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15 Luglio 2023
9:00

Allergie e intolleranze alimentari nei bambini: come riconoscerle?

Su base scientifica esistono molte meno intolleranze alimentari di ciò che si pensa. In caso si sospetti un’allergia o un’intolleranza, è opportuno evitare l’autodiagnosi, i test senza evidenza scientifica e l’autoesclusione di alimenti.

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Allergie e intolleranze alimentari nei bambini: come riconoscerle?
Dietista
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Negli ultimi decenni si sente sempre più spesso parlare di allergie ed intolleranze  alimentari, tanto che il 20% della popolazione ritiene di soffrirne. La reale incidenza delle allergie però è di solo il 4,5% degli adulti ed il 10% dei bambini, mentre di intolleranze  alimentari su base scientifica ne esistono molte meno di ciò che si pensa. Come mai quindi  la percezione comune è di tanto superiore? Quali sono le differenze tra i due fenomeni?  Come capire davvero se noi o i nostri bimbi abbiamo reazioni avverse a qualche alimento?

Allergie: cosa sono, quando sospettarle e come diagnosticarle

In seguito al grande interesse e all’elevata confusione generata da questa tematica, il Comitato Centrale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli  Odontoiatri (FNOMCeO) ha promosso la stesura di un documento per fare chiarezza, coinvolgendo le principali società scientifiche di allergologia e immunologia clinica.

L’allergia alimentare, semplificando la definizione indicata nel documento, è una reazione avversa a componenti proteiche di alimenti, causata da una anomala risposta immunologica dei nostri anticorpi. Il quadro clinico può variare da lievi sintomi orali  (gonfiore, voce rauca) a manifestazioni cutanee (orticaria, dermatite, eczema), alterazioni  sistemiche (nausea, vomito, difficoltà respiratoria, capogiri…) fino, nei casi più gravi, allo shock anafilattico.

Nel bambino le proteine degli alimenti che più frequentemente comportano fenomeni  allergici sono quelle di latte, uovo, frutta a guscio, pesce, arachide, crostacei e soia, e le manifestazioni si riconoscono solitamente ai primi episodi di ingestione di tali sostanze. La diagnosi tuttavia è un percorso complesso che richiede una figura specialistica, allergologo  o pediatra allergologo, il quale, tramite la raccolta dei sintomi, sceglierà tra vari step  diagnostici per giungere ad una conclusione finale: Prick test (test cutaneo), ricerca degli  anticorpi IgE (esame del sangue), test di scatenamento orale.

Un fenomeno molto spesso accomunato alle allergie ma non mediato da anticorpi IgE  come le precedenti citate è la celiachia, che per differente patogenesi seguirà un iter  diagnostico differente: dosaggio di altri anticorpi (IgA, IgG), valutazione genetica, biopsia  intestinale.

Intolleranze: cosa sono, quando sospettarle e come diagnosticarle

Le intolleranze alimentari non sono dovute a una reazione del sistema immunitario come le allergie e provocano sintomi che interessano quasi esclusivamente il tratto gastro intestinale (nausea, vomito, gonfiore, dolore addominale) con rari e lievi sintomi cutanei (prurito, orticaria).

È da evidenziare come una dieta o abitudini di vita scorrette, idratazione inadeguata, uso frequente di farmaci o patologie gastrointestinali determinino una sintomatologia simile, che viene invece spesso erroneamente attribuita ad un’intolleranza alimentare.

Le intolleranze a lievito, uovo, pomodoro o carota non sono attualmente considerate a livello scientifico

La sola di cui abbiamo invece un’evidenza scientifica è quella al lattosio, causata dalla mancanza dall’enzima lattasi che consente la digestione di questo zucchero: questa è in  assoluto la più frequente e si manifesta con diarrea, flatulenza, dolore addominale. In aggiunta esistono più rari casi di intolleranze farmacologiche a sostanze come istamina, tiramina, caffeina, alcol e da additivi quali nitriti, solfiti, benzoati.

Le intolleranze ai più svariati alimenti quali lievito, uovo, pomodoro o carota non sono quindi attualmente considerate a livello scientifico, in quanto non esiste nessun test validato per la diagnosi di queste.

Gli unici test diagnostici considerati scientificamente validi attualmente sono il Breath test  del lattosio (test del respiro) e il test di provocazione orale per gli additivi. Le analisi per le  intolleranze comunemente vendute in farmacia o in centri di analisi quali test sublinguale, kinesiologia, dosaggio delle igG4, test elettrodermici, biorisonanza, iridologia, test del capello, test della forza ecc. sono tutte metodiche che, dopo essere state sottoposte a  valutazione clinica attraverso studi controllati, si sono dimostrate prive di credibilità scientifica e validità clinica, e pertanto non andrebbero prescritte né effettuate.

Cosa non fare se si sospetta un’allergia o intolleranza

  • No all’auto-diagnosi: contatta il medico o pediatra, che valuterà l’invio ad uno  specialista competente per un’adeguata diagnosi
  • No ai test senza evidenza scientifica: non rivolgerti a farmacie o centri di analisi che  propongono test dalla dubbia validità, ma affidati a specialisti competenti e test  validati
  • No all’auto-esclusione di alimenti: prima di eliminare autonomamente dalla dieta  alimenti importanti come latticini, cereali, panificati, pesce… rivolgiti al medico o  specialista, che dopo una diagnosi accertata valuterà l’invio ad un dietista o nutrizionista per la redazione di una dieta completa ed equilibrata
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