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3 Luglio 2023
9:00

Come vive una famiglia con 6 figli? Francesca e Alessio ci hanno raccontato della loro famiglia XXL

Francesca e Alessio hanno sei figli e vivono in centro a Firenze. A casa loro la vita funziona come una «catena di montaggio», in cui l’organizzazione gioca un ruolo di primo piano. La loro giornata tipo è piuttosto movimentata, tra scuola elementare, scuola dell’infanzia, asilo nido, casa, campo da atletica, palestra di ginnastica, aula di musica. «I figli sono il senso della nostra vita» racconta a Wamily mamma Francesca.

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Come vive una famiglia con 6 figli? Francesca e Alessio ci hanno raccontato della loro famiglia XXL

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Paolo, il primogenito, è l’unico maschio. Quando mamma Francesca ha annunciato il sesso del sesto figlio, lui ha alzato gli occhi al cielo: «Un’altra femmina?» ha sbuffato, prima di innamorarsi di lei, come lo è delle altre quattro sorelle. Paolo, che di anni ne ha 9, dorme in stanza con Silvia, che a luglio compie 8 anni, e Maria, di 6. Nella camera accanto riposano le sorelle più piccole: Elena, di quasi 5 anni, Sara, 3 anni, e Anna, 1 anno. «Si fanno compagnia, da soli non possono stare» ci racconta la mamma, Francesca Levi D’Ancona, 37 anni, che, insieme al marito Alessio Brunetti, 42, ha sei figli, nati a 18 mesi l’uno dall’altro.

La loro famiglia funziona come una «catena di montaggio», ci spiega. Vivono in centro a Firenze e la mattina è papà Alessio a portare i figli più grandi a scuola, trasportandoli a bordo di una bici-cargo. «Come quelle che si vedono in Danimarca, con il carretto davanti» precisa Francesca. Per gli spostamenti di lunga tratta, invece, la famiglia si muove a bordo di un pullmino a nove posti. Una volta, quando l’ultima arrivata, Anna, era appena nata, l’hanno allestito a camper e ci hanno trascorso cinque notti in un lungo viaggio on the road.

La gente li guarda incuriosita e con gli occhi sgranati. «Tutti ci chiedevano: “Io impazzisco con un figlio, voi come fate con quattro?”. All’arrivo di Sara e Anna la domanda è diventata: “Come fate con sei?”. In realtà è uguale, si è aggiunto qualcuno in più alla squadra» racconta Francesca. Sotto alle foto in cui i componenti della famiglia taglia xxl sono immortalati in ordine decrescente, compare qualche commento scettico o ironico: «Capita che qualcuno ci scriva: “Ma guarda questi, non ce l’hanno una televisione?”».

È la prima domanda che a chiunque sorge spontanea quando vi guarda: come si fa con sei figli?

L’organizzazione ci vuole, ma poi è anche una questione di abitudine. Da uno a due figli è cambiato tanto, dal terzo in poi meno. Ogni nuovo arrivato si aggiungeva al “branco”, adattandosi alla nostra famiglia, che è già settata in “modalità bambini”. Aiuta anche l’essere tranquilli: io e mio marito non siamo molto ansiosi, ci preoccupiamo ma non eccessivamente. Siamo attenti alle esigenze dei nostri figli, ma abbastanza “easy" su cose che consideriamo più superflue.

Qual è la vostra giornata tipo?

Inizia con i bimbi che si preparano per andare a scuola. In realtà, i grandi li abbiamo resi indipendenti e sono molto organizzati: la sera prima si preparano i vestiti sulla sedia e la mattina seguente si svegliano, si vestono, e si preparano la colazione da soli. Ammetto che è una cosa che colpisce molto quando la raccontiamo. Nel frattempo, ci prepariamo anche noi, mio marito li porta a scuola in bici e va a lavoro, mentre io resto con la più piccola a casa e più tardi porto la quinta all’asilo. Noi abbiamo una bicicletta speciale che può trasportare quattro bimbi, non è un tandem ma è una bici-cargo, come quelle che si vedono in Danimarca, con il carretto davanti.

Usiamo una bici-cargo che trasporta fino a quattro bambini

Mio marito, quando torna a casa per pranzo, mi lascia la bici, con cui io vado a riprendere i piccoli a scuola alle 4. Una volta tornati, i bimbi iniziano le loro attività pomeridiane, quindi dobbiamo incastrare tutto: una fa ginnastica artistica, tre fanno atletica, uno suona il pianoforte, uno la chitarra. Per quella che suona il piano viene la maestra a casa, mentre quello che suona chitarra resta mezz’ora in più a scuola con l’insegnante. Questa è la routine infrasettimanale, mentre nel weekend ci piace girare e portare i bimbi in giro: abbiamo un pullmino con 9 posti con cui ci spostiamo.

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Riuscite a riciclare giocattoli e vestiti dall’uno all’altro?

