Dove si è nascosto stamattina l’Elfo? Quando al risveglio figli e genitori aprono gli occhi, inizia la frenetica ricerca del folletto informatore di Babbo Natale, che durante la notte si è intrufolato in un angolo nascosto della casa e ha combinato un guaio. Lo si ritrova nello stivale sulla scarpiera, nel cesto della biancheria sporca, nella tazza della colazione.
La tradizione dell’Elfo sulla Mensola (dall’inglese, “Elf on the Shelf”), nata negli Stati Uniti, negli ultimi anni si è diffusa in Italia. Il folletto dispettoso si materializza durante le vacanze di Natale nelle case, dove resta fino alla Vigilia, per controllare che il piccolo si comporti diligentemente prima dell’arrivo dei regali del 25 dicembre. Vediamo come è nata la tradizione e come funziona il gioco.
Come è nata la tradizione
Andiamo con ordine. La tradizione dell’Elfo natalizio è piuttosto recente ed è stata inventata negli anni Settanta da una famiglia americana. I genitori la mattina del Giorno del Ringraziamento posizionavano sullo scaffale di casa un pupazzo con le sembianze di un elfo, aiutante di Babbo Natale, che aveva il compito di sorvegliare i figli e accertarsi che non si comportassero male.
Anni dopo la mamma, Carol Aebersold, e la figlia, Chanda Bell, si convinsero a condividere la divertente tradizione di famiglia e, con l’aiuto dell’altra figlia di Aebersold, Christa Pitts, nel 2005 pubblicarono un libro per l’infanzia, dal titolo “The Elf on the Shelf: a Christmas Tradition”, che in poco tempo è diventato un bestseller. Il successo fu travolgente, tanto che oggi l’Elfo sullo Scaffale è uno dei protagonisti della parata di Macy’s che si tiene nel Giorno del Ringraziamento (il quarto giovedì di novembre) a New York.
Come funziona il gioco dell’Elfo
L’Elfo è una spia di Babbo Natale che ha il compito di restare con le famiglie dal 1° al 25 dicembre per osservare il comportamento del piccolo nelle settimane che precedono il Natale. Si tratta, in sostanza, di un pupazzo con le sembianze di un elfo, acquistabile in un negozio di giocattoli o realizzabile a mano.
La tradizione vuole che l’Elfo – che di giorno è un pupazzo inanimato – ogni notte prenda magicamente vita e lasci per qualche ora l’abitazione per tornare al Polo Nord e riferire a Babbo Natale come si è comportato il bambino durante la giornata. Prima dell’alba, rientra a casa, nascondendosi in un punto diverso dell’abitazione.
Al risveglio, il bimbo si divertirà a cercarlo per le stanze e resterà stupito scoprendo dove si è cacciato: sotto le coperte, in doccia, sul termosifone… Ogni mattina è una sorpresa! Finite le festività, l’Elfo se ne va, avendo esaurito il suo compito. Generalmente scompare dopo la Vigilia di Natale o per l’Epifania.
L’arrivo a casa
L’Elfo arriva a casa la mattina del 1° dicembre (o, se si intende rispettare la tradizione americana, il Giorno del Ringraziamento, quindi il quarto giovedì di novembre) dove resta fino alla Vigilia di Natale. La famiglia lo trova seduto su uno scaffale o su una mensola, insieme a una lettera in cui l’Elfo rivela il suo nome (inventato dai genitori), si presenta (o si ri-presenta, nel caso in cui sia già stato in quella casa il Natale precedente) ed enuncia le regole (indicate qui sotto). A volte, l’Elfo porta insieme a lui un calendario dell’avvento e una confezione di cioccolatini o dolcetti.
C’è chi posiziona una piccola porta in miniatura – realizzata in cartone o in legno o disegnata su un foglio – contro la parete della sala o della cucina attraverso la quale l’Elfo entra ed esce dall’abitazione: è il suo passaggio diretto per il Polo Nord.
Le regole
Le regole per non sciogliere l’incantesimo della tradizione natalizia e non interrompere la magia sono due:
- Non si può toccare l’Elfo, altrimenti perde i suoi poteri. L'Elfo non è un giocattolo, ma un aiutante di Babbo Natale. Se il piccolo lo tocca per sbaglio, l’unica soluzione è gettare un pizzico di cannella vicino all’Elfo prima di andare a dormire e scrivere una lettera di scuse a Babbo Natale. La cannella è come una vitamina per l’Elfo: lo aiuta a riacquistare forze e a tornare al Polo Nord, dove i medici lo visiteranno.
- L’Elfo non può parlare né muoversi di giorno, mentre il piccolo è sveglio. Riprende vita solo di notte per tornare al Polo Nord. Una volta tornato a casa, si nasconde in una posizione nuova della casa e si pietrifica, rimanendo immobile come un sasso fino alla notte seguente, quando riprenderà vita.
Gli scherzi dell’Elfo
Esistono diverse varianti della tradizione. Secondo la più comune, l’Elfo è dispettoso, birichino e pasticcione. Innanzitutto, si nasconde nei punti più impensabili della casa, rendendo difficile la ricerca al suo piccolo amico umano. In più, combina guai e marachelle. Vediamo degli esempi di scherzi:
- L'elfo ha srotolato la carta igienica
- L'elfo ha rovesciato i biscotti della colazione dal sacchetto
- L'elfo ha buttato all’aria la cesta dei giocattoli
- L'elfo è arrampicato sull’albero di Natale
- L'elfo si è appeso al lampadario
- L'elfo si è attaccato sulle tende
Il piccolo, quando lo scopre al mattino in situazioni ridicole, riderà a crepapelle.
Elfo “maestro”
A volte, tuttavia, la posizione in cui si nasconde l’Elfo non è casuale, anzi, ha una finalità educativa. Alcuni genitori si sbizzarriscono e si divertono a escogitare dove posizionare il pupazzo mentre il piccolo dorme, adattandolo alle esigenze del singolo bambino: c’è chi lo appoggia sulla scrivania disordinata (in caso ad esempio di un figlio poco ordinato), nello zaino con i compiti da ultimare (se è particolarmente pigro con lo studio), nel bicchiere degli spazzolini (se al mattino si rifiuta di lavarsi i denti)… In questo modo, l’Elfo funge da gioco e, contemporaneamente, da monito per ricordare al piccolo di assolvere ai suoi doveri.
L’Elfo viene utilizzato anche come stimolo per iniziare un’attività: c’è chi lo lascia sul tavolo, insieme alle decorazioni natalizie, per indurre il figlio a preparare con i genitori gli addobbi, oppure chi lo appoggia in cucina, accanto ai barattoli di farina e zucchero, per invogliarlo a preparare la cena o i dolci natalizi. C’è chi invece lo posiziona al fianco di un puzzle da realizzare, di un libro da leggere, di un’attività didattica da realizzare.
Non è un infido controllore
Occorre, tuttavia, una precisazione. L’Elfo non deve essere un infido “controllore” che incute terrore o turbamento nel piccolo. Il folletto è un personaggio amichevole e simpatico, per quanto dispettoso. Va, dunque, introdotto nella quotidianità rispettando il carattere e la sensibilità del singolo figlio. Qualora l’Elfo non fosse apprezzato, è meglio non insistere, evitando di riproporlo con ostinazione.