La colestasi gravidica è una malattia del fegato che colpisce lo 0.1-2% delle donne durante la gravidanza. Si verifica quando le modificazioni del corpo, dovute alla gestazione, ostruiscono il passaggio della bile dalla cistifellea al duodeno, il primo tratto dell'intestino.
Il disturbo si manifesta generalmente tra il secondo e il terzo trimestre della gravidanza, spesso alla 28-30esima settimana, con un forte prurito a mani e piedi. Questo perché i sali contenuti nella bile si riversano in quantità maggiori nel sangue e nei tessuti, andando ad irritare i nervi periferici e aumentando la sensazione di prurito.
Non esiste una terapia specifica il problema rientra dopo il parto, ma purtroppo le complicanze dovute alla patologia possono portare mamma e bimbo a vivere prematuramente la fine della gravidanza.
I sintomi della colestasi gravidica
La colestasi gravidica è caratterizzata da un prurito intenso e duraturo che le future mamme non si spiegano poiché non compare nessun esantema, nessuna bollicina e tanto meno un arrossamento. A prudere molto sono soprattutto i palmi di mani e piedi anche se la sensazione può estendersi a tutte le parti del corpo.
Il prurito tende poi a farsi sempre più forte durante la notte rendendo anche molto faticoso addormentarsi. Oltre al prurito ci sono altri sintomi che possono essere associati alla colestasi gravidica, che compaiono con una minor frequenza ma sono tipici delle patologie del fegato:
- ittero
- urina molto scura
- feci chiare, per la presenza di grasso
- dolore addominale
- nausea
- inappetenza
- stanchezza
Cause della colestasi in gravidanza
Le cause della colestasi gravidica non sono note, ma sono state fatte diverse supposizioni a riguardo:
- A scatenarla possono essere fattori ormonali legati alla gravidanza, proprio perché la patologia tende a risolversi dopo il parto. La bile, dunque rimarrebbe ferma nel fegato più del necessario a causa della maggiore concentrazione nel sangue di progesterone ed estrogeni.
- A dare vita alla colestasi gravidica possono essere anche fattori genetici, alcune donne risultano più predisposte di altre, per una mancanza di selenio o perché sono solite seguire una specifica dieta.
Ci sono poi dei fattori di rischio, per i quali è più probabile sviluppare la malattia:
- Avere avuto in passato una patologia epatica
- Avere già avuto la colestasi gravidica in una precedente gravidanza
- Avere nel grembo due gemellini
- Età materna avanzata
- Aver fatto la fecondazione in vitro con trasferimento dell’embrione
Come diagnosticare la colestasi
A insospettire la futura mamma e il medico della presenza della colestasi gravidica è innanzitutto il prurito a mani e piedi. La presenza di questo sintomo induce il medico a sottoporre la donna ad esami del sangue specifici, che indaghino i valori degli acidi biliari, delle transaminasi, della bilirubina, degli acidi gamma GT, della fosfatasi alcalina. A seconda dell'altezza dei valori degli acidi biliari, la colestasi può essere lieve o severa.
Per indagare la causa della patologia può essere prescritta anche un'ecografia alla futura mamma.
Trattamento della colestasi gravidica
Non esiste una cura specifica alla colestasi gravidica, anche perché la patologia tende a rientrare da sola dopo il parto. Le cure servono quindi a diminuire il prurito, il medico può prescrivere creme apposite, gel o pomate. Si consiglia anche alla futura mamma di indossare abiti larghi, che permettano alla pelle di respirare.
La ginecologa può poi, in alcune circostanze, prescrivere farmaci per abbassare il livello degli acidi biliari, come l’acido ursodesossicolico, associato alla vitamina K.
Si consiglia poi di seguire una dieta specifica, caratterizzata da cibi con basso contenuto di grassi e priva di fritti. Si potranno mangiare invece verdure al vapore o ai ferri, frutta, carne magra, formaggio fresco e pesce.
Rischi della colestasi gravidica per mamma e bambino
Il rischio più alto, associato alla colestasi gravidica è quello del parto pretermine, che però per evitare complicanze al feto, in alcuni casi viene indotto attorno alla 36esima-37esima settimana di gravidanza, quando i polmoni del piccolo sono completamente formati.
In casi più rari si può verificare, invece, la morte intrauterina del piccolo.
In ogni caso è importante diagnosticare la patologia per tempo: chiediamo al nostro medico il perché dei fastidi, come il prurito insopportabile, e cerchiamo di indagarne le cause. Se dovessero diagnosticarci questa malattia, avremo poi la possibilità di svolgere più ecografie per accertarci che il bimbo stia bene e proseguire la gravidanza con più serenità.