La dipendenza degli studenti da ChatGPT si traduce in procrastinazione, perdita di memoria e calo del rendimento sui banchi. A suggerirlo è uno studio pubblicato sull’International Journal of Educational Technology in Higher Education che ha analizzato le cause e le conseguenze dell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale generativa tra gli studenti universitari. I giovani sperano di trovare una sponda nella macchina tecnologica quando il carico di studio diventa pesante e il tempo a disposizione è poco. Una tendenza che preoccupa gli esperti di educazione perché, se utilizzato impropriamente, lo strumento rischia di avere effetti negativi sulla loro produttività.
Lo studio
A spingere i ricercatori ad indagare il fenomeno è l’uso improprio e progressivamente più diffuso del chatbot di OpenAI sui banchi, che consente, ad esempio, di tradurre un testo, elaborare un saggio o risolvere operazioni matematiche. Il tutto in qualche secondo.
«Nell’ultimo anno ho osservato una dipendenza crescente e acritica dagli strumenti di intelligenza artificiale generativa tra i miei studenti per i vari compiti e progetti che ho assegnato» ha spiegato l'autore dello studio Muhammad Abbas, professore associato presso la FAST School of Management di Islamabad.
I ricercatori hanno tentato di capire quanto gli studenti utilizzassero effettivamente lo strumento per lo studio. I giovani partecipanti – 165 in totale, iscritti ad atenei pakistani – hanno risposto a domande come “Uso ChatGPT per i miei compiti nel corso”, “Sono dipendente da ChatGPT quando si tratta di studi” e “ChatGPT fa parte della mia vita universitaria” per valutare il loro livello di dipendenza nella routine quotidiana di studio.
In seguito gli studiosi hanno applicato il campione a 494 alunni per raccogliere dati di confronto e valutare l’impatto dello strumento tecnologico sui livelli di procrastinazione, sulla perdita di memoria e sul rendimento universitario.
I risultati
Il bot di Intelligenza Artificiale è una sorta di genio della lampada che esaudisce le richieste dell’utente-Aladino. Ma a che prezzo?
Salato, secondo gli studiosi che hanno lavorato allo studio. Abbas e i colleghi hanno scoperto che alti livelli di carico di lavoro accademico e pressione temporale erano indicatori significativi di un maggiore utilizzo di ChatGPT. In sostanza, gli studenti, sotto stress accademico hanno più probabilità di cercare supporto nell’Intelligenza Artificiale.
Il problema è che il ricorso più frequente al bot di IA è stato associato a livelli più elevati di procrastinazione e perdita di memoria e a un impatto negativo sul rendimento, che si riflette nelle medie dei voti degli studenti.
«La persona media – ha dichiarato Abbas – dovrebbe riconoscere il lato oscuro dell’uso eccessivo dell’intelligenza artificiale generativa». Un lato oscuro legato all’integrità accademica e ai risultati di apprendimento degli studenti che, comunque, non tolgono credito alla macchina tecnologica, che rimane un utile e valido strumento, se adeguatamente utilizzato.