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26 Dicembre 2023
9:00

Coding per bambini: cos’è, perché è importante e come si impara

Il coding insegna ai bambini un approccio innovativo ai problemi e alla loro risoluzione. Si tratta di programmazione informatica, cioè del metodo utilizzato per ideare e sviluppare software. Oltre fornire competenze tecnologiche, consente ai piccoli di sviluppare il pensiero computazionale e abilità di problem solving e pensiero critico.

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Coding per bambini: cos’è, perché è importante e come si impara
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Il coding, cioè “programmazione informatica”, è il metodo con cui si forniscono istruzioni al computer per eseguire uno specifico compito. Lo strumento è adatto anche ai bambini perché favorisce lo sviluppo del pensiero computazionale, della creatività e di competenze trasversali, come le abilità di problem solving e lavoro di squadra. Non a caso il coding per bambini è stato inserito fra le misure didattiche promosse nel 2015 dal Piano Nazionale Scuola Digitale (Pnsd) del Ministero dell’Istruzione. Per avvicinare i più piccoli al coding fin dall’infanzia, esistono piattaforme apposite e giochi utilizzabili sia a scuola che a casa.

Che cos'è il coding per bambini

Tecnicamente per coding si intende la programmazione informatica, cioè la metodologia utilizzata per ideare e sviluppare software. Programmare significa fornire delle istruzioni chiare ed esaustive a un esecutore privo di un’intelligenza propria (il computer).

Nell'ultimo decennio il coding è entrato nelle scuole ed è diventato uno strumento didattico per bambini perché consente loro di acquisire competenze essenziali nella vita quotidiana e in vista del loro futuro. È stato incluso, infatti, fra le misure didattiche previste dal Piano Nazionale Scuola Digitale (Pnsd) promosso dal Ministero dell’Istruzione.

Generalmente, a un primo approccio, il termine “codificazione” e la sua definizione tecnica risultano complicati, specie per chi non è un addetto ai lavori. In realtà, insegnare ai più piccoli il coding non significa necessariamente trasformarli in informatici o programmatori provetti, né spiegare loro come creare un’App, un software o un sito web. Introdurre il coding nelle scuole come metodologia didattica vuol dire trasmettere ai bambini un approccio innovativo ai problemi e alla loro risoluzione.

Coding per bambini: come funziona e perché è utile

Il coding per bambini è utile perché aiuta i piccoli a sviluppare il pensiero computazionale e a stimolare competenze utili come il problem solving, il lavoro di squadra, la creatività, il pensiero critico. Il pensiero computazionale, nello specifico, è il processo mentale che consente di risolvere problemi di diversa natura seguendo determinati metodi e strumenti scelti in base a una strategia pianificata. Steve Jobs, non a caso, dichiarò che «tutti dovrebbero imparare a programmare perché ti insegna a pensare».

Dopo la spiegazione teorica di che cos’è il coding e perché è utile introdurlo fin dall’infanzia, arriva quella pratica per capire come funziona. In tenera età, vengono sottoposti ai bambini giochi ed esercizi interattivi che consentono loro di guidare i personaggi del gioco nel raggiungimento di obiettivi. In sostanza, i piccoli hanno il compito di spostare mattoni, oggetti, blocchi sul monitor creando una sequenza che permette al personaggio del gioco di superare il livello. Ciascun blocco corrisponde ad un codice in JaveScript, uno dei linguaggi di programmazione.

È una modalità semplificata di approccio alla programmazione. Come i bambini spostano mattoni all’interno di un gioco, così gli utenti adulti imparano a programmare spostando degli oggetti grafici (blocchi) sullo schermo, a ognuno dei quali corrisponde un’azione di movimento o per modificare l’aspetto, parlare, scrivere…

Il coding nelle scuole

Il coding dal 2015 è stato ufficialmente inserito fra le soluzioni metodologiche e tecnologiche sostenibili da diffondere nelle scuole. Si tratta di una  risorsa utile in classe come attività trasversale a diverse discipline (da quelle scientifiche a quelle umanistiche), unendo la creatività e la fantasia alla logica e alla matematica. Ovviamente, l’insegnamento del coding va adeguato in base all’età dei piccoli in aula e alla classe frequentata.

