Bonding, come innamorarsi la prima volta

Il primissimo legame tra bimbo e genitore scatena nel corpo reazioni molto simili all'innamoramento. Ecco cos'è il bonding e perché è così importante sia per i primi mesi di vita del bebè, sia per il rapporto genitore-figlio.

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Bonding, come innamorarsi la prima volta
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L'OSTETRICO RICCARDO FEDERLE

Vampate di calore, viso arrossato, bocca secca, cuore che accelera e sudore alle mani: sono sintomi che abbiamo sperimentato più o meno tutti quando ci siamo innamorati.

L’innamoramento è, infatti, una fase perpetua e ciclica della vita che non smette mai di stupirci, a prescindere dall’età. E, socialmente parlando, è universalmente riconosciuta l’importanza che la memoria dà alla nostra prima cotta giovanile.

Eppure c’è un innamoramento che accade ben prima nel tempo, anche se non lo ricordiamo affatto. Si tratta di quello che avviene alcuni minuti dopo la nascita direttamente con la persona che ci ha messo al mondo. È il Bonding, il cosiddetto innamoramento tra mamma e bambino.

Bonding: di cosa stiamo parlando

Se è pur vero che già dalle prime ecografie i prossimi genitori iniziano a fantasticare sul futuro della loro nuova vita di famiglia, il cosiddetto “bambino immaginario” rimane profondamente diverso da quello reale.

Tutto diventa molto più chiaro dopo il parto quando, finalmente, un esserino umidiccio e piagnucoloso viene appoggiato sul seno materno nel quale trova immediatamente rassicurazione.

Dopo lo shock della nascita, sono le prime percezioni del piccolo a rassicurarlo

Il momento della nascita è in effetti complesso per la madre quanto per il bambino e il passaggio dall’ambiente caldo e ovattato dell’utero a quello freddo e rumoroso della sala parto non è certo privo di shock. Anche il cucciolo d’uomo, per qualche momento, fa fatica a capire cosa stia succedendo: ma gli basta sentire l’odore, la voce ed il sapore del colostro materno per capire di essere al sicuro.

Tutti questi meccanismi biologici ed emozionali concorrono perciò, nei primi minuti di vita, a rafforzare quel legame tra mamma e bambino che sarà alla base della loro relazione futura. Anche dal punto di vista ormonale si è visto come la madre, in questo momento, sperimenti un appagante picco di ossitocina, più alto di qualsiasi altro momento della vita: è l’ormone dell’amore e, per questo, parliamo di innamoramento.

Le basi anatomiche e fisiologiche

L’ossitocina prodotta in modo fisiologico dal corpo durante il parto ed il post partum non è solo il carburante per le contrazioni ma ha anche notevoli altri ruoli: agisce infatti come regolatore del fattore dell’ansia a livello dell’amigdala, come calmante e riduttore dell’aggressività in risposta allo stress, aspetto tipico di tutte le femmine di mammifero e, infine, come inibitore del sistema di “attacco o fuga”, anche in questo caso con il risultato di un sensibile aumento della soglia di tolleranza allo stress.

Allo stesso modo anche estrogeni, progesterone e prolattina sono ormoni che hanno un ruolo fondamentale per favorire il processo di attaccamento e molte altre funzioni: gli estrogeni, ad esempio, sono fondamentali per favorire l’attivazione delle aree prefrontali dell’empatia, la sintesi di relaxina, l’attivazione dei recettori dell’ossitocina, l’allungamento della fase REM del sonno che conferisce ai sogni una funzione di scarico psichico, l’aumento della creatività e dell’intuizione ed il rilascio di tensione psichica.

Il progesterone, invece, contribuisce in primis ad inibire il sistema ortosimpatico favorendo un maggiore coping allo stress, inibisce la risposta di “attacco o fuga” e favorisce la creazione del cosiddetto “grembo psichico” per il bambino.

