La riforma del processo civile ai sensi della legge n. 206 del 2021, c.d. Riforma Cartabia, sta rapidamente modificando la prassi dei procedimenti familiari. Uno degli aspetti sui quali si è concentrata maggiormente è valorizzare l’istituto della mediazione familiare e delle risoluzioni alternative, extraprocessuali, legate alla crisi della famiglia.
L’obiettivo non è solo quello di ridurre il carico di lavoro giudiziario, in un’ottica di ottimizzazione dei tempi della giustizia, ma depotenziare concretamente la conflittualità nei procedimenti di separazione e divorzio.
Questo serve, in primo luogo, a tutelare gli interessi dei minori coinvolti in modo da non farli diventare armi di ricatto e oggetti di scambio nello scontro a fuoco tra i due ex partner.
Si ritiene che il raggiungimento di un accordo condiviso, frutto di una reale collaborazione tra le parti coadiuvata dal mediatore familiare incaricato, realizzi un nuovo equilibrio familiare più solido e duraturo. Altresì meno traumatico per i figli, solitamente provati non solo dallo scioglimento della famiglia, ma soprattutto dal clima di ostilità che questo porta inevitabilmente con sé.
Ma chi è il mediatore familiare? Quali sono i suoi compiti? Qual è lo scopo che si persegue attraverso la mediazione familiare?
Chi è il mediatore familiare
Quella del mediatore familiare è una figura di recente concezione. Si tratta di un professionista che affonda, normalmente, le proprie radici professionali e accademiche nel ramo psico-giuridico. Una volta laureatosi in discipline come giurisprudenza o psicologia, prosegue con una formazione mirata tramite corsi specializzanti. Ottenuto l’attestato di mediatore familiare, può quindi iscriversi presso associazioni di categoria, formalmente riconosciute sul territorio nazionale.
Il mediatore familiare è quindi un professionista altamente qualificato e formato per gestire l’intera procedura di risoluzione alternativa. Ricopre un ruolo di terzo e imparziale, aiutando le parti coinvolte a riaprire un efficace canale di comunicazione e a superare eventuali conflitti.
Interviene in una fase di crisi della famiglia, non solo della coppia, o nel momento di attuazione di procedure di separazione e/o divorzio.
Lo scopo è sempre quello di raggiungere un accordo su diversi punti che possono influire sulla sopravvivenza dell’armonia familiare, come la gestione dei figli e il riparto degli oneri economici.
Cosa fa un mediatore familiare
Si potrebbe pensare che il ruolo del mediatore familiare sia in qualche modo sovrapponibile a quello del giudice. Una guida autorevole che imponga alle parti una scelta specifica, definita secondo regole da lui prestabilite.
In realtà la mediazione familiare, gestendosi al di fuori delle dinamiche oppositive di un’aula di giustizia, non segue le rigide impostazioni del processo. Non esistono parti “in causa” fra loro, ma solo soggetti tra i quali riaprire i giusti canali di comunicazione, affinché possano giungere a un accordo che li soddisfi su vari piani differenti: da quello emotivo a quello economico.
Il mediatore familiare accoglie le parti in un procedimento che può durare circa 10 incontri. Durante questi colloqui, che possono avvenire alla presenza di entrambe le parti o separatamente, vengono ascoltati i bisogni di ciascuna e tenute in considerazione esigenze e bisogni di quello specifico nucleo familiare. Ogni famiglia è infatti un’entità a sé e non possono imporsi soluzioni standard.
Quello che può fare il mediatore è stimolare le parti nello scendere su un terreno di scambio efficace ed efficiente. La mediazione, realizzandosi in un ambiente neutrale nel quale non vengono alimentati fattori di conflittualità, può portare a definire un accordo nel quale si possano fare dei compromessi. Su queste decisioni è possibile poi costruire il disegno di un nuovo assetto familiare. Differente, rispetto al passato, ma funzionale al proseguimento di alcuni obiettivi comuni come il sereno sviluppo psicofisico dei minori coinvolti.
Normalmente, alla fine dell’intera procedura, il mediatore ha la facoltà di redigere l’accordo che unirà le parti in questa nuova fase della loro vita.
