l'ISTAT.
Cresce la povertà tra i dipendenti
Uno degli aspetti più preoccupanti rilevati dal report rappresenta il fatto che se fino a qualche anno fa le condizioni di povertà riguardavano perlopiù i nuclei con componenti disoccupati o con contratti di lavoro precari, oggi la morsa della deprivazione riguarda anche molte famiglie dove i genitori sono lavoratori dipendenti con tanto di regolare contratto.
L’incidenza di povertà tra le famiglie con almeno un adulto occupato con impiego da dipendente è salita al 9,1% rispetto all’8,3% del 2022: ciò significa che oltre 944 mila famiglie non riescono ad arrivare a fine del mese nonostante in casa vi sia almeno uno stipendio fisso e garantito.
L'impatto dell'istruzione
Un altro dato interessante (e decisamente preoccupante) riguarda invece il ruolo giocato dall'istruzione nell'aumento del gap sociale.
La situazione di partenza rimane infatti un elemento decisivo per il futuro dei giovani italiani, tanto che più di un terzo dei minori di 16 anni nati da genitori con la terza media versano in condizione di povertà, con pochissime probabilità di riscattare il proprio status sociale attraverso lo studio.
Chi nasce in famiglia con vbassa istruzione, infatti, è statisticamente più esposto al rischio di un insuccesso scolastico, con conseguenze sulle future opportunità professionali e, dunque, di guadagno.