«Se te lo chiedono, dì che sei caduto dalle scale, altrimenti non ti faccio più rivedere la mamma e la nonna». Questa la minaccia con la quale un patrigno violento di Torino, ha comprato per anni il silenzio di suo figlio e di sua moglie. L'uomo oggi è stato condannato a 10 anni di carcere per tentato omicidio del bimbo.
Lo scorso gennaio il piccolo, di soli 6 anni, dopo l'ennesima violenza subita dal patrigno 26enne, si è sentito male, troppo male per non chiamare i soccorsi neanche questa volta.
Raggiunto l'Ospedale Regina Margherita i medici hanno subito rilevato un quadro clinico spaventoso, intestino spappolato, lividi e lacerazioni sulla pelle. L'equipe medica ha dovuto salvare la vita al bambino rimuovendogli 30 cm di intestino, con un intervento d'urgenza.
I dottori hanno notato che il bimbo sembrava molto spaventato, chiedeva scusa in continuazione e non si lamentava di nulla, nemmeno del tubicino della flebo, che di tanto in tanto si staccava dal braccio. Il piccolo ha continuato, insieme alla sua mamma, a sostenere la tesi della caduta dalle scale, fino a che l'intervento di una psicologa ha dato la possibilità al Gup di Torino di raccogliere intercettazioni ambientali importantissime, che hanno incastrato il papà violento.
Quando il 6enne si è trovato da solo con la psicologa nella sua stanza, mentre lei raccontava lui la fiaba del coniglietto Chopin, è a poco a poco emerso tutto il dolore che il bimbo teneva nascosto. Durante la lettura il bimbo stava attento ma manifestava elementi indicatori di disagio e maltrattamento. Per esempio, si è affacciato alla finestra ed è sembrato spaventato da una signora che stava passeggiando, convinto maneggiasse una pistola quando invece era solo il suo cellulare.
Da qui gli inquirenti hanno deciso di seguire la pista delle violenze domestiche, di cui il patrigno poi è stato accusato. Il bambino è stato sentito e dai suoi racconti è emerso il motivo per cui il suo intestino era in quelle condizioni. Il papà del piccolo, visto che il bimbo aveva iniziato a bere un bicchiere d'acqua senza il suo permesso, gli aveva legato le braccia dietro la schiena, così che non si potesse difendere, e riempito di calci sull'addome. Più il piccolo si dimenava, piangeva e vomitava, più il patrigno continuava a picchiarlo, a suo dire, convinto che il bambino lo stesse prendendo in giro.
Il copione del patrigno violento si ripeteva identico a se stesso continuamente tra le mura di quella casa, dove le sue minacce erano così terribili da convincere anche la mamma del bimbo al silenzio. L'uomo alternava minacce: «Non rivedrai ma più la tua mamma se dici la verità, neanche la nonna o la zia» a promesse:«Ti compro tutti i giocattoli che vuoi», «Se non dici che sono stato io appena usciamo ti porto dai nonni», «Se dici che sei caduto dalle scale poi andiamo al mare».
Sono state anche interrogate le insegnanti che hanno raccontato di un bambino molto bravo a scuola ma spesso assonnato. E la zia del bambino che ha riportato una frase molto significativa per le indagini, il bimbo sembrerebbe averle detto che desiderava degli spinaci per pranzo: «Così diventerò più forte di lui e potrò dargli un pungo». Anche la mamma del piccolo, quando il patrigno violento è stato arrestato ha raccontato la verità dei fatti e la paura che l'ha convinta al silenzio.