Per la prima volta è stato messo a punto un protocollo per la gestione dei casi di bronchiolite nei neonati. Un team di esperti italiani e francesi in pediatria, infatti, ha stilato l'elenco di procedure da adottare nei bimbi affetti da questa malattia ricoverati nei reparti di terapia intensiva. Una malattia che, purtroppo, causa la morte di centinaia di migliaia di bambini ogni anno.
Nel mondo non era mai stato messo a punto un protocollo del genere. Grazie allo studio pubblicato su The Lancet eClinical Medicine oggi è possibile intervenire velocemente per tenere sotto controllo una malattia molto pericolosa per i bambini, un'infezione respiratoria che di solito colpisce pazienti molto piccoli. E nei casi più gravi può risultare fatale. Studio al quale hanno partecipato l'Università Paris Saclay di Parigi, l'Università UniCamillus di Roma, le Unità Pediatriche di Terapia Intensiva del "Bambino Gesù" di Roma e dell'Ospedale Universitario di Padova, la Fondazione Policlinico "Gemelli" di Roma e il Centro di Ricerca e Studi sulla Leadership dell'Università "Cattolica del Sacro Cuore" di Roma.
La bronchiolite è un'infezione respiratoria, che colpisce soprattutto i neonati e i bambini molto piccoli: nella maggior parte dei casi è provocava dall'RSV il Virus Respiratorio Sinciziale. La malattia stagionale è molto infettiva e nei casi più gravi può causare anche il decesso, a causa dell'insorgere di un'insufficienza respiratoria critica. Molti i ricoveri in pediatria e anche nei reparti di terapia intensiva neonatale.
Fino a oggi non esisteva un protocollo congiunto per gestire la malattia nei bimbi più piccoli. Adesso c'è, grazie a un team di ricercatori ed esperti di università italiane e francesi, guidato da Daniele De Luca, professore ordinario di Neonatologia all'Università Paris Saclay e coordinato da Maria Rosaria Gualano, professoressa associata di Igiene all'università UniCamillus.
Le linee guida servono a preparare i sanitari ospedalieri a riconoscere tempestivamente i casi gravi di bronchiolite, così da trasferirli immediatamente nei reparti di emergenza. Il protocollo, inoltre, ha individuato i criteri per diagnosticare i livelli di gravità del paziente pediatrico, le modalità di gestione dei casi, non solo per quello che riguarda la terapia farmacologica, ma anche la nutrizione e l'idratazione, così da scongiurare il più possibile il ricorso all'intubazione, usando sistemi di assistenza respiratoria non-invasiva avanzata. Inoltre, nel protocollo sono contenute informazioni utili per controllare la diffusione del virus, attraverso i dispositivi di protezione individuale, forme di isolamento, filtri e altre tecniche.
In questo modo si vuole sia proteggere i neonati, sia evitare il collasso dei reparti di terapia intensiva neonatale. La professoressa Gualano spiega: "Il protocollo proposto dal nostro studio diventa cruciale per la gestione dei piccoli pazienti che presentano fragilità e diventano casi più severi e complessi da gestire. Coniugando la ricerca basata sui migliori studi di riferimento con i dati della nostra realtà quotidiana, siamo stati in grado di raggiungere questo importante traguardo, per cui ci aspettiamo ottimi risultati dalle applicazioni in tutti i contesti di questo tipo, sia dal punto di vista del miglioramento degli outcome clinici, sia da quello economico, visto il buon livello di costo-efficacia di questo approccio".