Nella sera di giovedì 15 febbraio la Grecia ha introdotto la legge che legalizza il matrimonio civile per le coppie omosessuali. Il testo, presentato dal partito del primo ministro Kyriakos Mitsotakis, è stato approvato con 176 voti a favore e 76 voti contrari (più due astenuti) e metterà le famiglie con partner dello stesso sesso sullo stesso piano giudicio di quelle eterosessuali.
«Da domani verrà rimossa una barriera in più e diventerà un ponte di convivenza in uno Stato libero tra cittadini liberi» aveva affermato Mitsotakis prima del voto finale, plaudendo ad una legge storica che avrebbe migliorato la vita di molti cittadini e tutelato i diritti dei figli «senza togliere nulla alla vita di altri».
La proclamazione del risultati della votazione ha subito scatenato un'ondata di festeggiamenti nelle piazze di Atene da parte della comunità LGBTQIA+, la quale si è vista finalmente riconoscere una piena parità davanti alla Legge e allo Stato, con tutele in caso di malattia o decesso del coniuge, diritti d'assistenza e, ovviamente, la possibilità di adottare dei figli.
Contrario invece il Santo Sinodo, principale organo della Chiesa ortodossa, e i movimenti di estrema destra, i quali vedono nella nuova legge un ulteriore avvicinamento all'allargamento della Gestazione per Altri, la cosiddetta "maternità surrogata" che in Grecia – a differenza dell'Italia – è già permessa, ma solo per donne single e coppie eterosessuali, sia sposate che non sposate, con acclarati problemi di fertilità.
Si tratta di un'autentica svolta nel panorama europeo, anche perché il partito promotore della riforma "Nuova Democrazia" – del quale il primo ministro Mitsotakis è l'attuale leader – ha sempre fatto parte dell'ala conservatrice dello scenario politico greco, tanto da esser riuscita ad intercettare persino i voti dei neo-nazisti di "Alba Dorata" nelle elezioni del 2019.
La Grecia diventa così il primo Paese a maggioranza cristiano-ortodossa a prevedere il matrimonio egualitario, aumentando a 16 il numero di nazioni europee dotate di una legge così progressista.
A questo tavolo – cui sono già sedute da tempo Francia, Germania e Spagna – continua ad essere assente l'Italia, la quale al momento prevede soltanto le unioni civili per le persone dello stesso sesso.