Per la prima volta nella storia del nostro Parlamento, una deputata ha allattato il neonato tra gli scranni di Montecitorio. Si tratta di Gilda Sportiello, parlamentare del Partito 5 Stelle e neomamma. È la conquista storica di un diritto che per anni è stato negato alle politiche italiane, nonostante al di là dei confini, nelle Camere d’Europa, cullare i figli stando sedute ai banchi delle Aule sia tutt’altro che un tabù: a Strasburgo è consentito da anni. Nel 2010, infatti, Licia Ronzulli, attuale senatrice di Forza Italia, aveva allattato la figlia Vittoria al Parlamento europeo.
È la prima volta in Italia
È entrata in Aula da una delle porte posteriori con il figlio tra le braccia, scatenando gli applausi dei colleghi deputati. Dopo aver partecipato alla votazione finale di un decreto legge, si è sbottonata la camicetta bianca e ha allattato il piccolo, che indossava un cappellino blu come protezione contro il freddo dell’aria condizionata. Gilda Sportiello, 36 anni, è la prima politica ad aver allattato un bebè alla Camera dei Deputati. In Aula sedeva anche il papà del piccolo, il parlamentare pentastellato Riccardo Ricciardi, compagno di vita e collega di partito di Sportiello.
«Il fatto che sul posto di lavoro, qualunque esso sia, ogni donna abbia uno spazio dedicato alla possibilità di allattare il proprio bambino non può essere un privilegio per poche, ma deve diventare la normalità» scrive il Movimento 5 Stelle in un post su Facebook.
«Non deve più accadere che le donne siano costrette a interrompere l’allattamento non per propria scelta ma perché devono tornare al lavoro – continua -. Ogni mamma ha il diritto di scegliere quando e dove allattare il proprio figlio e a nessuna donna, qualsiasi sia la sua professione, potrà più essere negato questo diritto».
Una lunga battaglia
Allattare in Parlamento non è un gesto scontato. Anzi, è il frutto di anni di proteste e battaglie, concluse meno di sette mesi fa, il 15 novembre 2022, quando la Giunta del Regolamento di Montecitorio ha concesso alle neomamme deputate di allattare in Aula fino al compimento di un anno del piccolo.
Era il 2014 quando l’allora neodeputata Vanessa Camani (Pd) aveva protestato per l’assenza di servizi per le neomamme in politica. In effetti, già all'epoca Oltralpe i servizi per le parlamentari erano anni luce più avanti: a Strasburgo le eurodeputate avevano il diritto di sedersi in Aula e partecipare al dibattito e alle votazioni con un neonato in braccio o in fascia, e l’Eliseo, a Parigi, offriva un servizio di nido al suo interno.
Per anni ha regnato il silenzio sulla maternità in politica, rotto di tanto in tanto da Licia Ronzulli, che già nel 2010 aveva allattato la figlia Vittoria al Parlamento di Strasburgo e che nella scorsa legislatura aveva chiesto di allineare il Parlamento italiano a quello europeo, consentendo alle deputate in maternità di allattare il figlio.
La svolta è arrivata nell’estate 2022, quando la stessa Gilda Sportiello, che all'epoca non sapeva di essere incinta, ha presentato l’ordine del giorno «sulle modalità di partecipazione delle deputate madri ai lavori parlamentari». A metà novembre, poi, la Giunta per il Regolamento di Montecitorio ha ufficializzato la norma.
Cosa prevede la disposizione
La disposizione deroga all’articolo del Regolamento interno di Montecitorio in base al quale «nessuna persona estranea alla Camera può sotto alcun pretesto introdursi nell’Aula dove siedono i membri». La nuova misura consente alle deputate di entrare in Aula durante le sedute con il figlio, entro il suo primo anno di età, per allattarlo senza essere costrette a interrompere la partecipazione alla seduta. Le poppate devono avvenire «in apposite postazioni collocate nell’ultima fila superiore dell’emiciclo, ovvero in una tribuna riservata, previamente e appositamente individuata dal Collegio dei Questori».
Dall’alto dell’emiciclo, mercoledì 7 giugno 2023, la parlamentare pentastellata ha nutrito il piccolo, che è rimasto composto e silenzioso durante la seduta. Alcuni colleghi, inteneriti dal giovane ospite, si sono avvicinati a madre e figlio per salutare e congratularsi. Un gesto simbolico, che funge da microfono portavoce per i diritti delle neomamme, spesso costrette a scegliere tra figli e lavoro.