I seahorse dad, o "papà cavalluccio marino", sono persone trans che, durante il processo di transizione da donne a uomini, rimangono incinte, avendo ancora gli organi riproduttivi femminili.
Il caso di Marco (nome di fantasia), che durante la transizione da donna a uomo, ad un passo dalla rimozione dell'utero, ha scoperto di aspettare un bambino di 5 mesi ha molto fatto parlare in questi giorni, perché che se ne dica, sentire il termine “incinta” declinato al maschile è qualcosa di abbastanza desueto.
In realtà, questo racconto, come tutte le notizie apparentemente insolite, ha fatto luce, aprendo un dibattito, su un fenomeno più diffuso di quanto si pensi, quello dei seahorse dad o papà cavallucci marini. Perché se è vero che questo termine si sente poco, è altrettanto vero che non sono così poche le persone che vivono questa situazione sulla loro pelle o i ragazzi trans che provano un forte desiderio di genitorialità.
Ma chi sono i seahorse dad? A spiegarlo in un documentario distribuito nel 2019 è stato Freddy McConnell, giornalista collaboratore del The Guardian e papà trans di un bambino dal titolo «Seahorse: the dad who gave birth». Sono quegli uomini che, durante il percorso di transizione, mantengono gli organi riproduttivi femminili e dunque possono dare alla luce un figlio. Vengono chiamati papà cavalluccio marino, perché per riprodursi questa specie marina, dopo l’accoppiamento necessita che la femmina depositi le proprie uova nella sacca del maschio. È proprio il "papà cavalluccio marino" a covare le uova e le partorisce.
Anatomicamente, quando si parla di gravidanza biologica, per gli esseri umani è impensabile che accada ciò che si verifica per i cavallucci marini. Gli uomini che hanno iniziato il percorso di transizione e non hanno ancora effettuato l’operazione che prevede la rimozione dell'utero (o non hanno intenzione di affrontarla) però, possono a tutti gli effetti iniziare una gravidanza.
Tuttavia, la fertilità per le persone trans rimane un argomento delicato. Per chhi decide di sottoporsi alle cure ormonali per iniziare a tramutare il proprio aspetto in quello dell’altro sesso, infatti, questi farmaci possono interferire con la loro fecondità.
Un simile argomento è stato affrontato dalla dottoressa Maddalena Mosconi, responsabile dell’area minori del Safip dell’Ospedale San Camillo di Roma, nel corso di un'intervista al Corriere della Sera : «Con adolescenti e giovani che stanno per iniziare la terapia ormonale, riflettiamo sulla possibilità di raccogliere e crioconservare i propri gameti (liquido seminale o ovociti) prima che gli ormoni annientino la loro capacità riproduttiva».
Questi discorsi però finiscono per confrontarsi con una società che ancora lega indissolubilmente l'idea di maternità e quella di gravidanza ad una donna. Basti pensare che in Italia non è legale la gestazione per altri, e che la PMA sia possibile solo a coppie eterosessuali, cisgender sterili o infertili.
In Italia grazie alla sentenza n.221 del 2015 non è più obbligatorio aver effettuato anche l’operazione per cambiare il proprio sesso biologico per poter ricevere a livello legale la rettifica del genere, basta consegnare una diagnosi di disforia di genere che il magistrato dovrà poi valutare. Da ciò si deduce che esistono diverse coppie composte da una o due persone transessuali che possono tranquillamente avere biologicamente un figlio. Eppure non esistono norme a riguardo, la PMA in Italia è possibile solo alle coppie eterosessuali cisgender sterili o infertili.
Il caso di Marco, dunque, definito il primo in Italia (perché all'estero è accaduto già più volte) potrebbe in realtà essere solamente il primo caso ad essere divenuto di dominio pubblico.
Ciò mette in luce la necessità di un sistema sanitario, legale e culturale pronto ad includere e accettare anche gli uomini trans FtM (female to male) che decidono di dare alla luce un bambino o che rimangono incinta.