Se chiediamo ad un bambino piccolo: «Chi è la mamma?», lui risponderà «La mia mamma!». Se gli domandiamo: «Com’è la mamma?», lui con molta probabilità esclamerà: «Bella!». Se gli domandiamo: «Cosa fa la mamma?», potrebbe continuare con: «Mi dà i baci». E se facessimo le stesse domande a una neomamma sul suo bambino/a chiedendo di risponderci senza riflettere troppo? Probabilmente ci risponderebbe con la stessa semplicità e con la medesima immediatezza: “È il mio bimbo/a”, “È bello/bella” “Mi dà i baci”. Questa spontaneità caratterizza un legame di “pelle”, ovvero un legame di sensazioni, profumi e suoni che non lascia spazio alla ricerca di complessità e che solo le mamme conoscono.
Chi è la mamma dai primi mesi fino all’adolescenza
Per Freud la mamma è la «prima soccorritrice» e colei che accoglie le prime urla del bambino. Per John Bowlby è «la base sicura», colei che, per mezzo della relazione, fornisce al bambino la base sicura dalla quale può allontanarsi per esplorare il mondo e farvi ritorno se avverte qualche minaccia. Cessando l’esplorazione il bambino può prontamente raggiungerla per poter ricevere conforto e sicurezza.
Ma se scorriamo velocemente il film di famiglia osserviamo chi è e come si comporta la mamma nelle varie epoche di vita dei bambini. E, facendo lo sforzo di utilizzare gli occhi dei piccoli, ci possiamo rendere presto conto che la mamma è un essere magnifico e misterioso in grado di mutare nel tempo e nelle circostanze. Può essere ovatta o filo spinato, un usignolo mentre ci canta una ninna nanna o un’aquila che ci punta dall’alto pronta a strillare come una forsennata. Per i bambini la mamma è vita, è crescita e senso di identità. Ma vediamo meglio chi è la mamma nelle varie tappe evolutive dei bambini.
Nei primi mesi di vita
Nei primi mesi di vita il bambino è fatto perlopiù di sensazioni che sperimenta soprattutto nel corpo. Se ci pensiamo la madre è colei che funge da regolatore omeostatico del proprio bambino: fornisce calore avvicinandosi il piccolo al corpo, cibo allattandolo e consolazione e sonno cullandolo.
Madre e bambino danzano insieme in maniera incredibilmente bilanciata: i bisogni dell’uno diventano necessità per l’altro in un continuum di scambio che passa soprattutto attraverso il corpo. Non a caso si parla di “relazione diadica”, ovvero che avviene quasi esclusivamente nella diade madre-bambino.
La mamma è sempre sintonizzata, come una radio sulla giusta stazione, è pronta a cogliere i primi sorrisi e le prime smorfie. All’interno di questa danza il piccolo impara il significato delle emozioni, la loro rilevanza per il suo benessere, il ritmo della comunicazione e il ruolo che la mamma ha nel regolare il suo sistema emotivo. Tutto ciò che è consentito, condiviso e riconosciuto come adeguato dalla mamma diventerà patrimonio psicologico usufruibile da parte del bambino.
Nell’età prescolare
È in atto la scoperta del mondo e mamma diventa colei che guida e sorregge, mentre il piccolo scopre cosa c’è di interessante negli altri. A questa età il bambino è in grado di allontanarsi dalla mamma sicuro del fatto che il suo sistema emozionale e linguistico è stato ben nutrito e rafforzato. La mamma è sempre là, ma ora osserva da qualche metro di distanza ed è pronta a far scoprire il mondo alla propria creatura.
Mamma conosce bene come e cosa sa fare il proprio bambino e, mentre lui si differenzia emotivamente e corporeamente da lei, la mamma sa che il suo ruolo è quello di fornire la consolazione e la vicinanza necessaria dopo un allontanamento. Ecco che dopo le interazioni al parco con i coetanei il bambino si gira verso la mamma a cercare nel suo sguardo una conferma ed un riconoscimento. Mentre fa questo sta iniziando un processo fondamentale per il suo sviluppo di bambino e di adulto: la formazione del suo senso di identità. Mamma è la cartina tornasole delle sue domande sul mondo e il gioco con gli altri diventa l’esperimento sociale in cui mamma ha ancora il diritto di entrare per sostenere il suo sviluppo emotivo, identitario e sociale.
Nell’adolescenza
Può accadere che avvicinandosi alla pubertà si cominci ad avvertire che l’attaccamento alla mamma possa rappresentare un pericolo per la conquista della propria identità: questo legame così intenso può avere ancora le forme di “dipendenza” infantile cercate e contrastate nello stesso momento. La differenziazione è quasi completa, ma come è possibile staccarsi definitivamente da mamma quando il suo potere è più forte dello “scettro lunare”?!
E così, nella tempesta emotiva dell’adolescenza, l’ambivalenza la fa da padrone e le emozioni esasperate possono portare ad attacchi che assumono il tono di un confronto. Si inaugura cioè, nella relazione dell’adolescente con la madre, un meccanismo presente anche nelle relazioni fra adulti: una idealizzazione eccessiva contrapposta alla svalutazione: mamma è nello stesso momento l’eroina e la perdente.
Con il tempo l’ambivalenza lascia spazio al legame profondo e indelebile che tutti noi abbiamo, nel bene o nel male, con colei che ci ha iniziato al mondo.
Questo è solo una piccola parte di ciò che definisce la parola mamma e dunque, non è mai superfluo o banale soffermarsi ad osservare il potere che esercitano nella vita del loro figlio/a. Tanti auguri a tutte le mamma e grazie per ciò che siete!