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28 Luglio 2023
11:10

Anche l’Unesco contro gli smartphone a scuola: «Distraggono dall’apprendimento in classe»

L'organizzazione delle Nazioni Unite deputata alla tutela del sapere mondiale si schiera a favore del divieto di portare cellulari nella aule scolastiche. La tecnologia in classe, si legge nell'ultimo report, è utile solo se usata come strumento didattico, altrimenti distrae e rallenta l'apprendimento.

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Anche l’Unesco contro gli smartphone a scuola: «Distraggono dall’apprendimento in classe»
Unesco contro gli smartphone a scuola

Bandire gli smartphone dalle classi? Sarebbe cosa buona e giusta. A sostenerlo questa volta però non un professore particolarmente bacchettone e ancora affezionato alla cara e vecchia stilografica, ma una delle organizzazioni più importanti del pianeta in materia di cultura, scienza ed educazione.

Secondo quanto l'UNESCO infatti, la tecnologia a scuola può rilevarsi molto utile per aiutare gli studenti con bisogni educativi speciali (BES) o disturbi dell'apprendimento (DSA), ma senza i dovuti controlli può trasformarsi in un autentico boomerang per la crescita dei nostri ragazzi.

Lo smartphone poi sembra influire in modo particolarmente negativo sui processi d'apprendimento.

Uno studio citato all'interno del Global Education Monitoring Report 2023 che ha ha analizzato l'impatto delle moderne tecnologie sui giovano di 200 Paesi, ha mostrato ad esempio come la sola presenza di un cellulare nelle vicinanze dello studente – che sia in tasca o appoggiato sul banco non fa molta differenza – rappresenti un'irresistibile fonte di distrazione da ciò che sta accadendo in classe. E questo accade sia per i bimbi delle elementari, sia per i ragazzi del liceo.

Sempre nel medesimo documento compare compare poi una ricerca che sottolinea come occorrano in media circa 20 minuti per recuperare la piena concentrazione dopo essersi distratti durante la lezione o un compito. Un bel po', se pensiamo che normalmente una lezione dura circa 50-55 minuti.

Si comprendono bene dunque i motivi per cui l'UNESCO abbia deciso di sposare la causa degli "abolizionisti" dello smartphone a suola portando gli esempi di Paesi come Belgio, Spagna e Regno Unito, dove la rimozione dei cellulari dalle classi ha comportato rilevanti miglioramenti nelle abilità di lettura da parte di studenti che nei test precedenti avevano mostrato maggiori difficoltà rispetto ai propri compagni.

Le preoccupazioni degli esperti però non si limitano solamente all'apprendimento. Protezione dei dati, sicurezza informatica e lotta al cyberbullismo rimangono temi cruciali nel discorso riguardante la presenza delle tecnologie nelle scuole, anche perché al momento solo il 16% dei Paesi garantisce in modo chiaro ed efficiente la privacy degli studenti negli strumenti didattici che si avvalgono di contenuti e applicativi online.

«Gli studenti hanno bisogno d'imparare i rischi e le opportunità portate dalla tecnologia e non vanno tenuti del tutto lontano da essa – afferma l'UNESCO – I vari Paesi devono però offrire un orientamento più efficace su ciò che è permesso o meno a scuola e sul suo utilizzo responsabile. Solo la tecnologia con un chiaro ruolo nel supporto all'apprendimento deve essere permessa nelle scuole».

Una linea che in Italia, almeno sulla carta, viene seguita già da tempo, con un formale divieto dei cellulari in classe già presente nel 1998 e ribadito a più riprese. L'ultima volta è stato proprio lo scorso 20 dicembre, quando il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara vietò l'utilizzo di device elettronici in classe ad eccezione dei dispositivi utili per l'offerta formativa.

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Niccolò De Rosa
Redattore
Dagli studi umanistici all'esperienza editoriale, sempre con una penna in mano e quel pizzico d'ironia che aiuta a colorare la vita. In attesa di diventare grande, scrivo di piccoli e famiglia, convinto che solo partendo da ciò che saremo in grado di seminare potremo coltivare un mondo migliore per tutti.
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