video suggerito
video suggerito
11 Febbraio 2024
12:30

Chiara De Marchi e la sua storia d’amore travagliata con la scienza: «Se ti senti dire di continuo che non sei portata, finisci per crederci»

Chiara De Marchi è una divulgatrice scientifica, creator per Generazione Stem, laureanda in scienze biologiche e mamma di 3 bambini. Da sempre amante delle materie STEM ha dovuto a lungo sottostare a chi le diceva che non era abbastanza brava per dedicarsi alle sue passioni, fino a che ha deciso di cambiare le carte in tavola, studiando ciò che ha sempre amato. Oggi gira le scuole per avvicinare i bimbi alle STEM con il gioco e quando una bambina mostra interessata, non può fare a meno di pensare alla sua storia, sperando che il mondo delle materie STEM diventi ogni giorno più accogliente.

9 condivisioni
Chiara De Marchi e la sua storia d’amore travagliata con la scienza: «Se ti senti dire di continuo che non sei portata, finisci per crederci»
Immagine

Quando da piccola chiedevano a Chiara De Marchi cosa volesse fare da grande lei senza indugio rispondeva «La veterinaria». La passione per la scienza è nata insieme a lei, quando tra le riviste di suo papà sceglieva solo quelle a tema natura e passava ore a guardare al microscopio i corpicini degli insetti che studiava sui libri.

Si è però dovuta scontrare con la difficoltà per le ragazze a farsi largo nel mondo delle materie STEM, tra docenti che non sostenevano le sue passioni e genitori spaventati all'idea del suo fallimento.

Dopo aver creduto a chi le diceva che non ce l'avrebbe mai fatta, ha deciso di rivoluzionare la sua vita e riprendere in mano quella passione per le materie scientifiche, che aveva solo lasciato in sospeso. Oggi sta per laurearsi in scienze biologiche, fa la divulgatrice sui social, e nelle scuole collaborando con La Vite di Archimede che conduce laboratori STEM, é divulgatrice volontaria presso l'Osservatorio Astronomico G.Beltrame di Arcugnano ed è parte della community Generazione Stem, che favorisce la normalizzazione della presenza delle donne nella scienza.

Quando è una bambina durante le sue lezioni a mostrare particolare interesse ci rivela che lei le fa mille domande fino a volte ad arrivare a perdersi parlando anche dei buchi neri. Questo perché in quella bambina rivede se stessa, la sua passione per le scienze e tutte le difficoltà incontrate, e spera di essere per lei una voce amica, quella che da la forza di non smettere mai di credere nei propri sogni.

Da che età è iniziata la tua passione per le materie STEM?

Fin da piccolissima animali e natura erano la mia passione. Ho trascorso gli anni delle scuole elementari in un contesto rurale nei pressi di Viterbo e per me era naturale passare interi pomeriggi a contare le zampe degli insetti o a osservare l'operosità delle formiche. Avevo un diario in cui annotavo tutte le caratteristiche degli animali, rubavo dalla libreria di mio padre le riviste sulla natura e lui le ritrovava tutte tagliuzzate, perché io avevo fatto sui miei quaderni un collage.

Chiara De Marchi

Se le mie amiche giocavano con le bambole, io chiedevo solo animaletti giocattolo, ed ho esultato quando mi hanno regalato un microscopio con cui finalmente potevo osservare da vicino ogni cosa.

La tua passione per le materie scientifiche è stata incoraggiata a scuola?

Non proprio, ho avuto la sfortuna di incontrare degli insegnanti che non hanno assecondato la mia passione, o che quando non capivo un concetto di matematica per esempio, non si soffermavano a sufficienza affinché lo comprendessi.

Se ti senti dire di continuo che non sei portata, finisci per crederci.

I docenti già alle scuole medie hanno iniziato a dire a mia mamma che io non ero portata per le materie scientifiche, che mi bloccavo, e lei allora me lo riportava, suggerendomi di focalizzarmi su altre passioni o materie. Questa cosa mi ha molto segnata, se ti senti dire di continuo che non sei portata, finisci per crederci.

Alle superiori ho avuto sempre docenti uomini per le materie scientifiche, che tendevano a dare voce sempre agli alunni maschi, questo ha rafforzato in me l'idea che non fossi portata per le materie scientifiche, o meglio, che tanto non le avrei potute capire, quindi mi accontentavo della sufficienza e ne parlavo soddisfatta con i miei coetanei.

La tua famiglia ti ha supportata nella scelta di un percorso di studi scientifico?

Mio padre era sempre in giro per lavoro, quindi ha avuto poca voce in capitolo, mia mamma invece ha avuto un ruolo determinante. Nonostante io volessi fare il liceo scientifico ho assecondato le sue parole, che cercavano di trasmettermi la sua passione per le lingue, e mi sono iscritta ad un istituto tecnico-commerciale con corrispondenza in lingue estere, dovendomi anche sorbire materie come "economia", che studiavo davvero a fatica.

CHIARA DE MARCHI
Chiara De Marchi

Quando poi, terminata la maturità, è arrivato il momento di scegliere il percorso di studi adatto a me, io avrei voluto fare medicina, ma mia madre ha cercato ancora una volta, per paura di un eventuale fallimento, di ostacolarmi. Ho fatto il test di medicina e ho fallito, perché non avevo acquisito le giuste competenze alle superiori ma soprattutto perché neanche i miei genitori mi hanno supportata.

