Durante le contrazioni il bambino in grembo si muove. Il piccolo, infatti, ha un ruolo attivo nelle spinte e si impegna per aiutare il processo di nascita mentre il travaglio progredisce.
In realtà il feto è un attore principale nelle contrazioni già prima del travaglio. Nel secondo trimestre e, specialmente, nel terzo trimestre di gestazione, infatti, la donna incinta può avvertire le cosiddette contrazioni di Braxton Hicks, causate in genere dal movimento del bambino, oltre che dall’ingrossamento dell’utero, dalla stimolazione dovuta a un rapporto sessuale o all’eccessiva stanchezza. Si tratta di un fastidio lieve di pochi secondi, simile a quello dei crampi pre-mestruali. Perciò, quando il parto è ancora lontano, il piccolo ospite è già in grado di contribuire, con i suoi movimenti fluttuanti, a provocare contrazioni.
Decisamente diverse sono le contrazioni prodromiche (o preparatorie al parto), che fungono da avvisaglia dell’imminente travaglio, più dolorose e intense. Quando le doglie diventano ravvicinate e continuative nel tempo, si parla di contrazioni del travaglio attivo, che aiutano ad espellere il neonato. Nel momento in cui si verificano, significa che il parto è vicino, si sta dilatando il collo dell’utero e il bambino si sta muovendo lungo il canale del parto.
Studi scientifici, come riporta l'American Journal of Obstetrics and Gynecology, hanno individuato una chiara relazione tra il movimento fetale e le contrazioni uterine durante il travaglio. Il corpo del bimbo, quando il ventre della mamma si contrae, spinge verso il basso la cervice favorendo la dilatazione e, mentre scende nel canale del parto, si gira e rigira alla ricerca della posizione adatta per premere contro le ossa pelviche.
È probabile che il feto percepisca le contrazioni e, quindi, un certo fastidio mentre lo stanno espellendo fuori dall’utero. Dopotutto, il piccolo in grembo sente perfino il tocco esterno. Tuttavia, non si hanno ovviamente certezze sulle sensazioni del nascituro al momento del travaglio.