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16 Marzo 2023
11:00

Chi è e cosa fa il pedagogista: dal Paleolitico all’era dei pc per curarsi dell’evoluzione dell’altro

Cosa significa educare e chi è l'esperto in questo campo? Il pedagogista, figura non solo legata alla scuola come erroneamente si crede, che tende a curarsi dell'evoluzione e della crescita dei nostri bambini. Dal Paleolitico ai pc per comprendere di cosa ci occupiamo noi pedagogisti.

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Chi è e cosa fa il pedagogista: dal Paleolitico all’era dei pc per curarsi dell’evoluzione dell’altro
Pedagogista
Bimbo-e-pedagogista

Oggi più che mai siamo di fronte a una sfida che, nonostante esista fin dagli albori della civiltà, viene percepita con nuovo slancio e senso di necessità: l’educare. Ma cosa significa “Educare” e chi si occupa in modo precipuo di questa necessità? Siamo soliti rappresentare la parola pedagogia con temi riferiti a: scuola, bambini, didattica.

Non solo: la pedagogia respira in modo più ampio, connettendo età diverse e temi differenti. Il tutto partendo da un unico concetto: prendersi cura dell’evoluzione dell’altro. Parleremo di alcune connessioni della pedagogia con l’evoluzione dell’essere umano, con aneddoti che ci aiutino a capire chi è e cosa fa il pedagogista.

Cos'è la pedagogia

La Pedagogia è la disciplina che studia l’educazione e la formazione dell’essere umano, attraverso interventi di verifica e trattamento dei disagi espressi dalle persone nei processi di apprendimento delle abilità personali, sociali, relazionali e scolastiche. Nella Grecia antica il pedagogo era quello schiavo che accompagnava il bambino da casa a scuola e viceversa. Dal punto di vista etimologico, infatti, “Pedagogia” significa letteralmente “Accompagnamento dei bambini”. Sarà l’epoca romana ad accostare al termine pedagogia il concetto di insegnante e poi “Precettore”. Oggi la pedagogia assume i connotati della scienza il cui oggetto d’indagine è l’uomo in formazione.

Per spiegare meglio, affronteremo i concetti che la pedagogia propone attraverso due esempi cronologicamente opposti: il primo risale a 12mila anni fa, il secondo all’età dei computer.

Chi è il pedagogista: la storia di "Romito 8"

In un Comune del Calabrese nel 1961 vennero ritrovati i resti di un uomo appartenente all’età del Paleolitico. “Romito 8”, così venne chiamato dagli archeologi, riportava lesioni da caduta tanto importanti da renderlo infermo. Attraverso l’analisi dei resti venne stimato che, dopo la rovinosa caduta, non solo continuò a vivere grazie alle cure della sua comunità di appartenenza, ma potè rimanere parte utile e produttiva nella vita quotidiana attraverso la creazione di piccoli utensili.

pedagogista

La storia di Romito 8 ci dà l’aggancio ideale per raccontare cosa significa educare. Educare significa creare opportunità. Ecco di cosa si occupa l’educazione, ecco cosa studia il pedagogista. Romito 8, dopo la caduta, perse l'opportunità di avere un posto nel mondo, perse la possibilità di adattarsi autonomamente a un mondo rigido, severo e selettivo. Romito 8, con la sua caduta, si rese conto che il mondo intorno a sé non sarebbe più stato lo stesso, perché lui non sarebbe più stato stesso. La comunità si prese cura di lui e non solo si occupò di soddisfare i suoi bisogni primari, come dargli da mangiare e assicurargli un sonno sicuro, ma fece in modo di garantirgli un posto nel mondo, diede senso alle sue abilità, quelle residue, in modo autentico ed efficace. Gli diedero “semplicemente” un’opportunità.

Chi educa il bambino suscita in lui emozioni

Il pedagogista ha sempre aiutato l’uomo a sviluppare le proprie potenzialità, superare difficoltà, acquisire conoscenze e competenze adatte a fronteggiare i problemi della vita. 

