Lasciare che i figli crescano seguendo i propri desideri e le proprie inclinazioni. È più o meno questa la filosofia adottata dai genitori medusa, madri e padri che contrariamente a quanto il nome potrebbe suggerire, non imbrigliano i pargoli nei propri tentacoli urticanti, ma anzi si mostrano flessibili e sinuosi – proprio come i celebri celenterati marini! – per venire incontro alle esigenze dei loro figli.
Chi è un genitore medusa?
La curiosa metafora "animalesca" è stata utilizzata per la prima volta in un articolo del Guardian dalla scrittrice e giornalista inglese (ma residente negli States) Emma Brockes, la quale ha coniato il termine Jellyfish Parents per indicare una tipologia di genitori poco propensi alla rigidità e che all'imposizione nei confronti dei figli preferiscono un approccio più fluido e incentrato sull'ascolto reciproco.
Questa figura nasce dalla penna di Brockes in contrapposizione all cosiddetto "genitore tigre", che invece non perde tempo dietro a rimostranze e dubbi e si lancia con ferocia felina nella programmazione serrata di compiti e attività extra-scolastiche della propria prole, dal corso di pianoforte alle lezioni di dizione, passando per ogni disciplina sportiva inventata dall'uomo nel corso degli ultimi tremila anni. Parola d'ordine: coltivare i talenti e ampliare il bagaglio di esperienze!
Il genitore medusa, invece, sceglie di adattarsi a ciò che i figli desiderano, lasciandoli sperimentare e tentare ogni strada possibile.
Meduse, non struzzi
Un simile approccio potrebbe apparire fin troppo rilassato e permissivo e in effetti il rischio è che la medusa si faccia trascinare dalla corrente. Dopotutto la figura genitoriale combacia anche con l'autorità ed è giusto che in determinate situazioni siano le madri e i padri a decidere per i propri figli, anche perché i bambini non sono ancora in possesso dei giusti strumenti per poter sapere cosa sia meglio per loro.
Eppure una madre o un padre che adotta consapevolmente questa filosofia – e dunque non lo fa per lassisismo o mancanza di nerbo – è perfettamente a conoscenza di questo limite e dunque non rinuncia al proprio compito di "argine" per i comportamenti e le decisioni dei suoi figli, soprattutto quando sono ancora troppo piccoli.
Un bambino, ad esempio, non può decidere autonomamente cosa mangiare durante la settimana o quando deve andare a letto: spetta al genitore stabilire certe regole!
Quando si tratta di fare nuove esperienze o dedicarsi ad attività ricreative però, i genitori medusa tengono aperta la porta dell'ascolto e del dialogo, cercando di venire incontro ai propri figli e lasciando maggiore libertà di sperimentare e, perché no, di sbagliare e assumersene la responsabilità.
Poniamo ad esempio che un genitore voglia iscrivere una figlia al corso di nuoto e che la bambina puntualmente non manchi di esprimere il proprio disappunto: un genitore tigre proseguirebbe imperterrito nella propria decisione, consapevole che il nuoto sia uno sport importante da praticare durante l'età dello sviluppo. E sarebbe anche una decisione del tutto condivisibile.
Un genitore medusa invece, alla terza lezione conclusa tra bronci e lamenti proverebbe ad aprire un confronto: rimanere a casa non rappresenta un'opzione, perché fare attività fisica è importante, però se il nuoto proprio non piace, si potrebbe scegliere un altro sport o gioco di squadra da provare, magari lasciando un po' più di spazio al tempo libero lo svago dopo scuola.
Percorsi diversi dunque, ma entrambi validi se finalizzati alla crescita serena dei propri bambini. L'importante è non diventare oppressivi o, al contrario, mettere la testa sotto la sabbia e lasciare siano i piccoli a decidere per loro stessi.