Sì certo, noi conserviamo quasi tutto. Abbiamo riutilizzato qualsiasi cosa, dalla carrozzina al lettino. Dal primo maschio ho riciclato anche vestiti per le femmine. A casa ormai abbiamo un parco giochi. Una volta uno di loro mi ha chiesto: “Mamma, noi che siamo tanti abbiamo meno cose?”, “Forse ne avete di più, con tutti i regali che vi fanno per i compleanni” ho risposto. Devo dire che siamo molto oculati nelle spese, i regali arrivano solo al compleanno e a Natale, ma, ovviamente, moltiplicando questo per sei abbiamo la casa piena di giocattoli. Non mancano né giochi né compagnia. Sono bimbi che giocano tanto, anche rispetto ai coetanei.

In che senso?

Anche a loro piacerebbe avere i videogiochi, la televisione, i cellulari, ma non li hanno. Sono curiosi, vogliono vedere i nostri telefoni, ma fin dal primo figlio abbiamo cercato di non darglieli troppo. Da quando ne abbiamo tre, poi, io e mio marito ci siamo detti: “Se io gli do il mio, tu gli dai il tuo, due telefoni non ci bastano per tutti i figli” (ride, ndr). Insomma, cerchiamo di non abituarli alla tecnologia se no vogliono sei tablet, sei cellulari… Sarebbe una spesa, e in più si isolerebbero.

Cerchiamo di non abituarli alla tecnologia

Abbiamo un solo televisore in tutta la casa e per ora li controllo molto, non hanno il permesso di accenderla quando pare loro, sanno di dovermelo chiedere e di solito consento loro di vederla prima di cena. Scelgono insieme quale cartone animato vedere, ma si devono mettere d’accordo… Di solito decide il più grande e gli altri si adeguano (ride, ndr).

Quante stanze avete?

La nostra casa non è grandissima, però abbiamo quattro camere da letto, anche se per comodità abbiamo tenuto i figli insieme, in un’unica stanza, fino a quando sono diventati quattro. Dalla quinta in poi, li abbiamo separati e messi tre in una e due nell’altra, mentre ora che sono diventati sei, abbiamo separato i tre più grandi che frequentano le elementari in una e le tre piccoline nell'altra. Elena va alla scuola dell'infanzia, Sara all'asilo e Anna per ora è a casa. Ci avanza sempre una camera che per il momento teniamo come camera dei giochi. Loro preferiscono stare insieme e per noi è pratico: “questa è la camera dove si dorme”, e tutti lì dormono, “questa è dove si gioca”, e tutti là giocano.

Come riuscite ad accontentare i gusti di sei figli a tavola?

Non siamo in democrazia a casa nostra (ride, ndr). Si cucina una cosa sola e si mangia quella, di solito non si lamenta nessuno. Non si va per votazioni. Magari uno dice: “Uffa, questo non lo volevo”, però in genere sul mangiare non fanno storie, anzi sono d’appetito. Non sono stati abituati al “se non ti piace questo, ti cucino qualcos’altro”, perché se devi trovare qualcosa che va bene a tutti impazzisci. Ovviamente, cerco di cucinare cose che so che mangiano.

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Francesca e Alessio a tavola con i figli

Avete qualcuno che vi aiuta a casa?

Sì. Ben venga l’aiuto, anche delegare è importante. Ho la fortuna di avere i miei genitori a 500 metri da casa che ci danno una mano. In più, negli anni abbiamo avuto tate, ragazze alla pari… Al momento ci aiuta una tata qualche ora al mattino.

Se si ammala uno, la casa diventa un lazzaretto?

Ammetto che, fortunatamente, non si ammalano quasi mai… Devono avere dei buoni anticorpi (ride, ndr). Non siamo di quelli che li coprono eccessivamente con sciarpe e guanti a maggio. Anzi, a volte ci guardano come pazzi: “Ah, ma sono mezzi nudi!”. Li facciamo giocare nella terra, nel fango… Non ci scandalizziamo, e anche in quello ci criticano in tanti: “Ah vanno a letto con lo stesso pigiama con cui sono usciti in giardino”, “Ah, state in casa con le scarpe”. L’unica volta in cui ci siamo ammalati a lungo è stata quando abbiamo avuto il Covid, io ero incinta e siamo stati due settimane chiusi in casa. Quando si ammalano ovviamente non sono momenti facili, come in tutte le famiglie. Quest’anno ci siamo beccati il virus gastrointestinale, dopo una settimana ci siamo ripresi.

Avete viaggiato in otto?

Sì, noi siamo dei tipi avventurosi. L’unico viaggio lontano con i bimbi è stato una crociera in Norvegia. Quando l'ultima era nata da poco, abbiamo percorso una bella strada on the road, abbiamo dormito in macchina per cinque notti, nel nostro pullmino… L’abbiamo camperizzato, ci siamo divertiti in sacco! Una volta siamo andati tre giorni in barca coi bimbi, e tutti ci guardavano con gli occhi sgranati. Abbiamo fatto il campeggio, li abbiamo portati in tenda. Loro sono abituati a tutto, sono molto adattabili. I due più grandi sono scout, anche io lo sono stata.

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Avete in progetto di allargare ancora la famiglia?