La prolattina, infine, partecipa tra le altre cose ad aumentare la resistenza umana alla carenza di sonno e ad elevare la sensazione di competenza materna.

Particolare attenzione allo stress

Lo stress severo rimane il vero grande nemico in ogni momento della vita. Chi, infatti, non vive circondato da preoccupazioni? Ebbene, anche in gravidanza la tensione continua a farsi sentire ma più di altri momenti della vita è opportuno prestarci attenzione.

Se, infatti, un livello fisiologico di stress in gravidanza (e, di conseguenza, di cortisolo) rende i bambini più forti e più capaci di resistere a loro volta allo stress durante la vita, un livello eccessivo dello stesso può comportare più cose nei confronti del nascituro:

  • Maggior incidenza di insulino-resistenza; riduzione della crescita
  • Riduzione dell’immunità
  • Riduzione dell’aderenza placentare e disturbi cognitivi.

Le buone pratiche

A partire dal “pelle a pelle” in sala parto (il contatto diretto a pelle nuda tra madre e bambino che dovrebbe essere favorito ed incoraggiato come best practice in ogni parto fisiologico), aspetto fondamentale per il bonding e l’avvio dell’allattamento al seno, rimane quindi opportuno non smettere di dedicare del tempo alla parte emotiva della relazione mamma-bambino.

Già durante la gravidanza sarebbe buona norma trovare quotidianamente uno spazio per fuggire dal repentino susseguirsi degli eventi per dedicarsi invece alla cura personale, ad attività fisica moderata e magari all’ascolto di buona musica.

Dopo la nascita va invece cercato un nuovo equilibrio fatto sicuramente di tempi più stretti ma anche di una serie di persone che possono aiutare in faccende secondarie, aspetto che permette alla neomamma di dedicare più energie ad instaurare e perseguire questa pratica di innamoramento, tramite allattamento, contatto e tante coccole e massaggi.

bonding padre

Il punto di vista dell'altero genitore

Se chi porta la creature in grembo vive la possibilità, da un certo punto in poi della gravidanza, di percepire i movimenti e gli stati d’animo del bambino attraverso la pancia – il che aiuta ulteriormente il suo cervello a concretizzare l’idea del piccolo che verrà alla luce – per l’altro genitore è tutto molto più complesso perché per molti mesi fatica a rendersi conto della realtà.

Ma se il deficit di non vivere l’esperienza in prima persona può sembrare un notevole scacco di partenza ciò non significa che non esista la possibilità di instaurare una relazione proficua con il nascituro. Per prima cosa, infatti, vale la pena ricordare come l’instaurarsi di qualche rituale di coppia (magari un momento speso per il benessere reciproco) durante la gravidanza possa essere un grande valore aggiunto alla relazione reciproca.

La presenza in sala parto del partner, poi, è ulteriormente significativa al fine di rafforzare quel legame della triade (bimbo-genitori) che per la madre risulta maggiormente scontato.

L’altro genitore ha infatti un ruolo fondamentale nella protezione e nella crescita del nuovo nucleo che si sta formando. Perché non investire dunque del tempo anche in un bonding con chi il piccolo non lo porta in pancia? Una sfida significativa ma sempre più necessaria per una società che punta a parificare diritti ed opportunità tra i generi.

Le informazioni fornite su www.wamily.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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Riccardo Federle
Ostetrico
Laureato in ostetricia nel 2013 con 110/110 e lode, dopo una specializzazione triennale dedicata alla medicina non convenzionale (2017) nel 2020 ho conseguito un master in “Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza” e uno in “Medical Humanities”. Nel 2023 ho terminato un master in “Management per le funzioni di coordinamento delle professioni sanitarie”. Ostetrico e referente rischio clinico presso l’Ospedale Pederzoli di Peschiera del Garda, sono socio fondatore e presidente dell’associazione di divulgazione scientifica “La Lampada delle Scienze”. Mi occupo inoltre di progetti scolastici e consulenze aziendali.
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