Siamo alla ricerca di un equilibrio tra permettere l’evolversi delle attitudini del bimbo e la creazione di regole protettive

Fin dall’età antica, alla pedagogia è stato assegnato il compito di agire intenzionalmente nella formazione delle nuove generazioni, nella realizzazione di quello che potremmo quasi chiamare un “Ideale” di persona, che oscilla tra ciò che il bambino potrà essere e quello che dovrà essere. In sostanza non è molto diverso da quello che avviene ancora oggi. Come genitori, insegnanti, come adulti educanti siamo costantemente alla ricerca di un equilibrio tra il permettere l’evolversi delle attitudini del bambino/ragazzo e la costrizione all’interno di regole rassicuranti, nonché protettive.

L’educazione, di cui la pedagogia si fa capo, rappresenta il processo mediante il quale l’individuo si realizza e si adatta all’ambiente, un po’ come accadde a Romito 8. Ma allora la domanda sorge spontanea e viene da interrogarsi se “Siamo tutti educatori?”. La risposta è sì, perché ogni momento che passiamo insieme a un bambino o un ragazzo si costituisce come momento educante.

pedagogista

L’educazione si appoggia ai modelli di appartenenza e su questo siamo chiamati tutti quanti in causa. Per questo motivo oggi più che mai si ripresenta a gran voce l’esigenza pedagogica, intesa come la ricerca di un sapere che accompagni gli educatori (tutti) ad animarsi di strumenti educativi per permettere un nuovo equilibrio a fronte dello sviluppo tecnologico a cui è connessa l’evoluzione della cultura. Sottolineo appositamente “animarsi”, perché come disse Aristotele:

Educare la mente senza educare il cuore significa non educare affatto (Aristotele).

Il pedagogista nel suo agire quotidiano tende a un obiettivo imprescindibile dall’agire educante: tracciare nel bambino e nel ragazzo contenuti ed emozioni, informazioni e sensazioni, regole e affetti. Insomma, il pedagogista sa bene che senza suscitare emozioni nell’altro, non c’è trasmissione di alcun valore.

I pedagogisti e i pc

Ed ecco il secondo aneddoto: immaginiamo un meraviglioso computer, ultimo modello, pieno di potenzialità e in grado di azioni straordinarie. Ora immaginiamo di non aver mai attaccato la spina e di non aver, quindi, mai dato energia al computer: un vero spreco di potenzialità. Ora immaginiamo non solo di non aver mai attaccato la spina, ma di arrabbiarci con il computer perché non funziona e, ogni tanto, di esserci pentiti di averlo preso con noi. Immaginiamo di rinunciare. Se qualcuno ci facesse vedere come collegare il computer a una spina e dargli energia?

Così il pedagogista si inserisce nel tentativo di creare opportunità, quella della spina. Come permesso a Romito 8, crea i presupposti per evolvere insieme al mondo che lo circonda. Un mondo, il nostro, fatto di genitori, insegnanti, verifiche, compiti, amicizie, gioie, paure, distrazioni, valori e disvalori, successi e insuccessi. Un mondo, il nostro, che non solo merita educatori animati, ma che ne ha assolutamente bisogno.

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Luca Frusciello
Pedagogista
Dopo gli studi superiori, mi laureo in Educazione Professionale. Mentre approfondisco le tematiche pedagogiche in percorsi universitari e formativi extra-universitari, progetto e realizzo interventi educativi finalizzati allo sviluppo globale della persona. Successivamente conseguo il titolo di Pedagogista Clinico® che aggiunge alla mia professionalità le basi scientifiche trasversali per interventi basati su metodi e tecniche proprie della disciplina, finalizzate alla comprensione dei processi che muovono l’individuo senza concentrarsi sui disturbi e le incapacità, ma attivando Potenzialità, Abilità e Disponibilità. Attraverso modalità, metodi e tecniche esclusivamente educative mi rivolgo a persone di ogni età, concentrandomi sulle capacità individuali e sociali. Grazie ad un approccio non curativo né correttivo, si favorisce la persona nel trovare le proprie risorse adattive, agendo interventi educativi specialistici. Visione, questa, che permette di accogliere, analizzare e associare ogni orientamento verso l’evoluzione e il cambiamento.
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