Nuove norme in arrivo per l’affido dei minori. È stato infatti approvato dal Consiglio dei Ministri, tenutosi il 26 marzo, il Disegno di legge a doppia firma della Ministra alla Famiglia Eugenia Roccella e da Carlo Nordio, titolare della Giustizia, in materia di tutela dei minori in affidamento. Dunque il testo è volto a tutelare tutti quei minori che, per motivi stabiliti in sede di giudizio, abbandonano la propria famiglia per essere affidati poi a strutture specifiche o a una nuova famiglia momentaneamente.
Il ddl ha come obiettivo quello di regolamentare l’affido dei minori in Italia facendo luce sul numero di minori in affido, di famiglie affidatarie, comunità e strutture disponibili a farsi carico di questi ragazzi allontanati dalle proprie famiglie di origine. «Il ddl è volto a prevenire l’istituzionalizzazione impropria o di affidamenti troppo lunghi, sine die, dei minori allontanati dalla famiglia d’origine» ha specificato la Ministra Roccella presentando la proposta. Vediamo quali sono le novità introdotte in materia di affidamenti e le critiche mosse.
Le novità introdotte dal ddl
Tutte le novità introdotte dal ddl sono volte ad ottenere dei dati precisi e puntuali che diano al Governo un’idea della situazione degli affidi di minori nel nostro Paese.
«Vogliamo dati, non abbiamo intenzione di chiedere altro che numeri, già i numeri ci permettono di capire i bisogni sul territorio. Questi dati per ora sono in possesso di Comuni e Regioni ma non arrivano a livello centrale al governo, rendendo più complesso capire cosa succede e intervenire con politiche adeguate» ha spiegato la Ministra Roccella, elencando poi le innovazioni che il ddl introdurrebbe:
Un registro nazionale delle strutture affidatarie
In questo registro, che verrà costruito presso il dipartimento per le politiche della famiglia e dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, saranno presenti:
- il numero degli istituti di assistenza familiare pubblici e privati presenti sul territorio nazionale e disponibili all’affido
- il numero delle comunità di tipo familiare disponibili all’affido
- l’indicazione per ogni provincia del numero di minori collocati nelle strutture di assistenza familiare o nelle comunità familiari
- l’indicazione del numero di famiglie disponibili all’affido
Un registro dei minori in affido presso i tribunali
Questo secondo registro sarà istituito presso ciascun tribunale ordinario dei minorenni e conterrà:
- il numero dei minori collocati in comunità di tipo familiare il numero di minori che si trovano presso istituti di assistenza pubblici o privati
- il numero dei minori che si trovano presso le famiglie affidatarie
- data ed estremi del provvedimento di collocamento o affidamento a una famiglia di ciascun minore
- i provvedimenti relativi a minori inseriti in collocazione protetta o che autorizzano l’intervento della forza pubblica con sintesi della motivazione
- i provvedimenti che autorizzino i minori agli incontri anche in forma protetta con i familiari i provvedimenti che autorizzano i minori a rientrare in famiglia.
Questi dati, ha spiegato la Ministra Roccella, rimarranno custoditi dal dipartimento per la giustizia minorile del ministero della giustizia, ma il Ministero avrà sempre la possibilità di interrogarli.
L’Osservatorio nazionale
L’Osservatorio nazionale è volto a monitorare l’attività delle strutture di assistenza pubbliche o private, delle comunità di tipo familiare e delle famiglie affidatarie, analizzando i dati raccolti nel registro nazionale.
Lo scopo dell’osservatorio è quello di segnalare eventuali anomalie, istituzionalizzazioni improprie degli affidi, far fronte a i illeciti e poter dunque compiere delle ispezioni o sopralluoghi se necessario all’interno delle strutture.
L’osservatorio ha il compito di emanare ogni anno entro il 30 di giugno i risultati della propria attività.
Obiettivi del ddl sulla tutela dei minori in affido
Gli obiettivi del ddl sono stati subito chiariti dalla Ministra Roccella, il desiderio è quello di avere dei dati non più aneddotici ma precisi e puntuali sulla situazione dei minori in affido in Italia, in modo da intervenire in caso di illeciti. Sponsorizzare poi l’affido, inteso come una soluzione momentanea (24 mesi prorogabili secondo la legge) per il minore allontanato dalla propria famiglia, evitando così istituzionalizzazioni improprie o affidamenti “sine die”, dunque troppo lunghi.
