Un «tragica fatalità» non imputabile a nessun colpevole. È questo il risultato della perizia che era stato disposta dal pubblico ministero Maria Sabina Calabretta per far luce sul decesso del bimbo che lo scorso 8 gennaio era accidentalmente rimasto soffocato dal corpo della madre dopo che quest'ultima si era addormentata a causa delle fatiche del travaglio.
La disgrazia si era consumata presso l'ospedale Pertini di Roma appena 72 ore dopo il parto e la mamma aveva immediatamente sporto denuncia accusando d'incuria il personale ospedaliero, reo di averla abbandonata a sé stessa mentre non era in condizioni di badare alla sicurezza del piccolo.
Ora però l'accertamento condotto dal medico legale Luigi Cipolloni sembra scagionare medici e infermieri, i quali avrebbero rispettato alla lettera il protocollo, lasciando il neonato con la madre – pratica ormai diffusa e consigliata dalla stessa OMS per favorire il legame madre-figlio – e recandosi nella stanza della neo-mamma ogni due ore per controllare la situazione.
La perizia, eseguita ascoltando le testimonianze sia degli addetti del reparto, sia delle altre mamme presenti all'epoca dei fatti, ha dunque concluso che la morte del bimbo sarebbe sopraggiunta per una casualità imprevedibile e priva di responsabili.
Ora toccherà alla Procura della Repubblica che sta indagando per omicidio colposo decidere sul da farsi.
Nel frattempo però, la reazione della madre non si è fatta attendere.
Raggiunta dai cronisti di Repubblica, la donna ha rilasciato commenti al vetriolo contro l'esito della perizia e i responsabili della struttura ospedaliera.
«Sono scioccata – riporta il quotidiano – Da quello che leggo le infermiere erano presenti continuamente, ma non è così. Sono stata abbandonata, come ho scritto in denuncia. Con l'avvocato abbiamo deciso di prendere gli atti e valutare come muoverci».
Nel suo esposto la madre aveva infatti dichiarato di aver più volte fatto presente al personale di corsia di essere stremata per gli strascichi di un parto naturale durato oltre dieci ore, rimanendo però inascoltata.