Scegliere l’ospedale dove partorire è una responsabilità importante, perché i punti nascita non sono tutti uguali e molto spesso comodità e ottima assistenza sanitaria, purtroppo, non si trovano nella stessa struttura. Bisogna infatti valutare tanti fattori: prima di tutto i futuri genitori devono ascoltare i consigli del ginecologo, che potrà dare indicazioni sulle necessità della donna rispetto alla gravidanza, che potrebbe essere fisiologica, ma potrebbe anche essere complessa e richiedere un parto medicalizzato.
Successivamente, è bene considerare la vicinanza, se è facilmente raggiungibile e poi i servizi che vengono offerti, dalla possibilità di fare l’epidurale in qualsiasi momento della giornata al parto in acqua, dal rooming-in all’assistenza post partum, soprattutto per avviare l’allattamento al seno. È fondamentale anche chiedere informazioni sulla neonatologia e se nella struttura è presente la terapia intensiva neonatale o quanto dista la TIN più vicina. Sono tutti dettagli che vanno analizzati con cura, perché possono fare la differenza al momento del parto.
Dalla ventesima settimana, molte donne iniziano il percorso di assistenza alla nascita ed è possibile iniziare a informarsi sulle strutture sanitarie. È importante avere per la 30/32esima settimana avere le idee chiare e, possibilmente, aver già preso contatti con il reparto.
È sicuramente utile, per farsi un’idea chiara, consultare i siti degli ospedali per poter controllare i servizi offerti e parlare con le mamme ai corsi preparto. Si consiglia inoltre di consultare la pagina Unicef con l’elenco degli Ospedali “amici dei bambini”. Qui possiamo trovare tutte le strutture che garantiscono alle madri e ai neonati cure tempestive e adeguate prima e durante la loro permanenza in un punto nascita. Se non abbiamo strutture vicino a casa, valutiamo tutti i criteri che troviamo qui sotto.
- 1Ospedale o clinica privata?
- 2È facile da raggiungere?
- 3Numero di parti
- 4Percentuale di cesarei e parti indotti
- 5Ricorso all’episiotomia e altre procedure mediche
- 6Possibilità di ricorrere all’epidurale
- 7Libertà di scegliere
- 8Assistenza durante il parto
- 9Livello di neonatologia
- 10Possibilità di conoscere la struttura
- 11Donazione del sangue del cordone
- 12Rooming in
- 13Promozione dell’allattamento al seno
Ospedale o clinica privata?
Per scegliere se partorire in ospedale o in clinica privata è bene, prima di tutto, valutare il decorso della propria gravidanza. Gli ospedali sono strutture che permettono di affrontare qualsiasi imprevisto e problema di salute, sia della mamma sia del bambino. Se quindi stiamo affrontando una gestazione a rischio, gemellare o che probabilmente necessiterà di un taglio cesareo, è sicuramente più indicato puntare su un ospedale.
L’ospedale, soprattutto i policlinici universitari, sono al tempo stesso grandi strutture dove spesso si diventa dei numeri e ci si dimentica l’aspetto più umano dell’assistenza. Inoltre, bisogna ricordarsi che non sono hotel o resort di lusso, che le camere potrebbero essere affollate, il servizio mensa scadente e i reparti sono spesso rumorosi, La clinica privata è sicuramente più indicata per una gravidanza fisiologica, che non richiede interventi straordinari. È un centro più raccolto, completamente a pagamento, dove il servizio alberghiero renderà la nascita del nostro bambino ancora più piacevole.
È facile da raggiungere?
È molto importante valutare il tempo che ci si impiega a raggiungere il punto nascita desiderato. Se dobbiamo affrontare un parto cesareo programmato, non ci saranno problemi, ma in caso di parto naturale, magari anche di una seconda o terza gestazione, la vicinanza potrebbe evitare gli imprevisti. Controlliamo bene la strada, i tempi per raggiungerlo anche in caso di traffico e se vicino ci sono delle strutture alberghiere.
Numero di parti
Il numero di parti è un dato importante per valutare la struttura. Nel pubblico, sono stati chiusi i punti nascita con meno di 500 parti. Si consiglia di rivolgersi in ospedali dove le nascite sono almeno mille in un anno e di evitare le cliniche troppo piccole. Sono sicuramente strutture che fanno più fatica ad affrontare le emergenze e potrebbero avere personale meno aggiornato.
