Il pianto del bambino può essere estenuante per ogni genitore. Lunghi minuti (che potrebbero sembrare ore) di urla e lacrime, che spesso una neomamma o un neopapà fatica a interpretare. Ha fame, ha sete, ha male alla pancia, è stanco? Nelle prime settimane di vita, il piccolo conosce un solo modo per comunicare e richiedere attenzione: piangere. E lo fa talvolta anche più volte al giorno. Non bisogna perdere la pazienza o sentirsi dei cattivi genitori:nel più dei casi è una fase, è normale e, soprattutto, si supera.
Perché i bambini piangono?
Come abbiamo detto, tutti i bambini piangono e, seppur fastidioso, è giusto che sia così. Può essere utile per il genitore provare a capire quali siano le cause del pianto. Anche se non è sempre facile ed immediato. In questo non solo si possono prevenire, ma è possibile rispondere alle esigenze del piccolo nel modo giusto e velocemente, qualora non si tratti di un problema organico, ovvero di una malattia. In questo caso, è importante contattare tempestivamente il proprio pediatra.
I motivi più comuni per i quali un bambino piange sono:
- Ha fame: se porta i pugni alla bocca o fa schioccare in modo buffo le labbra, prima di scoppiare a piangere, è un segnale per dire che ha fame
- Ha freddo o caldo: vestiamo il bambino a strati, così da poterlo scoprire o coprire in caso necessità e verifichiamo sempre che non sia sudato
- Ha il pannolino sporco o bagnato: un neonato sano, nelle prime settimane, dovrebbe sporcare dagli 8 ai 12 pannolini. Sono tanti ma sono anche un indicatore di corretta idratazione, soprattutto se prende il latte ogni tre ore
- Soffre di malattia da reflusso gastroesofageo: alcuni bambini tendono a vomitare spesso dopo i pasti e questo può essere uno dei primi sintomi di reflusso gastroesofageo. Bisogna verificare la situazione con il pediatra, soprattutto se il piccolo non aumenta di peso
- È sovrastimolato: luci, rumori o la presenza di molte persone possono agitare anche il neonato, che fatica di conseguenza a riposare e a rilassarsi
- È annoiato: anche i piccoli soffrono la noia e desiderano più attenzioni. A volte, basta una passeggiata o una canzoncina per distrarlo
Coliche neonatali
Le coliche sono forse il principale motivo di pianto di molti bambini, soprattutto dalla seconda settimana di vita fino al quarto mese. Come si riconoscono? Esiste la regola del 3, ovvero se piange più di 3 ore al giorno, più di 3 giorni alla settimana, per almeno 3 settimane potrebbe avere le coliche.
È importante non sentirsi sopraffatti dalla situazione. Le coliche sono contrazioni eccessive e dolorose della muscolatura involontaria della parete intestinale. Sono causate generalmente dalla presenza di una eccessiva quantità di aria nell’intestino, che si associa, ainoi, a dolore. Il dolore è dovuto alla rapida distensione della parete intestinale dovuta al passaggio di bolle d’aria.
Non è difficile riconoscerle: compaiono generalmente nel tardo pomeriggio e alla sera. Il lattante che ne soffre diventa rosso in volto, piange a lungo, flette ed estende le gambette, si contorce, si contrae, nel tentativo di trovare sollievo. Il pancino appare gonfio e alla percussione si sente che è pieno di aria (spesso è paragonato ad un tamburello). Di solito passano da sole, ma possono essere fastidiose ed interferire con l’alimentazione ed il sonno del bambino. Ancora non vi è una risposta univoca su quali siano le cause. Tra i fattori che più frequentemente sono chiamati in causa vi sono:
- l’ingestione di tanta aria, spesso problema di bambini voraci
- l’alterato equilibrio tra i batteri che compongono la flora intestinale
- il fumo passivo
- l’ansia dei neogenitori
Come calmare il bambino?
Ci sono tanti modi per calmare il bambino e non c’è un metodo universale. Ogni genitore deve imparare a conoscere il suo piccolo e accudirlo senza la paura di viziarlo. Esistono poi delle tecniche che possono essere d’aiuto:
- Avvolgiamo il nostro bambino in un lenzuolo per contenerlo. Questa tecnica si chiama wrapping ed è di grande sollievo e aiuta i piccoli a rilassarsi, soprattutto se sono stressati da stimoli esterni. Come si fa? Prima di tutto, si consiglia di metterla in atto dopo il secondo mese di vita, poi esistono dei lenzuolini appositi, con forma triangolare o quadrata. Bisogna posizionare il neonato su un fianco e si procede avvolgendolo da un lato, poi dall'altro, fermando le braccia, ma facendo attenzione ad avvolgere le gambe in modo che possa ancora allungarle e fletterle
- Prendiamo il bambino in braccio e posizioniamo il suo corpo sul nostro braccio sinistro, per poter massaggiare delicatamente il suo pancino con la mano destra. Nel frattempo culliamolo o facciamolo vibrare delicatamente
- Attivare un suono rilassante. I suoni che ricordano ai piccoli l'interno dell'utero possono essere calmanti, come un dispositivo di rumore bianco, il ronzio di un ventilatore o la registrazione di un battito cardiaco
- Portiamo il nostro bambino in un marsupio o nella fascia. Il contatto con il genitore e il movimento può avere un effetto calmante
- Evitiamo di sovralimentare il tuo bambino. Se dovesse sentirsi gonfio o appesantito, il pianto sarà una conseguenza inevitabile. Cerchiamo di aspettare almeno 2-2 ore e mezza dall'inizio di una poppata a quella successiva. Nel caso di allattamento con latte artificiale, per ingannare il tempo, è possibile offrirgli il ciuccio
- Creiamo un ambiente rilassante. Durante l’allattamento o la poppata, il bambino deve essere in una stanza priva di rumori o se lo cambiamo durante la notte, bisogna evitare luci intense e rumori, come quelli che produce la TV
Non c’è genitore che non sia stanchissimo dopo una crisi di pianto del suo bambino. La cosa migliore, in questi casi, è delegare. L’irritabilità della mamma o del papà può essere avvertita dal piccolo. È quindi utile farsi aiutare da un adulto fidato e, nel frattempo, cercare di riposare un po'.
Non dobbiamo sentirci mai egoisti: ciò che conta è stare tutti bene e ogni genitore deve trovare la sua strada per raggiungere questo obiettivo.
Cosa non fare
Non bisogna mai scuotere il bambino con movimenti bruschi. La sindrome del bambino scosso, o trauma cranico da abuso, si verifica quando il corpo del bambino viene agitato con violenza. Non c’è bisogno di colpirlo, solo il brusco movimento può causare lesioni, danni cerebrali permanenti o morte.
Se dovesse succedere che il piccolo piange senza motivo apparente, non dobbiamo farci prendere dal panico o dalla frustrazione: la scelta migliore è chiedere aiuto. Contattare il pediatra e con lui decidere se è necessario effettuare degli accertamenti specifici.