Voi che genitore siete? Ogni mamma o papà adotta un approccio diverso nell’interagire e crescere i propri figli, che inevitabilmente si riflette sulla morale, sui principi e sulla condotta dei piccoli, gli adulti di domani. Le caratteristiche del metodo educativo scelto dal singolo genitore infatti influenzano profondamente i comportamenti e le azioni dei figli. Come riporta il National Library of Medicine (NLM), sono quattro i principali stili genitoriali: autoritario, autorevole, permissivo, non coinvolto. Le categorie raggruppano le caratteristiche salienti di determinati approcci genitoriali. Ogni genitore rientra in una delle quattro tipologie, anche se è possibile non rispecchiarsi totalmente in un unico profilo e avere dei punti in comune con un altro metodo genitoriale.
Genitorialità autoritaria
I genitori autoritari sono mamme e papà poco flessibili che adottano uno stile di comunicazione unidirezionale: è il genitore che detta regole rigide (generalmente senza spiegarle) ai figli, a cui i piccoli sono tenuti ad attenersi e obbedire. Si aspettano che i figli rispettino determinati standard e aspettative senza commettere errori. Se i piccoli sbagliano, vengono puniti.
I figli di genitori autoritari finiscono frequentemente in punizione per il loro comportamento scorretto. Tanti di loro manifestano elevati livelli di aggressività e rabbia e sono timidi, socialmente isolati e hanno difficoltà a prendere decisioni in autonomia, anche a causa della loro scarsa autostima. Crescendo potrebbero ribellarsi contro le figure autoritarie che incontrano lungo il loro cammino.
Genitorialità autorevole
I genitori autorevoli sviluppano una relazione stretta con i figli e aperta al dialogo. Incoraggiano i piccoli ad essere indipendenti, insegnando loro a raggiungere autonomamente gli obiettivi. Utilizzano le punizioni come strumenti di insegnamento per i piccoli, non di castigo fine a se stesso, per questo spiegano le ragioni delle regole prima di stabilirle. Si tratta di uno stile genitoriale che richiede pazienza e impegno da entrambe le parti, ottenendo però risultati più sani per i piccoli.
I figli di genitori autorevoli infatti sono bambini fiduciosi, responsabili, in grado di autoregolarsi e gestire in modo più efficace le loro emozioni negative. Hanno una spiccata autostima e, generalmente, un buon rendimento scolastico.
Genitorialità permissiva
I genitori permissivi sono affettuosi, premurosi ed esercitano poche pressioni nei confronti dei figli. Impongono regole limitate, nutrono basse o nulle aspettative verso i bambini e adottato una comunicazione aperta con loro. Si comportano più come amici che come genitori e consentono ai piccoli di ragionare in autonomia.
La libertà che concedono i genitori permissivi ai figli a volte tuttavia si traduce in condotte e abitudini negative perché vengono a mancare le indicazioni degli adulti sulla moderazione. L’assenza di regole e limiti sull’orario in cui si va a dormire, sul tempo da dedicare ai compiti e su quello da trascorrere davanti allo smartphone, al computer o alla televisione, all’alimentazione espone i bambini a diversi pericoli, come, in caso di cattiva dieta, il rischio di obesità o di problemi di salute. Anche se di norma hanno acquisiscono una buona autostima e discrete abilità sociali, tendono ad essere figli impulsivi, esigenti, egoisti e incapaci di autoregolamentarsi.
Genitorialità non coinvolta
I genitori non coinvolti sono piuttosto distaccati e disinteressati ai loro figli, pur soddisfacendo i loro bisogni primari. Non utilizzano particolari stili disciplinari o regole, comunicano poco con i piccoli e non nutrono quasi mai aspettative nei loro confronti. La libertà concessa dai genitori non coinvolti è totalmente diversa dalla libertà dei genitori permissivi: mentre la seconda è dovuta all’attitudine bonaria, indulgente e affettuosa degli adulti, l’indipendenza lasciata dai genitori non coinvolti è dovuta allo scarso interesse nei confronti dei figli.
La genitorialità non coinvolta rende i figli apparentemente autosufficienti rispetto ai bambini che ricevono altri tipi di educazione, tuttavia l’autonomia viene sviluppata per necessità, non per cura. I piccoli potranno dunque avere difficoltà a controllare le loro emozioni, nel creare o mantenere le relazioni sociali e nel percorso di studi.