Mi sono iscritta a lingue, ma non era quella la mia strada e per sfuggire da quel destino ogni estate mi preparavo per il test di medicina, fallendo continuamente. Arrivata al terzo anno di lingue non ce l'ho più fatta e ho abbandonato, litigando non poco con i miei genitori.

Come pensi che si sarebbero dovuti comportare i tuoi genitori?

Penso che in famiglia sia necessario instaurare un dialogo più costruttivo, proporre ai figli le ripetizioni se un argomento per loro è complesso, non rafforzare l'idea che non siano in grado di fare qualcosa. Oggi la situazione è ben diversa esistono esperti che si recano nelle scuole per aiutare i ragazzi a orientarsi nella scelta dell'istituto superiore o dell'università, l'appoggio poi si può trovare anche nelle community online, come Generazione Stem. Questi supporti aiutano le ragazze e i ragazzi e aiutano a capire che non si è mai soli come si pensa.

Sei riuscita poi ad iscriverti alla facoltà dei tuoi sogni?

Sì, ho deciso di informarmi autonomamente e a Ferrara ho trovato la facoltà di scienze biologiche che prevedeva un test per verificare i pre requisiti degli studenti, senza però discriminarne l'accesso. Ho fatto il test e le mie lacune erano solo in matematica, mentre in fisica e chimica ero riuscita a raggiungere le competenze necessarie. Questo ha rinforzato in me la convinzione che quella fosse la mia strada, ma i miei genitori non erano convinti, nel frattempo ho sviluppato anche una malattia e non volevano che stessi lontano da casa.

Io questa volta però ho deciso di non cedere e con la testardaggine che mi contraddistingue mi sono iscritta, ho passato l'esame di matematica e ho iniziato così il mio nuovo percorso di studi. In casa è stata una tragedia, litigi continui, poi la malattia si è fatta più intensa e io ho dovuto fare una delle scelte più difficili nella mia vita: mi sono ritirata dalla facoltà che con coraggio avevo scelto per il mio futuro. Vivendolo come l'ennesimo fallimento.

Ho cercato lavoro e ho trovato un posto part-time in un'azienda, mi sono appassionata alla fotografia che usavo come sfogo, e ho deciso di collegare la passione per le foto a quella per la scienza, iniziando a fotografare quegli elementi che erano parte della mia malattia. Poi in parallelo è andata avanti anche la mia vita privata, ho avuto tre figli, ma sapevo di aver lasciato il mio sogno a metà. Così ho mollato tutto e mi sono dedicata alla scienza al 100%, iniziando con la divulgazione e riprendendo l'università.

Come è stato conciliare lo studio e la maternità?

È stato difficile. Ho cercato di organizzarmi al meglio, strutturando la giornata come mi era possibile, ma anche mio marito lavorava tutto il giorno e lo spazio di tempo che riuscivo a ritagliarmi per lo studio era dalle 20.30, quando finivamo di cenare, alle 22, quando i bimbi andavano messi a letto, e da quando si addormentavano in poi. Mi riducevo fino alle 2 di notte per preparare gli esami.

Chiara De Marchi
Chiara De Marchi e la sua famiglia

Non nego che in alcuni momenti ho pensato di mollare, ho attraversato delle vere e proprie crisi esistenziali, ho chiesto supporto ai nonni, a mio marito che si prendeva anche dei permessi al lavoro, ma non è stato semplice.

Poi in un anno ho dato 10 esami, questo per dire che a fatica e con momenti di crisi annessi, se non si demorde ce la si può fare.

Come parli ai tuoi bimbi della scienza?

Sono così appassionata di scienza che qualsiasi attività io faccia con i miei figli cerco sempre di infilarci qualcosa di scientifico, perché desidero creare in loro un'apertura nei confronti delle materie scientifiche. Per me è molto importante questo perché purtroppo per il nostro cervello è automatico quando qualcosa è complesso smettere di provare interesse pensando semplicemente di non poter capire quel concetto.

In realtà non è così, basta trovare le parole giuste per spiegare un concetto, prendersi del tempo e non sentirsi ostacolati nelle proprie scelte. Li porto con me all'osservatorio astronomico di Vicenza, dove facciamo tante attività con i bambini, lì mi rendo conto che cerco sempre di fare molta attenzione all'interesse che le bimbe mostrano per la scienza, è importante rafforzare in loro l'idea che potranno diventare chi desiderano.

Insegno poi ai miei figli a non fare mai distinzioni tra maschi e femmine, troppo spesso capita di sentire frasi come "ma sì questa è una cosa da maschi, alle bambine non frega niente" ma non è vero. Invito i miei figli a raccontare a compagni e compagne il loro interesse per la scienza, perché la scienza è per chiunque se ne appassioni. Così nel mio piccolo spero di dare un contributo a un mondo che deve diventare più inclusivo.

Avatar utente
Sophia Crotti
Redattrice
Credo nella bontà e nella debolezza, ho imparato a indagare per cogliere sempre la verità. Mi piace il rosa, la musica italiana e ridere di gusto anche se mi commuove tutto. Amo scrivere da quando sono piccola e non ho mai smesso, tra i banchi di Lettere prima e tra quelli di Editoria e Giornalismo, poi. Conservo gelosamente i miei occhi da bambina, che indosso mentre scrivo fiduciosa che un giorno tutte le famiglie avranno gli stessi diritti, perché solo l’amore (e concedersi qualche errore) è l’ingrediente fondamentale per essere dei buoni genitori.
Sfondo autopromo
Famiglia significa NOI