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12 Giugno 2023
14:00

Come hanno fatto i quattro bambini colombiani a sopravvivere 40 giorni nella giungla da soli? Il pediatra: «Non sono i nostri bamboccioni italiani»

Dispersi nella foresta amazzonica, sono stati ritrovati venerdì scorso dopo oltre un mese di ricerche. I quattro fratellini colombiani, di 13, 9, 4 e 1 anno, erano gli unici superstiti dell’incidente aereo del primo maggio. Da allora di loro si erano perse le tracce. Cos’hanno mangiato e come sono sopravvissuti nella giungla? Farina di manioca, frutta, e gli insegnamenti della nonna sono stati essenziali per la loro sopravvivenza.

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Come hanno fatto i quattro bambini colombiani a sopravvivere 40 giorni nella giungla da soli? Il pediatra: «Non sono i nostri bamboccioni italiani»
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Hanno girovagato per più di un mese nella giungla amazzonica, tra vegetazione fitta e intricata e animali feroci in agguato. Eppure, sono salvi, anche se denutriti e disidratati. La storia dei quattro fratellini sopravvissuti per 40 giorni nella foresta amazzonica ha i requisiti per essere un romanzo “alla Robinson Crusoe” moderno con un’ambientazione umida equatoriale. La vera domanda, che chiunque di noi probabilmente si è posto leggendo o ascoltando la notizia, è: come hanno fatto? Il direttore di Pediatria generale e dell’emergenza dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, Alberto Villani, ha commentato al Messaggero: «Sono persone abituate a confrontarsi con le difficoltà e a superarle. I nostri ragazzi invece stanno in mezzo alle “foreste” urbane abbandonati, senza sapere come cavarsela».

La scomparsa

Originari del gruppo indigeno Huitoto, i quattro fratelli – di 13, 9, 4 e 1 anno – sono gli unici sopravvissuti dell’incidente aereo avvenuto in Colombia il primo maggio, in cui è rimasta uccisa la loro madre, Magdalena, oltre al pilota e a un parente. I piccoli si erano imbarcati sul piccolo velivolo Cessna 206 con la mamma per raggiungere il papà, parente del governatore della riserva indigena di Puerto Sabalo, che ad aprile era scappato dalle Forze armate rivoluzionarie della Colombia dopo aver ricevuto minacce di morte dal fronte Carolina Ramìrez. La famiglia, però, non si è mai ricongiunta: a causa di un’avaria al motore, l’aereo si è schiantato nella foresta amazzonica. Da quel giorno dei piccoli, gli unici usciti miracolosamente illesi dall’impatto, si erano perse le tracce.

Il ritrovamento

Venerdì scorso, a 40 giorni di distanza dall’incidente aereo, i fratellini – Lesly Jacobombaire Mucutuy, di 13 anni, Soleiny Jacobombaire Mucutuy, di 9, Tien Noriel Ronoque Mucutuy, di 4, e Cristin Neriman Ranoque Mucutuy, che ha compiuto 1 anno durante la permanenza nella giungla – sono stati ritrovati da un cane militare, addestrato per la ricerca di persone. Le immagini catturate da un video girato con lo smartphone da uno dei soccorritori mostrano i bambini stanchi e con il volto scavato dalla fame, ma miracolosamente vivi. Le loro prime parole pronunciate dai quattro superstiti dell'incidente aereo sarebbero state: «Ho fame» e «Mia madre è morta», come ha rivelato uno dei membri della squadra di ricerca, Nicolas Ordonez Gomes. Al momento sono stati trasportati in ospedale a Bogotá, dove rimarranno diverse settimane prima che si riprendano e tornino dai familiari.

Le scorte di farina di manioca

Secondo il padre, la figlia più grande, Lesly, al ritrovamento gli avrebbe confidato che lei, insieme ai tre fratelli, dopo l’incidente avrebbe vegliato sulla madre, nella sua agonia, per 4 giorni, durante i quali i piccoli si sarebbero cibati con la farina di manioca, che avevano portato con loro durante il viaggio. Ne avevano 3 kg e ne hanno mangiata per giorni, ha ricostruito il generale Sanchez. «Mia figlia mi ha detto che la loro madre è sopravvissuta per quattro giorni – ha dichiarato il padre dei fratelli, Ranoque – Prima di morire, ha detto loro: “Forse dovreste andare. Ragazzi, vedrete che tipo di uomo è vostro padre e vi mostrerà lo stesso tipo di grande amore che vi ho mostrato io”».

Le bucce di frutta seminate lungo il percorso

Dopodiché, i piccoli si sono addentrati nella foresta. A guidarli è stata la sorella maggiore, Lesly, già abituata a crescere e a occuparsi dei fratelli quando la mamma lavorava. Onorando gli insegnamenti della nonna, la 13enne ha messo in atto le tecniche di sopravvivenza nella giungla e ha procacciato il cibo per i quattro, distinguendo quel che poteva essere commestibile da alimenti potenzialmente velenosi, prevalentemente frutta. Proprio le bucce di banana e di frutta trovati dai soccorritori durante le ricerche hanno tenuto acceso le speranze del ritrovamento.

Durante le ricerche è stata diffusa nella giungla la voce della nonna tramite altoparlanti

Durante le ricerche, la voce registrata della nonna è stata diffusa tramite altoparlanti nella giungla per tranquillizzare i piccoli e ricordare loro di non muoversi troppo perché, a causa dei continui spostamenti, rischiavano di complicare le operazioni dei soccorritori, portate avanti sia dai militari mandati dal Governo colombiano che dai volontari indigeni. In effetti i piccoli, una volta tratti in salvo, hanno spiegato al nonno Fidencio Valencia che quando sentivano i rumori dei soldati nella giungla scappavano e si nascondevano, perché avevano paura. Per i media colombiani, comunque, i fratellini sono sopravvissuti grazie alla loro conoscenza ancestrale e agli insegnamenti che avevano appreso dalla comunità indigena a cui appartengono e, in particolare, dalla loro nonna.

Il commento del pediatra: «Non sono i nostri bamboccioni italiani»

«La resilienza nasce anche dalla capacità di affrontare le difficoltà, ma si arriva ad affrontarle se si è educati a farlo – ha commentato Alberto Villani, direttore di Pediatria generale e dell’emergenza dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, in un’intervista al Messaggero. I nostri ragazzi invece stanno in mezzo alle “foreste” urbane abbandonati, senza sapere come cavarsela». Anche secondo il dott. Villani il miracolo della sopravvivenza dei piccoli è dovuto alla loro dimestichezza con l’ambiente impervio e ostile della foresta amazzonica.

Il pediatra Villani: «La resilienza nasce anche dalla capacità di affrontare le difficoltà»

«In quelle popolazioni una tredicenne ne sa più di un adulto, – ha continuato – non sono i nostri “bamboccioni” italiani, sono persone abituate a confrontarsi da sempre con le difficoltà e a superarle». Una prova di sopravvivenza e resistenza, quella che ha per protagonisti i quattro fratelli, che ha dell’incredibile e sta affascinando mezzo mondo. «Si parla oggi di disturbi neurocomportamentali, ma in realtà in questo caso c’è la dimostrazione che i bambini sono estremamente resistenti, – ha concluso Villani – vanno solo educati ad affrontare diversi contesti e questo lo ottieni solamente educando le persone».

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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