Per allattamento misto si intende una forma di alimentazione "ibrida" per il neonato ed il lattante che prevede l’alternanza di latte materno e latte artificiale (o in formula).
OMS ed esperti internazionali lo ribadiscono da anni: l’allattamento al seno esclusivo rappresenta la scelta alimentare migliore per i bimbi (almeno) fino al sesto mese. Ciò nonostante esistono dei casi in cui, alla consigliatissima poppata, una madre può decidere d’integrare nella dieta del bebè anche delle dosi di latte artificiale.
Quando è consigliata l’aggiunta
L’allattamento misto dovrebbe essere considerato soltanto in presenza di determinate condizioni e sempre dopo un’accurata consultazione con il proprio medico curante.
Spesso infatti si decide di ricorrere a questo regime alimentare combinato a causa di timori infondati (“il bambino non sta mangiando a sufficienza!”) o informazioni poco precise, il che può rivelarsi controproducente per il corretto sviluppo del bambino.
Ma allora quando l’allattamento misto può effettivamente rappresentare un’opzione vantaggiosa? In presenza di situazioni che ritardano o riducono la produzione del latte materno.
- Quando il bebè presenta segnali di disidratazione o un calo ponderale (cioè un calo di peso) superiore al 10%. Va ricordato che nelle prime due settimane di vita è frequente che un neonato vada a perdere un po’ di peso, tuttavia la situazione tende a normalizzarsi nei giorni successivi. Se ciò non accade, potrebbe essere sintomo di qualche problema.
- Quando il bebè fa poca pipì e poca pupù.
- Quando il bebè non cresce a sufficienza.
- Quando la madre deve tornare al lavoro e, non avendo la possibilità di allattare durante la giornata.
Come fare l'allattamento misto alternato e complementare
La prima cosa da ricordare, e forse non così scontata, è che quella di passare all’allattamento misto non è una scelta irreversibile. Se la motivazione che spinge una mamma ad introdurre il latte artificiale viene meno, allora si può tornare all’allattamento esclusivo, ben più soddisfacente dal punto di vista nutritivo.
Detto ciò, esistono varie strategie per adottare questa tipologia di alimentazione. Molti genitori considerano l’allattamento misto alternato (ovvero l'avvicendamento di latte materno direttamente dal seno e latte materno precedentemente tirato con il tiralatte e poi somministrato con il biberon) la scelta più logica, abituando così il piccolo a scandire la propria dieta tra poppate al seno e pasti con biberon. Tuttavia questo metodo non è il più consigliato dagli esperti, soprattutto se si vuole continuare a dare latte materno al bambino: l’organismo di una madre, infatti, reagisce naturalmente alle esigenze del figlio e pause troppo lunghe tra le varie poppate al seno potrebbero suggerire al corpo materno il messaggio fuorviante che si sta producendo troppo latte, con una conseguente diminuzione della produzione di latte materno.
Il modo migliore per garantire l’integrazione più corretta, dunque, prevede che si offra comunque il seno ogni volta che il bimbo mostri segnali di fame per poi, qualora vi siano segnali che l’apporto non sia sufficiente, staccarlo gradualmente per proporgli anche l’altro tipo di latte. Naturalmente si comincia con quantità molto piccole, per poi dosarle in base all’appetito del piccolo, che non mancherà mai di farci capire se ha ancora fame o meno. Questo secondo sistema è detto allattamento misto complementare.
Come dare il latte artificiale al bambino?
Per portare il latte in formula alla bocca del lattante si può usare un biberon (scelta più comune), un cucchiaino, una siringa priva di ago. Il biberon rimane comunque l’opzione più valida, anche permette al piccolo di ritrovare percezioni simili a quelle che si provano suggendo dalla mammella, soprattutto se la mamma riesce a seguire qualche piccolo accorgimento:
- Stimolare l’apertura della boccuccia sfiorando il labbro con un dito o la tettarella.
- Aspettare che il bimbo si sia ben attaccato alla tettarella del biberon.
- Mantenere busto e testa del piccolo sollevati.
Che problemi può dare l'allattamento misto
Poiché il poppare dal biberon o l’essere imboccati con un cucchiaino sono azioni che abituano il neonato a sensazioni diverse rispetto al nutrirsi direttamente dal seno materno, l’introduzione della forma misto potrebbe segnare la fine dell’allattamento esclusivo. Il bimbo infatti potrebbe assumere sempre meno o addirittura passare a rifiutare il seno, il che, come già spiegato, porterebbe a far cessare la produzione di latte materno. Per questo è necessario ponderare bene (e con il supporto di un medico) tempistiche e modalità dell’integrazione.
Da considerare poi il fatto che che l’introduzione di latte in formula, oltre a diminuire l’apporto di nutrienti, potrebbe scombinare i processi digestivi del bimbo, portando ad episodi di stitichezza per alterazione della flora intestinale.
Come tornare dal biberon al seno
Quando il bambino perde interesse per il seno, tornare al latte materno non è facile. Tuttavia, armandosi di tanta pazienza, si può fare: l’importante è non scoraggiarsi e continuare a riproporre la mammella anche dopo i primi rifiuti. Naturalmente non bisogna in alcun modo forzare i tempi e permettere che il piccolo possa abituarsi nuovamente alla poppata. Lasciare il bambino a contatto con il seno, è ad esempio un ottimo modo per rinsaldare il legame tra il piccolo e il corpo materno.
Per favorire questo ritorno poi, uno stratagemma può essere quello d’iniziare il pasto con il biberon e poi, quando il bimbo sarà entrato nel giusto mood, continuare a cullarlo tentando di sostituire, senza movimenti bruschi, la tettarella con il capezzolo. Anche trovare la giusta postura durante la poppata aiuta il bebè ad associare il seno materno ad un luogo caldo e accogliente.
Nel caso in cui la madre disponesse di poco latte infine, si può anche proseguire con l’allattamento misto ma continuando ad utilizzare il tiralatte per non terminare la stimolazione al seno.
Avere poco latte non è un demerito
Ribadire l’importanza di favorire l’allattamento esclusivo serve a convincere le donne che dispongono di latte a sufficienza a non accantonare senza motivo una fonte straordinaria fonte di nutrimento.
Ciò però non significa che chi invece non riesce a dare il proprio latte, o può farlo solo per un breve periodo, comprometta irreparabilmente la crescita o il proprio legame con il bimbo o debba sentirsi in colpa per questo. L’intera infanzia è costellata di momenti in cui costruire un rapporto saldo e duraturo con il proprio pargolo, quindi è inutile colpevolizzarsi per una situazione in cui si ha possibilità di scelta.
Per quanto riguarda l’aspetto puramente alimentare poi, oggigiorno esiste la possibilità di rivolgersi alle Banche del latte umano donato (BLUD) per poter comunque offrire al bambino dei quantitativi di latte ad alto valore nutrizionale. Ma anche nei casi in cui non si riesca ad usufruire di questo servizio, il latte in formula moderno permette di nutrire i propri figli senza troppi rimpianti. Il mondo non finisce certo per una poppata mancata.