Siete fortunosamente riusciti a prendere un mezzo pubblico con un bambino piccolo. Nessuno vi ha aiutato con passeggini, borse e o bagagli. Vi siete addirittura seduti. Siete felici, vi sembra di essere tornati alla normalità. Ma… Ma quell'odore inconfondibile, quell'afrore che fa subito "casa", vi riporta alla realtà. No. Non adesso. Ti ho cambiato prima di uscire, e che cavolo!
Miasma, fetore, puzzo, lezzo. Chiamatelo come volete, pure "fiorellino di mamma che ha digerito", ma sempre quello resta. Se ne accorge la signora seduta accanto, il signore in ultima fila, se ne accorgono gli studenti che dopo un attimo di smarrimento ridacchiano ma non si mostrano scandalizzati come la signora e il signore di cui sopra. Sì, perché sembra che dopo una certa età ci dobbiamo sempre mostrare scandalizzati per questi bambini moderni che a due anni ancora non sanno stare al mondo.
Intanto, però, l'aria è mefitica. Certo, se si è in un treno si può azzardare la mossa estrema di cambiare il pargolo nei 50 centimetri quadrati del bagno. Se si è su un autobus, si può guardare con aria di rimprovero la signora antipatica facendo credere a tutti che sia stata lei. Se si è in Nord Europa, si può cercare uno qualsiasi dei mille fasciatoi pubblici disseminati ovunque. Ma, se siamo in una qualsiasi situazione tipica italiana, speriamo solo che per miracolo nessuno se ne accorga.
Cosa impossibile, perché l'hanno sentita anche nella strada a fianco, ma basta fischiettare con naturalezza. Magari evitando di rimproverare il bambino, cosa dannosa oltre che inutile. Se ha il pannolino, sarà perché non riesce ancora a farla da solo. Se poi lo rimproveriamo, come minimo diventerà stitico pensando che evacuare sia una cosa disdicevole.
Dovremmo tutti fare un po' di esercizio: chi ha figli, esercizi di rilassamento perché la puzza di cacca del bambino non è la fine del mondo, per quando imbarazzante. Chi non ha figli… Magari non lo ricorda, ma neanche le sue deiezioni erano al gelsomino.