Essere co-genitori è sempre più diffuso. Basta prendere in considerazione alcuni dati, come quello sui divorzi, per intuire i numeri delle coppie che decidono di crescere i loro figli insieme pur senza essere legate da un sentimento. Solo in Italia, dall’entrata in vigore della legge nel 1974 e fino al 2018 sono stati registrati più di un milione e quattrocentomila divorzi. Che si traducono, molte volte, in una situazione di cogenitorialità. Ma non sono solo i divorzi ad aver implementato il co-parenting in Italia e in tutto il mondo.
La cogenitorialità, infatti, è per definizione la condizione delle persone che condividono con altri l’essere genitori di un figlio. E non solo quando una storia d'amore termina. Per esempio, si può crescere un figlio pur non essendo legati sentimentalmente. Nel Regno Unito, addirittura, c’è un fenomeno chiamato platonic co-parenting: prevede che due sconosciuti facciano un figlio insieme, crescendolo poi al cinquanta e cinquanta senza cercare una relazione d'amore. Al di là dei casi più estremi, in ogni caso, la cogenitorialità può riguardare coppie di ogni tipo, eterosessuali o omosessuali.
Ecco dunque cos’è il co-parenting, quali sono i casi in cui si può essere co-genitori e quali sono le principali dimensioni della cogenitorialità e del crescere insieme dei figli pur non vivendo insieme o non avendo un legame sentimentale in corso.
La cogenitorialità dopo una separazione
Dopo una separazione o un divorzio, soprattutto se consensuali, sono molte le famiglie (eterogenitoriali o omogenitoriali, senza distinzione) che decidono di continuare a crescere i figli insieme, affrontando l’educazione in tandem e cercando di dividersi equamente responsabilità e diritti.
Scegliere di mantenere un rapporto armonioso è certamente un’opzione che va a beneficio dei figli: ricevere cura, educazione e istruzione da entrambi i genitori (e dalle famiglie di questi) fa percepire ai bambini e alle bambine armonia, sicurezza e amore, in maniera equilibrata ed equidistante.
Per farlo naturalmente c’è bisogno di impegno e non sempre tutto è rose e fiori. Per affrontare il co-parenting c’è bisogno di mantenere aperto il dialogo con l’altra persona, rendendosi disponibili al confronto e ai compromessi, sia per quanto riguarda gli aspetti educativi più astratti, sia per quanto riguarda l’organizzazione delle giornate e la logistica quotidiana e settimanale.
Diverse sono le difficoltà che possono presentarsi, è vero: dallo scontro riguardo ai pilastri educativi agli strappi alle regole non concordati (un dolcetto in più potrebbe diventare terreno di battaglia), dalla gelosia rispetto ai tempi trascorsi insieme fino allo stress fisico e mentale della concreta gestione dei figli.
Tutto però può comunque funzionare, quando ci si impegna a seguire le regole di fondo, che dovrebbero essere stilate sempre con il rispetto dell’altro al centro e soprattutto con il benessere dei figli come obiettivo principale. Dialogo, rispetto, comunicazione, quindi, ma anche sincerità, rispetto dell’altro (che non dovrebbe mai venire screditato o sminuito), condivisione e coinvolgimento nelle decisioni importanti.
La cogenitorialità elettiva
Anche nella genitorialità elettiva le regole dovrebbero essere le stesse, in modo da creare un ambiente rispettoso, sereno e favorevole all’educazione condivisa. Ma di cosa si tratta? In parole semplici e semplificando le varie sfaccettature, la cogenitorialità elettiva è quella che avviene nel caso di persone non legate sentimentalmente, che hanno preso la decisione di diventare co-genitori.
In questo caso, solitamente le regole vengono decise ancora prima della nascita dei figli, e la persona scelta con la quale avere un bambino o una bambina è tendenzialmente affine a se stessi per quanto riguarda la visione di vita. Di conseguenza, i pilastri educativi dovrebbero già essere solidi e condivisi.
Anche in questo caso, l’impegno costante va però sempre perseguito. La responsabilità, infatti, è al pari di quella messa in atto nella co-genitorialità tra persone separate e lo sforzo di dividere equamente tutto non è da sottovalutare.
Le principali dimensioni della cogenitorialità
Tra i maggiori studiosi della cogenitorialità c’è il dottor Mark Feinberg, che nel corso degli anni ha pubblicato diversi studi e ricerche sulle dimensioni del co-parenting e alla qualità delle relazioni educative, delle dinamiche familiari e delle modalità con cui i genitori gestiscono i conflitti in un rapporto di questo genere.
Secondo Feinberg, i genitori che decidono di educare i figli insieme ma separatamente (mantenendo una relazione non romantica, sessuale, emotiva, economica o legale) sono in grado di costruire un ambiente salutare per la crescita dei bambini nel momento in cui le responsabilità sono condivise o sovrapposte, e soprattutto quando entrambe le persone vengono riconosciute come genitori, supportandosi reciprocamente.
Secondo Feinberg, la cogenitorialità si costituisce su quattro dimensioni:
- la frequenza di discussione riguardo alle questioni educative
- la divisione più o meno equa degli sforzi quotidiani e routinari
- il sostegno reciproco
- la gestione condivisa delle relazioni familiari
Secondo la dottoressa Gayla Margolin, psicologa americana, è importante invece guardare anche alla relazione stessa tra i due genitori e alla loro capacità di negoziare e di gestire le responsabilità. I suoi studi l’hanno portata a identificare tre macro dimensioni del co-parenting:
- la qualità della relazione coniugale, valutando quando e quanto i due genitori differiscano e si sminuiscano tra loro. Una relazione che tuttavia oggi è meglio definire "genitoriale", più che "coniugale", dal momento che non sempre i genitori sono legati da un sentimento. In ogni caso, questa qualità si rileva nella capacità delle due persone coinvolte nel coparenting di relazionarsi tra loro con rispetto ed equilibrio, oppure, al contrario, in maniera conflittuale
- la cooperazione, valutando il rispetto del partner e l’aiuto reciproco
- la triangolazione, ovvero la tendenza a creare coalizioni con il figlio o i figli escludendo l’altra persona, cosa che accade spesso dove il conflitto coniugale è maggiore
Ogni situazione è quindi a sé, ma può beneficiare di alcune regole e di alcune considerazioni per creare un ambiente educativo e quotidiano armonioso, sereno ed equilibrato, che farà bene tanto ai due genitori quanto soprattutto ai figli coinvolti in questa dimensione familiare sempre più diffusa.
Conclusione
In conclusione, la cogenitorialità è una nuova, moderna dimensione dell'essere genitori che punta non più sulla divisione equa del tempo e dei compiti, ma soprattutto sull'alleanza e sulla strategia condivisa, per raggiungere l'armonia familiare anche da lontano e non sempre insieme. Essere genitori separatamente ma insieme, sostenendosi reciprocamente anche quando l'altro o l'altra è assente e condividendo responsabilità, fini educativi e piaceri: ecco cosa significa, in pochissime parole, fare i cogenitori oggi.