«Noi vogliamo sapere quante comunità ci sono, quante famiglie disponibili all’affido ci sono, quanti bambini ci sono, che cosa succede, vogliamo una tracciabilità e un sistema informativo che ci permetta di promuovere l’affido, inteso come forma di aiuto e sostegno alle famiglie in difficoltà e ai minori in difficoltà. Lo scopo principale è quello di sostenere le famiglie che vertono in una situazione di sempre maggiore difficoltà educativa e formativa, sostenendole in questo compito attraverso una forma di solidarietà che alcune famiglie possano garantire ad altre famiglie» così ha concluso la Ministra Roccella.
Le critiche mosse
Tante sono state le critiche mosse alla Ministra, innanzitutto l’utilizzo improprio all’interno del testo del ddl della parola “istituti”, i quali, come espresso all’articolo 2 comma 4 della legge 149 del 2001, che disciplina l’affido e l’adozione dei minori modificando la legge 184 del 1983, dovevano essere aboliti e convertiti per i minori o in comunità adottanti o in una famiglia affidataria entro il 31 gennaio 2006.
La Ministra ha risposto alla critica facendo riferimento alle parole utilizzate dal testo di legge che norma affidi e adozioni: «C’è stata fatta una critica perché abbiamo usato la parola istituti e sappiamo che sono stati ampiamente superati ma la legge nazionale utilizza ancora questo termine ed è per questo che abbiamo dovuto riportarlo così».
A destare non poche critiche è stata anche la frase con la quale la Ministra ha concluso il suo intervento al CdM: «Lo scopo principale è quello di sostenere in una situazione di sempre maggiore difficoltà educativa e formativa, sostenere le famiglie in questo compito attraverso una forma di solidarietà che alcune famiglie possano avere da altre famiglie». È sembrato quasi che, nel tentativo di sottolineare la momentaneità dell’affido familiare, si perdesse di vista quello che è centrale in affidi e adozioni ossia il preminente interesse del minore. L’affido, infatti, come l’adozione, ha al centro il minore e non la famiglia affidataria, adottiva o naturale, al bimbo deve essere garantita la migliore soluzione familiare in assoluto, che a volte risulta non essere la famiglia d’origine.
Sebbene come sancito dalla legge 149 del 2001 l'affido familiare sia per il minore una soluzione momentanea che non dovrebbe superare i 24 mesi, in Italia è tutt'altro che così, come dimostrano i dati più recenti in possesso sull'affido familiare, relativi al 2020. Il 22% dei minori rimangono con la famiglia affidataria tra i 2 e i 4 anni e il 39% oltre i 4 anni. Ad entrare in gioco, infatti, è il diritto del minore ad una continuità affettiva, sebbene la soluzione migliore per i piccoli sarebbe non vivere mai l'abbandono e il distacco dalla famiglia d'origine, se questa non è un posto sicuro per lui non bisogna forzarne per forza la reintroduzione.
La speranza di un affido più tutelato
Tuttavia è indubbio che una banca dati contenente le informazioni aggiornate puntualmente riguardo i minori in affido, non può che tutelarli, permettendo, grazie all’intervento dell' Osservatorio di agire in caso di illeciti e di rispondere con misure governative valide.
In un’intervista da noi fatta a Ivana Lazzarini, Presidente di ItaliaAdozioni, associazione nazionale che si occupa di favorire una migliore cultura dell’Adozione e dell’Affido nel nostro Paese, aveva inserito, infatti, tra gli elementi necessari ad oggi per i minori in stato di adozione o affido proprio una chiara banca dati:
«In Italia sono 30.000 i minori in affido. Oltre a quelli adottabili, ci sono circa 30.000 minori in affido: 15.000 in affido eterofamiliare e 15.000 in comunità. Hanno un nome, un’età, una storia. Sono tantissimi e sono bambini, ragazzi, che crescono… Sono anni di vita che non si recuperano. Anche qui urge una banca dati che monitorizzi i minori fuori famiglia».