Estate, concerti negli stadi, canzoni urlate a squarciagola, lacrime ed emozioni sotto a un palcoscenico e a luci stroboscopiche. Tra giugno e agosto i canali social vengono puntualmente invasi da video e storie di concerti e grandi eventi musicali ripresi con lo smartphone e condivisi in rete. Tra i fiumi di fan scatenati davanti all’artista del cuore, si scorgono anche bambini e qualche neonato. Ma è salutare per i più piccoli (e per le loro orecchie) assistere a un concerto, durante il quale si sfiorano i 110 decibel? Ne abbiamo parlato con il dott. Giuseppe Castellana, otorinolaringoiatra.
«Durante i concerti i bambini, come gli adulti, possono essere soggetti a traumi acustici legati all’esposizione a forti stimoli sonori – risponde il dott. Castellana –. L’esposizione ripetuta a suoni superiori a 80 decibel, infatti, si traduce in un rischio di perdita uditiva dopo i 18 anni di 2-3 decibel sulle soglie più acute, quindi è importante prestare attenzione». Una soglia, quella di 80 decibel, che viene ampiamente superata durante concerti ed eventi di musica dal vivo, dove si rilevano fino a 110 decibel, intensità alla quale possono verificarsi danni all'udito anche solo dopo pochi minuti di esposizione.
Tenere alta la guardia e preoccuparsi dell’esposizione al suono non significa automaticamente vietare i concerti ai giovanissimi. «I concerti non vanno demonizzati, sono eventi di aggregazione e la musica è una cosa bellissima a cui sicuramente i bimbi possono partecipare – precisa l’esperto – . Non bisogna, quindi, facilitare l’insorgenza di una fobia per i suoni intensi. Piuttosto, è opportuno sensibilizzare i bambini ed educarli a una corretta esposizione e, durante un concerto, tenerli in punti più tranquilli e sicuri, dove l’esposizione a stimoli sonori è meno potente». Ha senso, quindi, prediligere uno spazio vasto e aperto e scegliere i posti a sedere delle tribune, qualora previsti, rispetto a quelli in piedi del “prato” o del “parterre” vicino alle casse, sia per motivi di spazio e sicurezza, sia per motivi uditivi.
Particolare riguardo, tuttavia, meritano i neonati e i piccoli di pochi mesi di vita, più sensibili agli stimoli esterni: per loro il biglietto del concerto è da stracciare. «Sarebbe preferibile evitare di portare un neonato a un concerto, – continua l’esperto – anche per i rischi legati all’affollamento e all’evento stesso. Se ci sono momenti di esposizione forte al suono, comunque, può essere una soluzione valida proteggere le orecchie con delle cuffie o dei tappi che, se ci si trova in un punto dell’arena dove la musica è forte, possono attutire il volume».
Diverso è il caso di fan con qualche anno in più, in grado di partecipare attivamente allo show musicale e di godersi lo spettacolo. Per loro i concerti sono un’occasione di sano divertimento che non ha senso vietare, pur mantenendo le adeguate accortezze riguardo all'esposizione sonora.
L’orecchio di un bambino con un udito normofunzionante non è diverso da quello di un adulto. A cambiare è la risposta a un forte stimolo sonoro: se la musica alta scatena chiunque, nel caso dei bambini funziona come un energizzante. «Mentre in un adulto un danno acustico si manifesta con un acufene, cioè una sorta di fischio o ronzio che si avverte nelle orecchie, nel caso di bambini, oltre a un calo uditivo ed acufeni temporanei, può manifestarsi una sorta di iperattività, una certa irrequietezza, un comportamento più vivace, oltre a disturbi del sonno, cognitivi e dell'apprendimento, soprattutto in caso di un’esposizione cronica».
Esporre frequentemente i piccoli a suoni alti, tra l’altro, rischia di avere ripercussioni negative sull’udito in età adulta. «Il bambino che è stato esposto già da piccolo a suoni intensi è più a rischio in età adulta di sviluppare precocemente disturbi uditivi come un calo dell’udito sulle alte frequenze. In sostanza, se già c’è stato un danno iniziale, quando si arriva a 30/40 anni, anche a causa della degenerazione dettata dall’età, sarà più probabile soffrire di un calo uditivo rispetto a una persona che non ha mai avuto traumi acustici». «Se, però, si evitano posti eccessivamente rumorosi, anche con l'aiuto di tappi per le orecchie, e i bambini vengono sensibilizzati spiegando loro di prestare attenzione ai forti rumori, il concerto non è assolutamente da vietare».
Oggi esistono App e siti che consentono di misurare in maniera rudimentale i decibel ovunque ci troviamo, che sia a un concerto, in strada o a casa. La soglia da non superare è quella di 70 decibel a lavoro e 80 decibel nella vita quotidiana, anche se, come spiega l’esperto, con l’aumento dell’inquinamento acustico oggi è facile oltrepassarlo, e ad un concerto o in discoteca si arriva rapidamente a 100-110 decibel. «Gli adolescenti quando tornano a casa dopo essere stati a ballare spesso avvertono la sensazione di orecchio ovattato, che in genere passa poco dopo, tuttavia, se il danno uditivo è ripetuto, la sensazione può persistere. A maggior ragione i bambini, essendo più piccoli, devono essere più protetti per evitare sintomi simili in età adulta».
Un sonoro “sì” ai concerti con i figli piccoli, quindi, purché non neonati e con qualche accortezza in più da parte dei genitori. E se è vero che, come scrisse Nietzsche, «La vita senza la musica sarebbe un errore», evitiamo di commettere uno sbaglio, e godiamoci la musica in famiglia, piccoli inclusi.