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12 Marzo 2024
14:30

Asilo nido diffuso, la nuova frontiera del welfare aziendale per aiutare i genitori

L'asilo nido diffuso fa parte di un programma di sperimentazione in cui le aziende aiutano i dipendenti con figli riservando posti nelle struttura per l'infanzia e prendendosi carico di parte delle rette scolastiche.

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Asilo nido diffuso, la nuova frontiera del welfare aziendale per aiutare i genitori
Asilo nido diffuso

L'asilo nido diffuso è un progetto sperimentale di welfare aziendale che punta a supportare i lavoratori e lavoratrici con figli attraverso corsie preferenziali al momento dell'apertura delle iscrizioni nelle scuole per l'infanzia più vicine agli uffici dove lavorano i genitori.

Chiamato anche "asilo nido di prossimità", questo nuovo strumento di sostegno familiare porta le aziende che se ne fanno carico a selezionare un ristretto ventaglio di strutture per l'infanzia private distribuite sul territorio in modo da riservare alcuni posti ai figli dei dipendenti, risparmiando così ai genitori liste d'attesa infinite, lungaggini burocratiche e tutti i possibili disagi legati all'eccessiva distanza tra l'asilo e il luogo di lavoro.

Tale selezione tiene conto di determinati criteri per valutare la qualità del servizio offerto e, naturalmente, l'ammontare della retta annuale, visto che una parte delle spese verrà sostenuta proprio dall'azienda.

L'iniziativa parte dunque da un benefit già conosciuto, l'ormai noto asilo nido aziendale, per superarne alcune criticità. Dotarsi di un "nido" proprio con spazi adeguati e un personale qualificato, per esempio, richiede un notevole investimento da parte delle imprese, fattore che restringe molto il numero di realtà in grado di farsi carico di un simile sforzo in termini di risorse e operatività.

Occorrerà però ancora del tempo per valutare l'effettiva fattibilità del progetto. Al momento l'asilo nido diffuso è stato introdotto in Italia da tre società attive nel Terzo settore e nell'erogazione di servizi per le aziende (Jointly, Frasi e Becoming Education) come una sperimentazione che sta riguardando soltanto quattro territori circoscritti nelle aree di Milano, Monza Brianza, Roma e Torino.

In caso di successo, il modello potrebbe quindi essere esportato e diventare un nuovo calco sul quale impostare le future strategie di supporto ai lavoratori con figli.

Se però da un lato questa nuova possibilità pare aprire nuove prospettive per le strutture di welfare aziendale, l'assenza di un'adeguato intervento da parte delle istituzioni per tutto ciò che concerne rafforzamento delle misure di sostegno alle famiglie potrebbe smorzare di molto gli effettivi benefici per le mamme e i papà italiani.

In un Paese dove meno del 30% dei bimbi riesce a frequentare una scuola d'infanzia (la media europea è del 37%) a causa dei pochi posti disponibili e della distribuzione omogenea di strutture sul territorio, la necessità di riservare alcuni spazi nelle graduatorie per i figli dei dipendenti potrebbe ulteriormente penalizzare quei genitori che non laborano per  le (poche) compagnie che si avvalgono dell'asilo nido diffuso.

L'auspicio è dunque quello di vedere una politica che cessi di delegare ai privati ma si dimostri attivamente concreta su temi che, almeno stando alle dichiarazione, dovrebbero rappresentare la priorità di un programma fortemente incentrato sull'incremento della natalità e la valorizzazione del ruolo sociale dei genitori.

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Niccolò De Rosa
Redattore
Dagli studi umanistici all'esperienza editoriale, sempre con una penna in mano e quel pizzico d'ironia che aiuta a colorare la vita. In attesa di diventare grande, scrivo di piccoli e famiglia, convinto che solo partendo da ciò che saremo in grado di seminare potremo coltivare un mondo migliore per tutti.
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