Attività di coding nella scuola di infanzia

Si iniziano a proporre ai bambini attività di coding già alla scuola dell’infanzia, adeguando l’insegnamento alla loro età. A 4-5 anni, quando non hanno ancora appreso le competenze di scrittura e lettura, si agisce solo dal punto di vista manuale e iconico, sottoponendo ai piccoli degli esercizi semplici e visuali, quali:

  • Logo Turle Art: un software ispirato al linguaggio di programmazione del logo che aiuta a comprendere meglio le forme geometriche. Nella pratica, c’è un piccolo logo che risponde a comandi di codice per creare disegni geometrici, e i piccoli imparano a programmare il movimento del logo per disegnare forme particolari
  • Storie interattive: per creare storie interattive si utilizzano strumenti come Scratch Junior che consente di programmare i personaggi della storia e le loro azioni, generando delle narrazioni

Il coding per bambini di scuola primaria

Crescendo, il bagaglio di competenze dei bambini aumenta. A partire dai 6 anni vengono proposte loro attività di coding più complicate come:

  • Robotica educativa
  • Blockly Games: si tratta di attività di programmazione basate su blocchi da spostare e muovere. Il gioco sviluppa le competenze logiche dei piccoli.
  • Creazione di giochi: utilizzando strumenti come Scratch i bambini riescono a sviluppare giochi personalizzati, condividendoli con i compagni di classe
  • Utilizzo di piattaforme e corsi interattivi come Code.org, Tynker, Khan Academy

Le piattaforme per imparare il coding online

Le piattaforme più utilizzate dai bambini per imparare il coding online sono:

  • Code.org: si tratta di una piattaforma didattica creata per insegnare agli studenti di tutte le età i principi della programmazione e adatta a chi parte da zero. Attraverso giochi e video i piccoli imparano a superare le sfide e risolvere i problemi, ragionando sulle soluzioni.
  • Scratch: consente di creare storie interattive, videogiochi, animazioni divertenti utilizzando i blocchi, senza scrivere codici. Esiste per i più piccoli (5-6 anni) la versione Junior, chiamata Scratch Jr.
  • Codeacademy.com: propone corsi di programmazione gratuiti.

Per chi invece preferisce apprendere in presenza, anziché da remoto, esistono diversi club di CoderDojo (da coder, “programmatore”, e dojo, cioè la palestra giapponese in cui si praticano le arti marziali). Si tratta di club gratuiti di programmazione che avvicinano bambini e ragazzi di età compresa fra i 7 e i 18 anni all’informatica e al coding. In Italia il primo CoderDojo ha aperto a Firenze nel 2012, mentre ad oggi ne esistono circa quaranta nelle città del Belpaese.

Insegnare il coding ai bambini con i giochi

Per apprendere il coding in modo divertente, esistono una serie di giochi per bambini interessanti. Introdurre tale approccio innovativo ai problemi e alla loro risoluzione è una grande opportunità educativa, poiché significa coinvolgere i piccoli in attività che trasmettono abilità tecnologiche, favoriscono la creatività, la collaborazione, la risoluzione dei problemi e li preparano al futuro digitalizzato che li attende. Vediamo dei giochi alternativi che, insieme alle piattaforme di gioco online, aiutano i bambini ad apprendere il coding ed esplorare il mondo della programmazione divertendosi:

  • Realizzare dei percorsi con il nastro adesivo colorato sul pavimento, lungo i quali i bambini supereranno degli ostacoli per raggiungere il traguardo finale
  • Compilare delle schede didattiche in cui un personaggio deve percorrere un tragitto per conquistare il premio
  • Programmare un robot giocattolo fornendogli una serie di comandi e indicazioni per attraversare un percorso e raggiungere una meta
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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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