«La donna oggi contribuisce al sostentamento della famiglia perché il costo della vita si è alzato», e un bilancio familiare precario rischia di distogliere la donna da «uno dei suoi compiti»: «mettere al mondo dei figli». La mozione con carattere d’urgenza firmata da tre consiglieri di Fratelli d’Italia del Municipio 6 è quasi surreale, se non fosse che è stata effettivamente presentata sul tavolo di una delle circoscrizioni comunali della metropoli. L’obiettivo originario dell’atto è in realtà ragionevole: rendere gratuito per i neogenitori l’accesso ai nidi comunali in città. È il resto – quindi, le motivazioni – a lasciare di stucco.
«Premesso che in questi ultimi anni la natalità in Italia è diminuita in modo esponenziale e considerato che oggi la donna contribuisce al sostentamento della famiglia perché il costo della vita si è alzato notevolmente rispetto allo stipendio del lavoratore medio e la moglie è obbligata a contribuire lavorando a sua volta – si legge nella mozione siglata dai consiglieri Michele Leone, Omar Praticò, Gaetano Bianchi e bocciata all’unanimità dalla maggioranza – si chiede al Comune che le spese Comunali degli asili per i primi anni di vita siano assorbite dalle Istituzioni».
In pratica, si chiedono nidi gratis perché, come viene precisato poco prima, «uno dei compiti della donna è quello di mettere al mondo dei figli», anche se, viste le difficoltà di oggi, «buona parte rinuncia ad aumentare la prole, a volte rinuncia completamente ad avere figli».
La mozione ha inevitabilmente scatenato polemiche, fuori e dentro il Municipio. «Avere figli è una scelta, non un obbligo. Ognuno è libero di decidere se fa parte o meno del suo progetto di vita» ha commentato Piccola Libero Orlando, consigliere dem del Municipio 6.
Le donne vengono dipinte come le vittime di un sistema “anti-famiglia”, costrette a trovare un lavoro che ha come unica finalità il guadagno e, quindi, la collaborazione al mantenimento della famiglia. Non esiste, in quelle parole, l’ipotesi di una vita professionale scelta, e non imposta. Non esiste l’idea di una donna che si dedica alla carriera per passione o che, magari, quei figli non li ha perché non li vuole avere.
E no, “mettere al mondo dei figli” non è “uno dei compiti” del genere femminile. Essere donna non significa essere automaticamente una (futura) madre.
Una soluzione alle difficoltà dei genitori, alla crisi delle culle vuote, all’inconciliabilità di lavoro e famiglia – come i nidi gratis – va trovata non per lasciare a casa le madri che vogliono lavorare (quella sì che sarebbe una costrizione). I servizi vanno attivati, piuttosto, per mettere le mamme nella condizione di poter scegliere, e per aiutare i genitori – e non le sole madri – a conciliare la vita privata e la professione con il lavoro di cura. Una libertà che ad oggi purtroppo è un lusso, che in poche famiglie possono permettersi.