Negli anni gli studi medici e le strutture ospedaliere hanno assistito ad un'impennata di richieste per accertamenti relativi a possibili casi di colon irritabile nei bambini, una condizioni da non sottovalutare ma che di recente sembra oggetto di una preoccupazione eccessiva da parte dei genitori, i quali molto spesso scambiano normali mal di pancia o indisposizioni intestinali per una patologia molto complessa e potrebbe impattare negativamente sulla qualità della vita dei loro figli.
Saper come trattare e prevenire questo disordine appare dunque sempre più importante, sia in termini di tutela della salute dei piccoli, sia in termini economici, dal momento gli esperti hanno calcolato un costo stimato a carico del Sistema Sanitario Nazionale che si aggira ai 2.500-3.500 euro annui per paziente.
Che cos'è la sindrome del colon irritabile?
La sindrome del colon irritabile (IBS, dall'inglese Irritable Bowel Syndrome) è una condizione piuttosto comune che colpisce il sistema digestivo, portando a sintomi come dolori addominali, gonfiore e cambiamenti nelle abitudini intestinali (diarrea, stitichezza o entrambi). Non è causata da danni visibili all'intestino, ma è piuttosto un'alterazione del funzionamento dovuto a elementi sia fisiologici che psicologici, i quali influenzano in qualche modo la comunicazione tra cervello e intestino.
La causa esatta è infatti sconosciuta, ma sembra che fattori come lo stress, l'alimentazione e possibili squilibri nella flora intestinale giochino un ruolo importante.
Cosa dicono le nuove linee guida?
Il documento redatto dagli esperti di Sigenp (Società Italiana di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica), Sip (Società Italiana di Pediatria), Sige (Società Italiana di Gastroenterologia e Endoscopia) e Singem (Società Italiana di Neurogastroenterologia) hanno finalmente portato a fare un po' di chiarezza sulle best practices per il trattamento della sindrome del colon irritabile in età pediatrica.
La parola d'ordine del testo porebbee essere "meno confusione e più chiarezza". Le nuove indicazioni dicono infatti di partire dai sintomi per capire cosa non va e suggeriscono di provare prima con qualche cambiamento nella dieta e un po' di supporto psicologico, che di solito bastano a tenere a bada gli effetti più spiacevoli.
Solo in casi speciali, e sempre dopo il consulto con un esperto, si può pensare a farmaci.
Per quanto riguarda gli esami, invece, i medici consigliano di non insistere troppo con esami su esami per allergie o intolleranze alimentari. Anche la colonscopia – l'esame visivo dell'intestino crasso tramite una telecamera fissata su un tubo flessibile – viene consigliata solo in caso di sintomi particolarmente preoccupanti.
Molto meglio per un pediatra chiacchierare bene con la famiglia e fare un check-up approfondito prima di saltare a conclusioni, dunque: l'importante è calmare gli animi e non farsi prendere dal panico, correndo dietro a cure e esami che alla fine potrebbero solo peggiorare le cose.