Il corso di inglese delle cinque, la lezione di chitarra delle tre, la partita di calcio della domenica mattina. Prima di scegliere a quale attività extrascolastica iscrivere i figli occorre valutare la loro età, la loro predisposizione e i loro interessi personali per evitare che le ore di svago si trasformino in impegni frustranti. Uno stress che a volte si ripercuote anche sui genitori, costretti a correre dall’ufficio alla palestra, dalla piscina al teatro, dalla scuola al campetto, con una sosta di mezzo al supermercato.
Ecco perché le attività extrascolastiche, ore essenziali per la crescita e lo sviluppo di bambini e adolescenti, vanno organizzate senza esagerare o strafare: non è salutare, né per gli adulti né per i figli, che l’agenda famigliare diventi una partita a Tetris.
Quali attività scegliere?
Sport, teatro, scout, corsi di lingua, musica, volontariato. Il ventaglio di scelta nelle attività extrascolastiche è decisamente ampio, specie nelle grandi città, dove l’offerta di corsi e lezioni è più variegato rispetto che nei piccoli centri abitati. Prima di lasciarsi tentare da una o dall’altra disciplina, ha senso valutare l’età e gli interessi del piccolo e la conciliazione con il resto degli impegni familiari.
L'importanza dell'età
A volte il genitore si dimostra particolarmente ansioso, sperando che il figlio inizi quanto prima un’attività fisica pomeridiana. Tuttavia, spingere il piccolo a praticare uno sport prima del tempo rischia di rivelarsi frustrante per entrambi. L’American Academy of Paediatrics sottolinea che il bambino è pronto per iscriversi a un determinato sport quando ha sviluppato le competenze fisiche, mentali e sociali necessarie per praticare quella specifica attività motoria.
Vediamo le linee guida fornite dall’AAP sull’attività fisica in relazione all’età del piccolo:
2-5 anni
Si consiglia ai genitori di evitare di iscrivere i figli a sport organizzati prima dei 6 anni, perché prima di allora la maggior parte dei bambini non possiede le capacità motorie richieste, come riporta l’American Academy of Paediatrics. L’equilibrio e la capacità di attenzione fino ai 5 anni sono generalmente limitati, e la vista e la capacità di seguire gli oggetti in movimento non sono ancora completamente maturi.
Ciò non significa che prima dei 6 anni non vadano iscritti i figli ad attività extrascolastiche. Semplicemente, anziché gli sport organizzati sono da prediligere giochi liberi, con attività che permettano al piccolo di muoversi correndo, nuotando, lanciando e afferrando oggetti, senza regole stringenti o gare competitive. Tra i 2 i 5 anni infatti i piccoli imparano esplorando, sperimentando e copiando gli altri.
6-9 anni
Quando iniziano la scuola elementare i piccoli hanno generalmente acquisito le capacità motorie di base per praticare semplici sport organizzati, quali calcio, corsa, nuoto, baseball, tennis, ginnastica, arti marziali, sci.
Tuttavia, non significa che qualsiasi attività fisica sia alla loro portata: è difficile che a 6 anni i bimbi abbiano sviluppato pienamente la coordinazione occhio-mano (utile per svolgere abilità motorie complesse) o siano in grado di ricordare concetti e strategie complicate di gioco.
Giochi come football, basket, hockey e pallavolo risultano più complicati, a meno che non vengano modificati e adattati alla giovane età dei giocatori. A questa età, le regole dei giochi devono essere flessibili e devono essere messi in primo piano il successo e la partecipazione, più che la vittoria, il conteggio dei punti o la competizione.
10-12 anni
Via libera agli sport. Tra i 10 e i 12 anni il più dei bambini è pronto per gli sport più complessi, avendo ormai acquisito le abilità motorie e cognitive necessarie per svolgere attività anche complicate, che richiedono lavoro di squadra, strategie e abilità motorie particolari. Tuttavia, gli esperti consigliano di evitare di promuovere la competizione, e di incentivare il divertimento e la partecipazione.
Oltre all’età, è ovviamente essenziale tenere conto anche dei ritmi di sviluppo del singolo bambino.
Crescendo e stringendo amicizie, poi, il ragazzino sceglierà se ampliare o modificare il suo piano di attività extrascolastiche, aggiungendo magari impegni di volontariato, incontri in oratorio, attività con gli scout.
Interessi e passioni
È essenziale che il piccolo scelga una o più attività che gli piacciano. Magari non sarà semplice trovarla, e i primi anni andrà a tentoni, provando diversi sport, corsi e discipline. L’importante è che il focus rimanga sul piacere e sul divertimento, anziché sulla competizione, sulla vittoria o sul successo. Da genitori ha comunque senso invitare il figlio a praticare attività che promuovano la forma fisica e l’apprendimento di abilità.
Oltre allo sport, esistono anche diverse attività scientifiche, artistiche, musicali, che costituiscono delle vere e proprie opportunità di crescita per il piccolo, specie nei suoi primi anni di vita, quando si sta ancora sviluppando ed “assorbe” più informazioni. La musica, per esempio, ha degli enormi benefici sullo sviluppo del bimbo fin dalla più tenera età.
Attività e vita in famiglia
L’attività scelta non deve entrare in conflitto con le attività scolastiche e con la vita quotidiana della famiglia, se no si crea un controproducente “cortocircuito”. Se per esempio il bimbo frequenta il tempo pieno e trascorre il pomeriggio con gli educatori praticando anche dell’attività fisica, è comprensibile che all’uscita sia stanco e preferisca tornare a casa a riposarsi.
Se invece lo scolaro è abituato a stare per ore seduto al banco, ha senso che si sfoghi in palestra o in una scuola di danza divertendosi e scaricando la tensione accumulata durante al giornata.
Le attività extrascolastiche vanno diluite nel corso della giornata e della settimana. Se si esagera con corsi, attività e lezioni si rischia di sovraccaricare il bambino, oltre che l’intera famiglia, costringendo i genitori ai salti mortali per incastrare i diversi impegni del figlio. Ricordiamoci che le ore da dedicare allo svago, al movimento fisico, alle passioni, a un hobby, devono essere momenti di piacere, non di stress. Al piccolo deve essere lasciato il tempo di rilassarsi, giocare a casa o al parco da solo e con gli amici, di annoiarsi, in sostanza di respirare, senza essere soffocato da impegni e attività.