È un tasto dolente… In realtà, non eravamo propensi ad allargare la famiglia, ma è capitato, e a febbraio sono rimasta incinta, aspettavamo il settimo figlio, ma la gravidanza non è andata bene. Usciamo da un aborto spontaneo, è stato un periodo difficile e faticoso, ci siamo dovuti riprendere… Anche se non era programmato sarebbe stato ben accetto, ben voluto e amato come gli altri. Ho subìto un intervento, sono stata male di salute e quando sto male io è un casino, avendone sei da seguire.

Il dolore dell'aborto è uguale, non è che il mio è meno del tuo

Ne ho parlato sui social, il video è andato virale e ci hanno detto di tutto e di più. Una ha scritto: “Ma cosa ti lamenti che ne hai già sei? C’è chi non ha figli e deve ricorrere alla Pma”. Ci sono rimasta male: il dolore è uguale, non è che il mio è diverso dal tuo. Oppure hanno puntato il dito sull’aspetto social: “Ah condividete tutto”. La realtà è che non esistono solo le cose belle. La gente si lamenta che online si vedono solo le famiglie perfette, quindi ho deciso di parlarne perché potevano rivedersi in me tante donne. Molte mi han detto: “Ti capisco, è successo anche a me”.

Il nostro Paese aiuta le famiglie numerose?

Negli ultimi mesi l’assegno unico è leggermente aumentato, però quella della famiglia numerosa rimane ancora una scelta difficile. Se avessimo dovuto fare figli sulla base di quell’assegno, senza dubbio non ce l’avremmo fatta. Poi la vita nella società di oggi è difficile, tra gli impegni e la conciliazione della vita con il lavoro. Io vengo accusata: “Fai figli e non vai a lavoro”. Meno male che qualcuno li fa, rispondo, e non è che non vado a lavoro, sono in maternità: è diverso. Purtroppo non tutti hanno la possibilità che ho io, essendo un’insegnante di ruolo con un contratto a tempo indeterminato. Una mi ha scritto: “Ti dovresti licenziare”. Ma perché? Significherebbe incentivare questa tendenza per cui nel nostro Paese le donne devono scegliere tra figli e carriera. E poi, dove sta scritto il numero massimo di figli che devi fare, o dopo il quale non hai più la maternità? Io usufruisco di un diritto che ho. Dovrebbe essere così per tutti, la maternità dovrebbe essere tutelata al 100%, sia che una donna ne desideri uno, sia che ne desideri sei. Ma dalla teoria alla pratica c’è ancora molta strada da fare.

Voi andate in controtendenza rispetto ai dati sulla denatalità. Perché ha ancora senso avere figli?

Se non avesse più senso avere figli, forse non avrebbe più senso la nostra esistenza. Personalmente, per me e mio marito, i figli sono il senso della nostra vita. Spesso, quando ci incontrano, ci dicono: “Ah, io non ne ho fatti di più perché…”, si sentono in dovere di giustificarsi davanti a noi per non so quale motivo. Non è obbligatorio averne tanti, è una scelta personale. Poi, ci sono situazioni in cui non ci sono le condizioni. Noi abbiamo le condizioni, anche economiche, e ce lo possiamo permettere, però non è comunque scontato. C’è gente che sta molto meglio di noi e non li fa. È una scelta, e non farli non è egoismo.

I figli sono il senso della nostra vita

È un peccato se invece ci fosse un desiderio. Ci sono coppie che desidererebbero avere figli però non possono per le condizioni? In quel caso chiediamoci se il nostro Paese sta sbagliando qualcosa. Mi dicono: “Sei una privilegiata”, però io ho sempre pensato di volere una famiglia fin da giovane. Ho studiato, mi sono laureata, ho lavorato come precaria per sei anni, e mi sono data da fare per sistemarmi e avere una stabilità, anche nell’ottica di avere un giorno una famiglia.

Riuscite a ritagliarvi del tempo per voi, tu e tuo marito?

Sì, seppure in modi diversi. Magari dopo che i piccoli sono andati a letto riusciamo a guardare un film. Di recente siamo andati a fare un week-end romantico noi due, non era mai successo prima, è stato un grande evento. È stato anche un modo per riprenderci dopo quel brutto periodo. Mia mamma si è offerta di tenere i bimbi a dormire per una notte.

Cosa significa per te “famiglia”?

Che domanda difficile… Famiglia non è un luogo. È dove ci siamo noi, dove ci siamo io, mio marito e i nostri figli, in qualsiasi posto ci troviamo.

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Rachele Turina
Redattrice
Nata a Mantova, sono laureata in Lettere e specializzata in Filologia. Antichità e scrittura sono le mie passioni, che ho conciliato a Roma, dove ho seguito un Master in Giornalismo concedendomi passeggiate fra i resti romani (e abbondanti carbonare). Il lavoro mi ha riportato nella Terra della Polenta, dove ho lavorato nella cronaca e nella comunicazione politica. Dall’alto del mio metro e 60, oggi scrivo di famiglie, con l’obiettivo di fotografare la realtà, sdoganare i tabù e rendere comodo quel che è ancora scomodo. Impazzisco per il sushi, il numero sette e le persone vere.
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