Un figlio preoccupato è all'ordine del giorno, sia quando da piccolo non riesce ad addormentarsi, sia quando crescendo si scontra con situazioni come la verifica, l'interrogazione, la gara di sport. Verosimilmente non solo preoccupazioni su una performance, alle volte capita di essere agitati, tesi, senza riuscire precisamente a darsi un perché, soprattutto se siamo bambini. A questo scopo oggi vedremo una serie di consigli per aiutare i nostri figli a gestire, prima insieme e poi in autonomia, questi momenti.
Capita anche a noi adulti, giusto? Capita di sentire uno stato di preoccupazione "addosso" senza però riuscire a darne una causa, una definizione, una giustificazione. La sensazione che proviamo noi adulti è simile a uno stato di angoscia e/o di irrequietezza. Sappiamo farci i conti, proprio perché adulti, e a volte la "gestiamo non gestendola" altre volte agiamo dei piccoli rituali che ci danno quiete: una tisana e un libro, una camminata, un viaggio in macchina con una cantata che scarica la tensione. Insomma, l'età ci ha concesso di conoscerci e trovare tutta una serie di strategie per calmare lo spirito.
Cosa possiamo fare se capita a nostro figlio e come possiamo insegnargli a gestire questi momenti. Ecco qualche consiglio per la gestione dei momenti di agitazione dei più piccoli.
Non cerchiamo a tutti i costi la causa dell'agitazione
A differenza di ciò che si potrebbe pensare, nella prima fase è bene non investire tempo nell'indagine della causa quando il bambino non sa bene perché si senta in quel modo. Non possiamo nemmeno pretenderlo.
Le emozioni sono reazioni fisiologiche, appartengono perciò al mondo delle sensazioni. Ci vuole tempo per comprenderle, saperle leggere, in verità ci vuole tempo anche solamente per intuirle. Quando il bambino non sa darsi una spiegazione non cerchiamone una a tutti i costi. Questa non servirebbe a noi per aiutarlo e non servirebbe a lui per imparare a gestire lo stato d'animo. Su cosa possiamo concentrarci quindi? Unicamente sul sentire.
Non fuggiamo dall'ansia
Sarà forse contro-intuitivo, ma la prima cosa da fare è proprio concentrarsi sulla sensazione e non fuggirne. Saremmo portati a pensare che la prima azione potrebbe essere la distrazione, ma così facendo non permetteremmo mai a nostro figlio di prendere dimestichezza con le sue sensazioni con il rischio ne diventi "preda". Anche noi adulti facciamo questo errore troppo spesso.
Facciamo un esercizio per tranquillizzare il bambino
Mettiamoci dunque in una stanza, lontano da rumori o luci forti e facciamo in modo che nostro figlio ci imiti:
- per cominciare tre grosse inspirazioni con il naso ed espirazioni lente con la bocca
- chiudiamo gli occhi e chiediamogli di immaginare un posto che lo renda felice o tranquillo in base all'esigenza oppure di immaginare una cosa da fare che lo renderebbe sereno
- concludiamo con altre tre espirazioni ed espirazioni ad occhi chiusi.
Infondiamogli fiducia e gratifichiamolo
A questo punto cerchiamo di dare al nostro bimbo messaggi di fiducia e fargli capire che l'agitazione che ha vissuto è una sfida che sia alla sua portata. "Bravo, lo sapevo che saresti riuscito a calmarti" oppure "Ora ti senti meglio, bravo che ci sei riuscito" sono messaggi che stimolano ad agganciarsi allo stato emotivo desiderato.
In questa seconda fase è molto importante non rimanere immobilizzati, ma dare vita a una piccola sfida da portare a termine con adeguata semplicità. Un esempio potrebbe essere un aiuto domestico o qualunque cosa lo possa gratificare. In questi frangesti è la creatività innata nei genitori a farla da padrona.
Costruire una narrazione di sé
A questo punto è importante che il bimbo faccia tesoro dell' esperienza di ansia appena vissuta e superata. Possiamo dire al bambino che se dovesse capitargli di sentirsi nuovamente agitato, può provare a mettere in atto i trucchetti che gli abbiamo insegnato anche da solo, ma se non dovesse riuscire di non esitare a chiedere un aiuto per farlo. La priorità è quella di permettere al bambino di costruire una memoria di sé che faciliti l'autonomia come comportamento automatico anziché le reazioni comportamentali.