Boom di fecondazione assistita in Italia, a dirlo sono i nuovi dati del Ministero della Salute, raccolti nel Rapporto sull'evento nascita in Italia. I parti avvenuti con procreazione medicalmente assistita (PMA) sono aumentati complessivamente del 73% in dieci anni. E non è tutto, perché le donne che hanno fatto ricorso alla fecondazione in vitro con successivo trasferimento di embrioni nell'utero (la cosiddetta FIVET) sono passate dal 37% del 2012 al 48% nel 2022. È lievemente cresciuta anche la percentuale di chi ricorre al metodo di fecondazione in vitro tramite iniezione di spermatozoo in citoplasma (ICSI).
Dieci anni sono lunghi e hanno segnato un profondo cambiamento del tessuto sociale nazionale. Le donne che hanno partorito nel 2022 hanno un profilo diverso rispetto alle mamme del 2012: il 20% dei parti infatti è relativo a madri di cittadinanza non italiana. Tale fenomeno è più diffuso nelle aree del Paese con maggiore presenza straniera, ovvero al Centro-Nord. Le aree geografiche di provenienza più rappresentate, sono quella dell’Africa (28,7%) e dell’Unione Europea (19,6%).
Le mamme moderne sono anche donne più colte rispetto al passato: il 42,5% ha una scolarità medio alta, il 22,7% medio bassa e il 34,8% ha conseguito la laurea. Fra le straniere prevale invece una scolarità medio bassa (41,3%). Il 58,6% delle madri ha un’occupazione lavorativa, il 24,7% sono casalinghe e il 14,5% sono disoccupate o in cerca di prima occupazione. L’età media al primo figlio è per le donne italiane superiore a 32 anni.
Aumentano le fecondazioni in vitro, i parti di donne straniere, ma l’Italia resta un paese che sta invecchiando. Continua il fenomeno della denatalità (535.428 nati totali nel 2012, 393.997 nel 2022 che si traduce con 142 mila piccoli in meno). L' 89 % dei parti, si legge nel rapporto, è avvenuto negli Istituti di cura pubblici ed equiparati, il 10,8% nelle case di cura e solo lo 0,15% altrove (altra struttura di assistenza, domicilio, etc.). Nelle Regioni in cui è rilevante la presenza di strutture private accreditate rispetto alle pubbliche, le percentuali sono sostanzialmente diverse. Il 62,2% dei parti si svolge in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti annui.
Molto buoni invece i dati relativi alla salute dei bambini: nei test di valutazione della vitalità del neonato tramite indice di Apgar, il 98,5% dei nati ha riportato un punteggio a 5 minuti dalla nascita compreso tra 7 e 10. Lo 0,9% dei nati ha un peso inferiore a 1.500 grammi ed il 6,2% tra 1.500 e 2.500 grammi. É in calo il numero dei bimbi nati morti: il 2022 sono stati 994, corrispondenti a un tasso di natimortalità, pari a 2,40 nati morti ogni 1.000 nati e si sono registrati 4.332 casi di malformazioni diagnosticate alla nascita.
La percentuale di parti cesarei si riduce, passando dal 36% del 2012 al 31% circa del 2022: un dato che però difficile da leggere perché dipende dalla struttura ospedaliera: si effettua infatti nei centri privati con un tasso del 44,5% contro il 29.3% degli ospedali pubblici. Il parto cesareo è più frequente nelle donne con cittadinanza italiana rispetto alle donne straniere.