Percentuale di cesarei e parti indotti
Un altro dato importante riguarda i cesarei, che sono in costante aumento anche in Italia. I cesarei e i parti indotti non dovrebbero superare il 15% dei parti annuali. Detto ciò ci sono strutture (addirittura regioni) molto sopra la media. È bene capire come mai, chiedendo al proprio ginecologo. Potrebbe essere un centro di fecondazione assistita e avere un numero alto di parti gemellari, ma potrebbe semplicemente essere una scelta politica.
Ricorso all’episiotomia e altre procedure mediche
Il ricorso all’episiotomia e ad altre procedure mediche sono un altro punto importante: non possono essere una pratica di routine, perché significa che la donna non viene messa nella condizione di avere un parto fisiologico nel rispetto dei suoi tempi e delle sue esigenze. Attenzione, ciò non significa che in caso di emergenza o di necessità non siano da utilizzare, ma non possono essere uno standard.
Possibilità di ricorrere all’epidurale
La possibilità di ricorre all’epidurale è un plus importante. Ci sono ospedali in cui mancano gli anestesisti di notte, in cui è un servizio a pagamento o in cui proprio non è possibile usufruire del servizio. È bene dunque informarsi sulla disponibilità dell’anestesia. Si consiglia di optare per un punto nascita che dia la possibilità del partoanalgesia h24.
Libertà di scegliere
Scegliere se stare sdraiate su un lettino o poter essere libere di muoversi nella stanza e di assumere la posizione preferita; Scegliere se partorire in acqua o di usare l’acqua durante il travaglio; scegliere di non fare l’episiotomia. Se la donna sta affrontando una gravidanza fisiologica e al parto non subentrano complicazione, deve essere messa nella condizione di viversi la nascita nel migliore dei modi, senza imposizioni. Non tutte le strutture lo fanno e accettano il piano del parto.
Assistenza durante il parto
Conclusa l’emergenza sanitaria, i papà sono tornati in sala parto per assistere la mamma durante il travaglio e la nascita del bimbo. È importante comunque informarsi se il punto nascita prescelto permette alla donna di avere qualcuno vicino e se è consentito al partner stare in ospedale dopo il parto.
Livello di neonatologia
La neonatologia è un reparto importante, soprattutto per un punto nascita. L’assistenza specializzata ai neonati è divisa in tre livelli: il primo è l’assistenza di base, il secondo è un po’ più specializzata, ma non può affrontare le grandi emergenze, il terzo invece rappresenta l’eccellenza. Bisogna puntura su strutture con livello 3 in caso di parto cesareo, gravidanza a rischio o se c’è la possibilità di parto prematuro. Altrimenti è bene sapere in caso di trasferimento, dove si trova l’ospedale pià vicino referenziato. Nelle gravidanza fisiologiche basta assicurarsi che la struttura disponga di ‘trasporto in utero‘ o di ‘trasporto in emergenza neonatale' (STEN).
Possibilità di conoscere la struttura
Un ottimo modo per conoscere la struttura è visitarla. È un servizio che viene offerto alle mamme, con appuntamenti mensili, da moltissimi ospedali. Di solito, le visite vengono organizzate durante i corsi pre-parto ospedalieri, che permettono anche di incontrare le ostetriche e le infermiere neonatali per poter fare tutte le domande più importanti. È ovvio che se scegliamo un corso preparto privato o in un consultorio questa opzione potrebbe non esserci. In questo caso, bisogna chiedere in reparto.
Donazione del sangue del cordone
La raccolta del sangue del cordone ombelicale, da donare alle banche pubbliche, resta ancora un servizio disponibile in poche strutture. È quindi importante chiedere informazioni, magari direttamente al proprio ginecologo, per verificare anche se siamo nella condizione di salute di poter fare questa donazione.
Rooming in
Alcune strutture danno alla mamma la possibilità di tenere il bambino in camera. Questo servizio, noto come rooming in, serve per favorire la relazione tra la madre e il neonato, così da far avviare nel migliore dei modi l’allattamento al seno. In alcune strutture invece il bimbo deve essere lasciato nel nido e la mamma si deve recare in visita o viene portato in stanza dalle ostetriche per alcune ore al giorno. La scelta della struttura migliore prevede quella di un ospedale con entrambe le opzioni, per una migliore assistenza alla donna e alle sue necessità.
Promozione dell’allattamento al seno
La promozione dell’allattamento al seno viene fatta prima durante il corso preparto e poi al momento della nascita. Le ostetriche devono aiutare la mamma nell’ovvio dell’allattamento, insegnando le posizioni migliori, verificando gli attacchi ma anche facendo in modo che mamma e bimbo stiano insieme fin da subito. Non tutte le strutture lo fanno, spesso per mancanza di personale. È dunque importanti informarsi anche su questo aspetto, da cui dipendono i primi sei mesi di vita del bambino.