Il linguaggio è uno degli aspetti fondamentali dello sviluppo del bambino e della bambina. Durante la crescita, bimbe e bimbi affrontano diverse fasi che li conducono verso una comunicazione sempre più complessa e articolata.
A volte capita – attraversando queste fasi – di trovarsi di fronte a un fenomeno peculiare: quando il bambino parla di sé in terza persona. Questo comportamento può destare curiosità e talvolta preoccupazione nei genitori, ma è importante comprendere che nella maggior parte dei casi fa parte di un normale processo evolutivo di comprensione del linguaggio e dei rapporti interpersonali.
A volte, tuttavia, può essere un segno di altre difficoltà.
Le fasi del linguaggio
Lo sviluppo del linguaggio nei bambini e nelle bambine segue una serie di tappe ben definite.
- Inizialmente, i neonati comunicano attraverso il pianto, esprimendo bisogni come fame, sonno o disagio.
- Verso i 2-6 mesi iniziano a produrre vocalizzazioni come gorgheggi e balbettii, che sono i primi passi verso la comunicazione verbale.
- Attorno all'anno di età, i bambini e le bambine compiono un grande passo nel loro sviluppo linguistico, acquisendo le prime parole. Si tratta di una fase solitamente entusiasmante per i genitori, perché la comunicazione si fa sempre più comprensibile.
- Successivamente, tra i 18 mesi e i due anni, i bambini continuano ad acquisire nuove parole e nuovi costrutti linguistici, passando da parole associate a coppia a frasi più articolate.
- Verso i tre anni il linguaggio diventa più complesso . Il bambino costruisce frasi più lunghe e usa verbi e aggettivi per arricchire la sua comunicazione. Durante questa fase, è comune che alcuni bambini inizino a parlare di sé stessi in terza persona.
Perché i bimbi parlano in terza persona?
Il fenomeno del bambino che parla in terza persona è generalmente associato alla fase di sviluppo del linguaggio in cui il bimbo acquisisce la consapevolezza dell'identità e delle relazioni. A questa età, i bambini stanno infatti imparando a distinguersi dagli altri e a comprendere che sono un individuo separato.
Parlare di se stessi in terza persona può essere un modo per il bambino di consolidare questo concetto di identità. Sentendosi più sicuri e a proprio agio con le nuove parole apprese, potrebbe utilizzare il proprio nome o i pronomi in terza persona per riferirsi a se stesso.
Quando preoccuparsi
Un bambino o una bambina che parlano di sé in terza persona non devono destare automaticamente preoccupazione. Come spiegato, si tratta nella maggior parte dei casi di una fase normale e temporanea del processo di acquisizione del linguaggio. Tuttavia, ci sono alcune situazioni in cui potrebbe essere opportuno prendere in considerazione un'osservazione più approfondita:
- Eccessiva persistenza: Se il bambino continua a parlare in terza persona molto e oltre i 4, 5 anni d'età, potrebbe essere utile consultare uno specialista neurospichiatra o psicologo per un'analisi più dettagliata.
- Ritardo del linguaggio: Se il bambino ha altri segni di ritardo nel linguaggio, oltre a parlare in terza persona, potrebbe essere necessaria una valutazione professionale per escludere eventuali difficoltà di sviluppo.
- Problemi sociali o emotivi: Se il bambino sembra avere difficoltà nel comprendere gli altri o si mostra emotivamente isolato, potrebbe essere utile consultarsi con un o una professionista che possa escludere eventuali problemi di sviluppo sociale o emotivo.
In tutti i casi preoccupanti, quindi, è bene rivolgersi a una figura sanitaria specializzata, per agire in maniera corretta e tempestiva.
L'esempio
Infine, meglio sempre fare attenzione anche al proprio linguaggio. A volte viene naturale – poiché è una tendenza comune – parlare in terza persona anche nel caso degli adulti che si rivolgono a bambini e bambine. Un esempio? "La mamma sta andando a lavorare, amore" (detto dalla stessa mamma). "Il papà sta andando a fare la spesa, ti porto un dolcetto?" (detto dal papà). "Nonna è stanca".
Non è un problema, naturalmente, ma nel caso in cui si stia cercando di fare capire certe forme di linguaggio è sempre bene evitare, per non creare ulteriore confusione.