C'è un problema enorme che affligge il nostro Paese ed è la carenza di medici, in particolare dei pediatri di famiglia. Privare i bambini, soggetti fragili e che, come tutti hanno diritto a potersi avvalere di un sistema sanitario funzionante, del loro diritto alla salute è gravissimo.
I pediatri sono pochi in tutto lo Stivale ma soprattutto in Lombardia, Piemonte e Veneto. Le cause sono il numero limitato di posti disponibili per la specialistica, i pochi specializzandi e i tanti pediatri che lasciano il loro posto di lavoro perché non riescono a far fronte al numero sempre maggiore di bambini da seguire o perché i turni di lavoro sono troppo massacranti e spesso le gratificazioni (economiche e non) non sembrano sufficienti, specie se ci si riferisce ai pediatri ospedalieri.
Infatti si cerca in tutti i modi di porre un cerotto su questa ferita, permettendo ai piccoli sprovvisti di pediatra di andare dal medico di base già dai 6 anni, facendo in modo che i pediatri già attivi sul territorio abbiano 800 bambini da seguire, oppure introducendo delle figure pagate alla giornata, i pediatri a gettone.
Chi è il pediatra a gettone?
Il medico gettonista può essere un ex pediatra in pensione, che rientra dopo qualche anno di riposo, un ragazzo giovane appena specializzato in pediatria, che quindi accorre in reparto o nell'ospedale quando vi è estremo bisogno di figure che rispondano alle necessità dei pazienti.
Il medico a gettoni viene selezionato tramite annunci delle cooperative fanno; le aziende sanitarie poi, sprovviste di specialisti, si affidano alle cooperative per avere i medici che coprano le necessità dei reparti. A giudicare le competenze di questi medici, sono le stesse cooperative che ne valutano i curricula.
I medici selezionati, poi, scelgono quanti gettoni coprire e vengono pagati ad ore. Il pediatra quindi si presenta in ospedale quando serve, durante le notti, di giorno, qualche volta al mese e viene pagato profumatamente, si parla anche di 60€ all'ora. Così con pochi turni rischia di avere un compenso uguale o addirittura superiore a quello di un medico che da anni lavora come dipendente presso una struttura sanitaria, coprendo, il più delle volte senza sceglierli, turni notturni e festivi.
Il punto è che ai bambini non è garantito il servizio di pediatria che meriterebbero. La figura che arriva non conosce la storia clinica del bambino, non sa come è andato il parto, come è stato allattato, se sta seguendo particolari cure, se ha avuto malattie in precedenza.
Se poi il pediatra a gettone arriva in reparto si trova improvvisamente a dover collaborare con persone che non conosce, in una struttura di cui non conosce bene il funzionamento. Il lavoro viene svolto bene in equipe e con adeguata formazione.
Certo, presso l'ambulatorio del pediatra di famiglia, i genitori possono intervenire spiegando tutto al pediatra, così la visita ogni volta si fa molto lunga e soprattutto non si instaura quel rapporto di fiducia fondamentale soprattutto nei primi anni dei bimbi.
Avere a che fare con un camice bianco che non si conosce può essere spaventoso, pensare poi di doverlo cambiare ad ogni visita è ancora più traumatico. Anche noi genitori abbiamo bisogno di una persona fidata da poter chiamare in caso di necessità, qualcuno che conosciamo, che ci rassicuri, che prenda a cuore la storia del nostro bambino.
I pediatri a gettone non sono la soluzione
Il Governo in questi giorni ha approvato il nuovo decreto bollette, nel quale vi è una forte stretta all'utilizzo da parte delle strutture ospedaliere delle figure dei pediatri a gettone:
Le aziende e gli enti del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), per fronteggiare lo stato di grave carenza di organico del personale sanitario, possono affidare a terzi i servizi medici ed infermieristici solo in caso di necessita' e urgenza, in un'unica occasione e senza possibilità di proroga. (Gazzetta Ufficiale n.76 30.03.2023)
La Società italiana di Pediatria (Sip) si è detta favorevole a questa mossa, poiché una carenza nella quantità dei professionisti, in particolare nei servizi di pediatria, non può essere sostituita da una carenza nella qualità.
Infatti, ricorrere a medici gettonisti spesso equivale ad avere medici la cui professionalità, competenza non viene controllata a dovere e questo si ripercuote sui piccoli pazienti. Inoltre i bimbi hanno bisogno di persone delle quali possono fidarsi, perchè hanno instaurato con loro un rapporto.
Anche per la Federazione italiana medici pediatri (Fimp) la stretta del governo era necessaria e la soluzione potrebbe essere quella di riorganizzare i reparti di pediatria, spostando i professionisti da quei luoghi in cui le nascite sono ai minimi storici, per portarli dove serve. Dunque sono altre le manovre che andrebbero effettuate per risolvere il problema della carenza di pediatri garantendo comunque ai bambini e ai loro genitori la continuità dell'assistenza e non di avere a che fare ad ogni visita con un nuovo professionista.
Per esempio, propone la SIP, modificare la modalità di accesso dei giovani pediatri che stanno frequentando gli ultimi due anni della specialistica: essi potrebbero svolgere la loro attività sia in Ospedale che sul territorio e lo stesso potrebbero fare i pediatri che già lavorano come medici di libera scelta o nei reparti degli ospedali.
Questo per far fronte a una situazione critica visti i pensionamenti e i licenziamenti che saranno sicuramente maggiori del numero di giovani pediatri che ricopriranno il loro ruolo nel nostro Paese nei prossimi 3-4 anni. Senza mai fare in modo che a perderci siano i bimbi e i loro genitori.