"Ah i giovani di oggi, dovrebbero fare il militare!" è il mantra di chi forse il servizio militare neanche lo ha fatto, ma pensa che i ragazzi di oggi siano maleducati, non facciano altro che rispondere male e siano protetti in tutto e per tutto dai genitori. Allora conviene obbligarli ad andare via di casa, indossare una divisa e sottostare a una disciplina che magari detestano e potrebbe portare a loro gravi danni. Sappiamo davvero cosa significa veramente fare il militare?
La leva militare obbligatoria
Il servizio militare obbligatorio, o leva italiana, è stato introdotto nel nostro Paese nel 1861, ed è esistito per ben 143 anni, quindi fino al 2004. Consisteva nell’obbligo, per tutti i ragazzi maschi, al compimento dei 19 anni di età, di abbandonare la propria casa per trascorrere un periodo di tempo all’interno di una caserma militare.
Prima di iniziare il percorso venivano sottoposti a delle visite mediche che ne stabilivano il grado di salute e dunque la possibilità o meno di iniziare a svolgere il servizio. Durante la giornata i ragazzi, a seconda del grado e della mansione, avevano compiti diversi, alla base dei quali vi erano sempre la disciplina, saper badare a se stessi, sottoporsi a prove fisiche e molto altro.
Il servizio militare obbligatorio, che inizialmente era di 3 anni, venne ridimensionato, arrivando ad essere di 10 mesi nel 1997. Negli anni dell’obbligo venivano esentati coloro che avevano problemi fisici che gli impedissero l’ingresso in caserma, coloro che entravano in seminario, o chi, orfano di un genitore o di entrambi, dovesse dunque occuparsi di mantenere la famiglia.
Dal 2004, con la legge Martino è decaduto l’obbligo della leva militare.
Il trauma per alcuni
La scelta di arruolarsi per l’esercito italiano deve essere totalmente libera, immaginare oggi di obbligare migliaia di 19enni a lasciare le proprie case per iniziare il servizio militare sembra assurdo. E per fortuna lo è.
Nel corso degli anni dell’obbligo militare sono aumentati drasticamente i casi di obiettori di coscienza, ossia di coloro che si rifiutavano di prestare il servizio militare e lo sostituivano con attività chiamate “servizio civile”.
Un tempo si pensava che la leva obbligatoria potesse essere un servizio utile a sottoporre i giovani a uno screening medico obbligatorio. Inoltre chi sperava che il servizio militare esistesse per sempre, era convinto che servisse a integrare ragazzi provenienti da realtà sociali diverse, zone differenti, consentire di mantenere l’ordine pubblico, insegnando ai giovani la disciplina e l’amore per la patria.
L’obbligatorietà era sancita dall’articolo 52 della Costituzione:
Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l'esercizio dei diritti politici. (Art.52 della Costituzione)
Molti raccontano, però, di un clima intimidatorio, di atteggiamenti di nonnismo, giochi stupidi e umilianti a cui le nuove reclute venivano sottoposte. Altri ne parlano nei termini di una bella esperienza. In ogni caso non era tutelato il diritto dei ragazzi di scegliere uno stile di vita diverso e lontano dalle armi. Ma a dare un ultimatum alla pratica fu il caso della morte in caserma di un ventiseienne, avvenuta nel 1999.
Cosa è cambiato nel tempo
Chi dice a giovani o bambini che dovrebbero fare il servizio militare lo fa perché vede atteggiamenti irriverenti, capricci che a lui non era permesso fare. La verità è che il concetto di famiglia si è evoluto ed è profondamente cambiato, i genitori di oggi sono stati figli educati in maniera molto diversa da come educheranno i propri figli. Dunque è normale che si instauri uno scontro tra modalità educative e che i genitori di ieri non capiscano quelli di oggi.
Si è passati da una famiglia di tipo normativo, in cui il figlio doveva obbedire al volere dei suoi genitori, liberi di scegliere per lui, a una famiglia di tipo affettivo, dove al centro si trova il dialogo e le regole non vengono imposte ma spiegate.
Il servizio militare obbligatorio, perfettamente si inquadrava nel primo modello di famiglia, non c’entra nulla col secondo, che tra l’altro rifugge ogni tipo di violenza fisica e psicologica.
Inoltre ad essere mutato nel tempo è stato anche il concetto di regola, se un tempo erano giuste di per sé, e valeva lo stesso per le norme imposte dal servizio militare, oggi le regole sono diventate molto più soggettive. C’è una grossa confusione tra un bisogno assoluto e una regola assoluta. Infatti noi genitori trasgrediamo spesso, vediamo i nostri bimbi non riuscire sempre a rispettare tutte le regole e questa è un’enorme lezione per loro. Così i piccoli capiscono che una regola è giusta finchè ci è accessibile e diventa deviabile nel momento in cui ne abbiamo bisogno. Pensiamo a quando diciamo ai nostri piccoli che non devono dire parolacce, o a quando davanti a loro ci imponiamo di non dirle, eppure quando siamo nervosi ci sentiamo auto-legittimati ad usarle.
Perché non si dovrebbe dire più
Purtroppo il tema della leva militare, è tornato alla ribalta durante le elezioni del 2022, tra i punti portati avanti da Matteo Salvini, che lo ritiene un ottimo metodo per l’educazione dei ragazzi.
In un mondo che, come dice l’ultimo report dell’ONU sulla salute degli adolescenti vede problemi psicologici e suicidi al terzo posto tra le cause di morte, non è pensabile presentare l’obbligo militare come soluzione all’irriverenza e alla ribellione, che spesso sono solo la punta dell'iceberg emotivo dei nostri ragazzi.
Va promosso il dialogo, la comprensione e mandarli lontano da casa a sottostare a regole imposte, quando non vorrebbero non è certo la soluzione.
Bisognerebbe invece ricorrere a figure specializzate, psicologi o pedagogisti, quando non si sa proprio come comunicare, per trovare la strategia migliore, che non è certo gridare al solo scopo che chi sta davanti a noi stia in silenzio.
Per quanto difficile dobbiamo ricordare che capricci, porte sbattute, scontri e persino i silenzi, sono forme di comunicazione importanti. In ultimo poi, dovremmo imparare a non giudicare mai i metodi educativi degli altri, dire a un ragazzo che avrebbe dovuto fare il militare, indica pensare di sapere come sarebbe stato meglio educarlo. Oppure vuol dire lavarsene le mani, sperando che alla sua educazione ci pensi qualcun altro.