Obiettivo del mediatore familiare: Cogenitorialità
Se la coppia che si separa non ha figli, gli elementi sui quali trovare un accordo diventano rapidamente più semplici, riducendosi a questioni di natura economica e patrimoniale. L’elemento che più frequentemente porta i soggetti su un terreno di aspra conflittualità è, infatti, la presenza di figli minori. Per i quali vanno decisi nuovi accordi di genitorialità condivisa e collaborativa.
Nelle cause di separazione e divorzio più dure i minori diventano soggetti sui quali far valere, spesso con violenza, i propri diritti genitoriali. Si dimentica, invece, come i figli siano piuttosto soggetti di diritto, degni quindi di tutela specifica da parte dello Stato e dei loro stessi genitori.
Se a seguito di una rottura irrecuperabile il rapporto di coppia finisce, altrettanto non avviene per il ruolo genitoriale, che legherà le parti anche oltre la separazione e il divorzio. Si può non essere più coniugi o partner, ma non si smette di essere entrambi genitori dei propri figli.
In un rapporto che sopravvive alla crisi della coppia e non dovrebbe mai tramutarsi in una crisi dell’intera famiglia. Una frattura dolorosa nella quale trascinare figli che, loro malgrado, subiranno le conseguenze peggiori causate dal risentimento e dalla frustrazione che i propri genitori provano l’uno verso l’altro.
Il ruolo genitoriale deve proseguire, a prescindere dai motivi o dagli effetti della crisi di coppia. Questo può realizzarsi con maggiore profitto se il nuovo assetto familiare verrà deciso con modalità meno aggressive, di comune accordo e in un clima di collaborazione fruttuosa e rispettosa dell’altro.
Se, come anticipato, le soluzioni processuali alimentano per loro natura la conflittualità tra le parti, la mediazione familiare tende ad appianare i contrasti, per giungere alla redazione di un accordo più sereno e condiviso possibile.
Si tratta di un procedimento conciliativo il cui scopo non è dichiarare vinti e vincitori, ma definire le nuove regole sulle quali costruire una nuova idea di famiglia. Separata ma armonica. Una famiglia funzionale e funzionante, che continuerà a vivere oltre il vincolo affettivo della coppia che l’ha generata, in cui bilanciare correttamente diritti e doveri di entrambi i genitori.
L’obiettivo del mediatore familiare è proprio quello di spingere le parti verso questo nuovo equilibrio: la cogenitorialità.
Cosa non fa un mediatore familiare
Come detto in precedenza il mediatore familiare non è un giudice. Non ha la facoltà di imporre alcuna scelta alle parti coinvolte, così come non dovrebbe suggerire mai soluzioni standard. Il suo compito è indirizzare le persone a riaprire un idoneo canale comunicativo e giungere così a una condizione ritenuta sufficientemente equa e soddisfacente.
Non si deve, poi, confondere il ruolo del mediatore con quello di un terapeuta familiare. L’obiettivo è quello di dar vita a un nuovo assetto e stabilire nuove regole di civile convivenza tra le parti. In alcun modo il mediatore potrà cercare di indagare o sanare eventuali elementi patologici alla base della crisi della famiglia.
Il suo compito è quello di guidare il nucleo durante l’intero processo, senza interferire sugli aspetti relazionali e affettivi sottesi al conflitto.
Ogni famiglia può arrivare a un suo equilibrio specifico, anche atipico rispetto a soluzioni previste nelle aule di giustizia. Il mediatore familiare, quindi, non può esprimere giudizi sull’adeguatezza delle proposte avanzate. Il suo intervento deve limitarsi a favorire la cooperazione tra le parti nel vagliare eventuali soluzioni. Queste potrebbero non essere “tipiche”, se osservate alla luce della logica giudiziaria, ma rispondere a ben altre esigenze e divenire quindi ideali per quello specifico nucleo familiare
La risoluzione alternativa del conflitto diventa un punto di incontro, in mediazione, piuttosto che un momento di scontro. Questo viene favorito proprio dalla figura neutrale del mediatore, che permette di negoziare la risoluzione di problematiche causate dalla separazione.
Il mediatore incoraggia questo accordo, tenendo sempre in considerazione il rispetto primario interesse dei figli coinvolti.